Pensavo di avere la verità ad un tiro di schioppo e invece la cruda realtà è che siamo ancora molto lontani. Lontani, come lo può essere il sole dalla terra, la pioggia di un cielo nuvoloso dall’intensità di luce del sereno. Il bianco dal nero.
Una strada piena di buche mi separa, costringendomi alla fuga dalle mie paure, dalle certezze, da tutto ciò che mi fa sentire legata e nello stesso tempo al sicuro. Dal non dover necessariamente provocare la discussione con me stessa.
Era solo lo specchio della vita?
Perdo immediatamente la serenità e trovo un altro modo per descrivere i miei pensieri. Questa volta utilizzando un codice fatto di punti chiave da sviluppare nella riflessione, volta per volta, provando ad allargare i confini di quel rigo che in troppe poche parole vorrebbe esprimere un concetto immenso.
Rileggo e con una nota di malinconia mi accorgo di essere lontana.
Uno sterile scambio di informazioni! Era questo quello che cercavo?
Una serie infinita di domande si fa strada dentro, spingendo verso l’uscita a voler cercare la verità.
Attenzione. L’essere umano cerca l’attenzione, contornata da sprazzi di affetto affinché sia più calda.
La prima delle domande trova una risposta, amara, ma pur sempre una risposta.
L’immaginazione mi suggerisce un modo per aggirare l’ostacolo, circondata da una parvenza di certezza che mi porta a consapevolizzare la lontananza.
Sposto l’attenzione e compare al mio orizzonte un qualcosa di insolito e irreale per questo contesto.
L’ultima pagina. Arrivo mai all’ultima pagina oppure la lascio bianca perché non ho voglia di chiudere questo quaderno? Righe vuote, rileggo le domande che mi fanno sentire viva, il desiderio di compiacere, la paura del rifiuto.
Avrò mia il coraggio di dire tutta la verità? Mi faccio forza in questa serata di malinconia e lancio il mio messaggio, tornando indietro.
Vorrei poter attraversare le montagne più vicine, in compagnia dell’atmosfera più calda, raggiungere il mare all’orizzonte e, sul bordo della riva più vicina all’acqua, svestirmi di tutte le mie paure più grandi.
Credo fermamente che quando si ama veramente si debba dire tutta la verità, senza paura di ferire o imbarazzi e col cuore in mano.
Compongo una melodia senza regole, da sottofondo il mio dolore più grande. Traccio una linea per separare la differenza e concludo amareggiata che non serve, non è questo quello che cercavo.
Sento che una parte di me stessa sta per essere ceduta. Immobile osservo questo distacco, impotente e senza potere nulla. Le parole di verità rimangono sospese nell’aria a metà, fra la terra e il cielo, non c’è collocazione, un modo per poterle interpretare per come le si sentono.
Esito, di fronte alla possibilità e per un istante percepisco senza filtri. Vado via, voglio correre. Mi guardo veramente finalmente e vedo quello che sono, con le parole che sfuggono, ingabbiata all’interno di una realtà virtuale, fredda come può essere la morbidezza senza le emozioni.
Volere il bene, volersi il bene. Non si possono prescindere, sono legati l’uno all’altro.
Provoco e vivo una contraddizione. Forse per sentirmi viva o solo per precisare i miei riferimenti. Stacco il contatto questa notte, troppo sfibrata da pensieri ed emozioni per poter donare qualcosa. Per godere del piacere del buio e raccogliere la leggerezza.
Le domande assumono sembianze quasi vive, accompagnate dalle risposte e da quelle che vogliono restare irrisolte. Il contrasto cede un momento di sollievo, assaporo il calore dell’aria sulla pelle. Finalmente libera. Non riesco a contenere il piacere che provo, non voglio nasconderlo.
Uno scambio di inutili informazioni, sufficiente però per guardarsi dentro gli occhi. Le parole questa sera a poco servono, se non che a riempire questo silenzio che cade dall’alto e ci ricopre di amarezza. Scende una lacrima, non si lascia vedere. Cerco nella memoria un pensiero che possa sollevarmi e senza quasi accorgermene mi avvio verso l’azzurro di una sera che non vuole addormentarsi nella notte. Mi fermo sulla cima più alta, là dove inizia la discesa che conduce ad un altro paesaggio. Il mio sguardo cade altrove e ripenso che non è cambiato niente. Forse solo più pronta ad accettare.
Fernanda (25 giugno 2010)
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line