La prima stesura di questo articolo, risale al lontano 2003- A distanza di 20 anni, si ripropone, aggiornato dall’esperienza maturata nel frattempo
BUONA LETTURA
Salve, dottore, in questo incontro/ intervista, vorrei mettere a fuoco due temi che mi condizionano, direttamente e indirettamente, l’esistenza: la suscettibilità e la permalosità.
Ha già un’idea del loro significato, nella lingua italiana?
Ho fatto una ricerca sui dizionari ma ho bisogno, però, che lei mi chiarisca la differenza fra suscettibilità e permalosità. A proposito di “suscettibile”, il dizionario riporta: “di soggetto capace di ricevere, in sé, gli effetti di un’azione che tende a modificarlo”.
Le definizioni riportate sul dizionario, rendono abbastanza bene il significato del termine in questione. Suscettibile, viene da susceptus, participio passato del verbo suscipere, che vuol dire “capace di prendere qualcosa”. In effetti, con suscettibilità, anche in Fisica, si misura la capacità di un corpo nel reagire alle sollecitazioni del mondo esterno. Di conseguenza, l’essere suscettibile è fisiologico e rispetta principi naturali; diventa anomalo nel caso di reazione abnorme, sia in difetto che in eccesso.
Per quanto riguarda il termine “permaloso”, ho trovato le seguenti definizioni: “irritabilità eccessiva, puntigliosità, diffidenza, facile tendenza ad indispettirsi, risentirsi col prossimo, in maniera per lo più sproporzionata alle circostanze, ai fatti, alle persone; irascibile, collerico, insofferente”.
“Permaloso”: “detto di persona facile ad offendersi, a risentirsi eccessivamente, sensibile a parole o atti altrui che sembrino comportare un giudizio negativo nei suoi confronti”.
In pratica, la permalosità, che deriva dal latino pre – malus (prendere ogni cosa in maniera eccessiva ed offendersi facilmente), non costituisce una reazione corretta, perché mette in evidenza degli aspetti non propriamente maturi.
Insomma, il permaloso si offende facilmente perché crede di essere giudicato negativamente dagli altri.
È proprio così, ha centrato il punto. Il permaloso è stato costretto a crescere in un ambiente pieno di critiche e condanne ingiuste e si è abituato a vedere, nell’altro, un nemico.
È possibile che la suscettibilità, all’ennesima potenza, diventi permalosità?
Certo, è una cosa possibile, però negli individui con le caratteristiche sopracitate. Si amplifica, in tal caso, la sospettosità e la diffidenza, che è Madre di ogni pregiudizio.
Qualcuno mi ha spiegato che, in me, ci sono tracce di permalositàa… come faccio ad esserlo se, tra l’altro, reprimo la reazione che nasce in me di fronte a stimolazioni frustranti?
Lei è cresciuta in una famiglia che, per abitudine, esprime giudizi di condanna nei confronti di chiunque non accetti le regole di sacrificio e dedizione. Mi ha riferito più volte che, da piccola, è stata costretta a svegliarsi nel cuore della notte per lavare i fari dell’automobile di suo padre che aveva deciso, chissà per quale motivo, di mettersi in viaggio proprio a quell’ora!
Inoltre, ha potuto osservare e provare sulla sua pelle, un tipo di mentalità retriva, “chiusa”, fosca, che rifugge qualunque forma di gioia o benessere, ritenendolo strano o, addirittura, immorale.
È chiaro che, seguendo i loro insegnamenti, ha imparato a diffidare di tutto e di tutti. Quindi, per paura di essere additata come “persona pericolosa”, ha represso le (più che legittime) emozioni di ribellione. Con questo meccanismo, però, ha finito col produrre molti conflitti irrisolti e, di conseguenza, molti disturbi di tipo psicosomatico.
E la reazione di rifiuto verso il mio lavoro, dipende dalla permalosità?
Per come ho imparato a conoscerla, molto probabilmente dipende dalla suscettibilità, perché il rifiuto si determina nei confronti di fastidi che, effettivamente, esistono sul teatro delle operazioni in cui si svolge la sua attività professionale. Spesso, infatti, prova ad esercitare l’arte del compromesso, di fronte a committenti ignoranti, arroganti e pretenziosi e, alla lunga, per proteggersi da una caduta verticale di autostima, rifiuta l’idea di proseguire con lo svolgimento della professione.
Potremmo parlare di permalosità, quando si lamenta del fatto che qualche suo collega ha criticato il suo modo di operare.
