Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Se la memoria non ci inganna la locuzione in oggetto è stata trattata tempo fa; la riproponiamo (eventualmente) perché ci è stata espressamente richiesta da un cortese blogghista che non desidera “comparire”. L’espressione – caro amico – significa “essere stanco” ma anche e soprattutto “essere infastidito, stizzito” e ha uno strettissimo rapporto con la… stufa.
Andiamo con ordine per vedere come si è arrivati – attraverso un passaggio semantico – dalla stufa alla… “seccatura”. La stufa, dunque, è parola greca tratta dal verbo “tipho”, ‘mando vapore’, ‘mando fumo’ e il fumo – si sa – è un “puzzo”.
Dal verbo “stufare”, dunque, è nato l’aggettivo “stufo” con l’accezione di ‘stanco’, ‘nauseato’, ‘scocciato’, ‘infastidito’ e simili. Perché? È presto detto. Sotto il profilo etimologico “stufo” (come abbiamo visto) significa “sommerso dal fumo” e in senso lato, dunque, ‘seccato’, ‘annoiato’, ‘stanco’, ‘infastidito’ (dal puzzo del fumo).
A cura di Fausto Raso (15 maggio 2014)

Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.