Come sarebbe dire, scusi, in quel caso non ho ragione di offendermi?
No… e ora le spiego il perché.
Fintanto che parliamo di fastidio, la reazione è spiegabile dal momento che c’è la possibilità di dover rivedere tutte le riflessioni che ha operato intorno a quel progetto: un sacco di lavoro che rischia di dovere andare in fumo perchè qualcuno (un collega, appunto) non concorda sulla strategia adottata! Quando, invece, arriva ad offendersi, allora la cosa non va più bene.
E perché?
Perché l’offesa consiste nell’accusare il colpo che qualcuno le ha sferrato, procurandole un danno. Quindi, non è tanto cosa le dicono, ad innervosirla, ma come reagisce di fronte alla “provocazione”.
E non è la stessa cosa?
Sembrerebbe, ma non è così. Mi segua nel ragionamento e se ne renderà conto.
Nel momento in cui un addebito sul suo modus operandi le crea scombussolamento, questo è una prova evidente del fatto che, in fondo, lei non è tanto convinta del fatto suo e teme che, in quello che le è stato detto, ci sia un fondo di verità.
Beh, effettivamente… ma comunque la colpa non è mia, sono sempre stata tiranneggiata… e ingiustamente!
Il nostro modo di reagire agli eventi, dipende sempre da quello che abbiamo imparato… sia per averlo subito, sia per averlo osservato negli altri… si tranquillizzi, quindi, che non è colpa sua.
Nel caso in cui, invece, le sue scelte (lavorative o di vita, in genere) sono il risultato di convincimenti solidi e corretti, allora nessuna critica potrà ferirla e, quindi, offenderla. Consideri, inoltre, che quello che dicono gli altri, non sempre è da tenere molto in considerazione, perché non sappiamo se è il risultato di pensieri ponderati e meditati o parole profferite con leggerezza o, generate da invidia...
A questo punto, potrei capire meglio la differenza che esiste fra la permalosità e la facile offendibilità?
È permaloso chi si infastidisce perché teme, senza averne le prove, che qualcuno stia giudicandolo male. L’offendersi facilmente, invece, deriva dall’aver subito il colpo, in maniera eccessiva: è una questione di estrema suscettibilità.
Ma io penso che, se una persona, di fronte ad un’offesa, ad una scorrettezza, ci passa sopra… allora non mostra di avere “gli attributi”!
Le cose non stanno per come lei le vive. La risoluzione consiste nel trasformare la paura di perdere la reputazione (che potremmo chiamare Orgoglio) con il bisogno di proteggere la propria coscienza (che si chiama Dignità). Ricordi che “coscienza” è quello che sei, mentre la “reputazione” è ciò che gli altri pensano di te…
Non ci avevo mai pensato…
Guardi, se reagiamo offendendoci di fronte ad ogni provocazione, sprecheremo un sacco di tempo per dare credito ai pensieri di chicchessia! Questa sarà la prova di come sia facile che la nostra autostima vada facilmente in crisi.
Io lo so… che ho delle insicurezze.
Ed è per questo che esiste la possibilità di un aiuto psicoterapeutico.
Migliorato il “funzionamento” determinato da eventuali “buchi” della personalità, le idee progettuali saranno troppo importanti per deviare dal percorso stabilito e battibeccare con il primo venuto: certo… se poi c’è qualcuno che ti insulta col megafono!
In quel caso che si fa?
Si studia la strategia più appropriata (che può non prevedere aggressioni), per difendere la propria immagine nei confronti di un ambiente sociale immaturo, che bada molto all’apparenza.
Alla base di suscettibilità e permalosità ci sono, quindi, un’eccessiva importanza attribuita al mondo esterno ed una carenza di solidità: perché si dà così importanza al giudizio degli altri?
Come le ho detto prima, In una Società come la nostra, non si può ignorare la valutazione che gli altri ci danno perché, comunque, siamo calati in un certo contesto. Diventa di primaria importanza, allora, elaborare dei progetti di vita da perseguire perché, in virtù degli obiettivi da raggiungere, cercheremo di evitare la frequentazione con gli individui inutili, “vuoti” e controproducenti; inoltre, così facendo, acquisiremo credito e stimabilità agli occhi della “massa” e, se qualcuno sparlerà di noi, ci sarà qualcun altro pronto ad inficiare queste critiche pretestuose.
Ma una persona che non reagisce di fronte a scorrettezze, non perde stimabilità e rispettabilità da parte degli altri?
Dipende! Se abbiamo acquisito abbastanza credito presso gli altri, mostrando idee chiare e molta autostima, si capirà benissimo che non sfuggiamo gli attacchi ma, semplicemente, stiamo snobbando chi non è degno della nostra attenzione.
Insomma, alla base c’è sempre la sicurezza e l’autostima!
Nei momenti “difficili”, mi è stato insegnato che bisogna saper poggiare su alcune basi fondamentali, costruite negli anni e che si chiamano: correttezza, linearità, onestà, rispetto, ordine, abnegazione, amore verso ciò che si fa, arguzia, determinazione, etc.
Tutto ciò, come ho imparato durante il percorso formativo, per diventare psicoterapeuta (e spiegato in pubblicazioni specialistiche dei miei maestri Giovanni e Sara Russo), è in grado di produrre quell’equilibrio interiore, capace di determinare STABILITA’, COERENZA, SERENITA’, CALMA, SAGGEZZA, SOLIDITA’.
Questi elementi generano la SICUREZZA, che realizza una condizione di RESISTENZA (capace di sostenere il proprio equilibrio raggiunto e preservarlo dagli attacchi dei problemi che, gli altri, ci riversano addosso), e “consente”, in conclusione, una condizione di FORZA e INTENSITA’.
Per rispondere alla sua domanda, posso dirle che ha ragione. Inoltre, tenga conto che, spesso, chi critica può essere invidioso di lei e cerca di guastarle l’umore… per vendetta!
Ma, in definitiva, potrebbe darmi degli Input che mi aiutino ad evitare di arrabbiarmi e, magari, reprimere i miei fastidi, per nascondermi agli occhi degli altri?
Posso risponderle utilizzando una spiegazione che mi diede Giovanni Russo, per aiutarmi a capire come fare per diventare un Uomo… e smettere di “fare il bambino”!
“Caro Giorgio dopo che qualcuno ti ha offeso prova ad analizzarne i motivi. Se, visualizzando mentalmente gli eventi, scopri che hai torto, non ha senso ribellarsi all’altro e poi reprimere la ribellione ! nel caso in cui, invece, i fatti mostrano che non dipende da te ma che è soltanto una motivazione di aggressività da parte dell’altro, bisogna fare delle valutazioni in merito a questa persona (quanto ti interessa, quanto ti è utile): se la persona ti interessa, puoi, temporaneamente, “sospendere” il fastidio (non reprimerlo !) per analizzare (in un secondo momento), insieme, l’evento frustrante; se, invece, la persona non ti interessa, puoi decidere di non prendere proprio in considerazione la “provocazione” oppure di reagire anche violentemente, a seconda della capacità di metabolizzazione energetica di quel preciso momento e della eventuale pericolosità del personaggio che ti trovi di fronte. Diventa utile è necessario chiedere chiarimenti (nel momento in cui è disponibile) alla persona che ci ha prodotto l’evento frustrante. Così facendo, la logica si “acquieta” in attesa di maggiori informazioni. Ovviamente, nella conversazione chiarificatrice, deve essere utilizzata la capacità di osservare le cose nella giusta maniera (neutrergia a netta prevalenza, con presenza di affettività ed aggressività positiva): infatti la logica interviene soltanto in presenza di energia mentale positiva. Se si reprime ogni tanto (per esigenze relative al mondo esterno), questo evento produrrà danni relativi; se il reprimersi diventa un’abitudine, tale condizione determinerà un “blocco” di logica e questo innescherà una cascata di disturbi”.
Illuminante! È solo che, ancora non mi sento pronta, per tutto questo, e temo di perdermi per strada…
Posso proporle un vecchio racconto che, forse, la aiuterà:
“Un maestro zen vede uno scorpione annegare e decide di aiutarlo. Provando a tirarlo fuori dall’acqua, viene punto dall’animale. Ad ogni nuovo tentativo, subisce altri attacchi.
Un giovane discepolo si avvicina e chiede: “Maestro, perché continui? “
“Perchè la natura dello scorpione è quella di pungere; ma, questo, non cambierà la mia, che è di aiutare.”
Allora, utilizzando una foglia, riesce a tirar fuori dall’acqua l’animale senza più problemi. Quindi, rivolgendosi al suo giovane discepolo:
“Non modificare il tuo modo di essere solo perchè qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni. Perché, gli uomini sono quasi sempre ingrati nei confronti di ciò che, di buono, fai per loro. Ma questo non è un motivo per abbandonare l’amore che vive in te.
Grazie per la fiducia
Evidentemente, meritata.
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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