Questo articolo+ stato pubblicato, per la prima volta, nel lontano 4 maggio del 2012: quasi 100 dal coinvolgimento dell’Italia nella tristissima “Prima Guerra Mondiale”. a distanza di più di 10 anni da allora, ho provato a guardarmi intorno e “dentro” e mi sono reso conto del fatto che lo stato d’animo di ognuno non è diverso dal soldato in copertina. Solo, in mezzo a quel campo di battaglia che, troppo spesso, è la Vita. Con il potenziale aiuto dei commilitoni paracadutati su un campo di battagli che, però, genera paradossi e incomprensioni tali da rischiare di cadere sotto “fuoco amico”…
E allora, perchè non rileggere certi “pensieri” ancora molto attuali, anche perchè rinverditi dalle personali esperienze del tempo trascorso?
BUONA LETTURA
Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere (Giovanni Falcone)
“Mi chiamo Ezio Palazzi, ho 38 anni e non ho mai fatto niente in vita mia. Voglio scrivere un film, meglio, un film d’autore che però incassi, non un cult, l’importante che sia un bel film. Se non hai niente da fare e sai scrivere, scrivere è la cosa più bella del mondo e io ho tutto quello che mi serve: un computer, la salute e la solitudine, mancherebbe l’idea ma fa niente. Più o meno nove mesi fa Francesca mi ha lasciato e insieme al mio amore per lei si è portato via tutto quello che credevo fosse anche mio. Questa mattina cercando tra le cose che mi sono rimaste ho trovato questo disco di Simon and Garfunkel…
Si, è musica che non ascolta più nessuno, me compreso… però, è l’unica musica che ho. Il problema è che abbiamo paura, basta guardarci. Viviamo con l’incubo che da un momento all’altro tutto quello che abbiamo costruito possa distruggersi, con il terrore che il tram su cui siamo possa deragliare. Paura dei bianchi, dei neri, della polizia e dei carabinieri, con l’angoscia di perdere il lavoro… ma anche di diventare calvi, grassi, gobbi, vecchi, ricchi. Con la paura di perdere il treno, di non arrivare in orario agli appuntamenti.
Paura che scoppi una bomba, di rimanere invalidi, paura di perdere un braccio, un occhio, un dito, un dente, un figlio, un foglio… su cui avevamo scritto una cosa importantissima.
Paura dei terremoti, paura dei virus, paura di sbagliare, paura di dormire, paura di morire prima di aver fatto tutto quello che dovevamo fare! Paura che nostro figlio diventi omosessuale… di diventare omosessuali noi stessi, paura del vicino di casa, paura delle malattie, paura di non sapere cosa dire, di avere le mutande sporche in un momento importante.
Paura delle donne, paura degli uomini, paura dei germi, dei ladri, dei topi e degli scarafaggi. Paura di puzzare, paura di votare, di volare, paura della folla, di fallire, paura di cadere, di rubare, di cantare, paura della gente. Paura degli altri”.
Cari Lettori, non so a voi ma, a me, ogni tanto è capitato, nel sonno, durante un sogno, di trovarmi in una situazione di emergenza (un’aggressione, una calamità, etc.) e non poterne venire a capo, perché le urla mi si “spegnevano”, prima di essere emesse e, contestualmente, le braccia erano diventate troppo pesanti per potermi difendere.
Probabilmente, simili contestualizzazioni oniriche proiettano, su uno schermo simbolico, le preoccupazioni e la rabbia del trovarsi immersi in un mondo immaturo, diviso fra la paura, l’ottusità, la furbizia e l’autolesionismo.
Fino ad un po’ di tempo fa, potevo considerarmi inserito in quel gruppo di persone che non accettano l’andazzo superficiale delle cose che ci condizionano ma che sono di pertinenza altrui.
Come posso spiegarmi meglio?
Ad esempio, mi arrabbiavo se il manutentore degli impianti tecnologici (climatizzatori, computer, etc.) di casa o del mio ambiente di lavoro non si rivelava all’altezza del compito; non riuscivo ad accettare che, portando l’auto in officina, la ritirassi con più problemi di quando l’avevo colì “ricoverata”; rimanevo frustrato di fronte a tutti coloro i quali si rimangiavano la parola data… e cercavo, con tutte le mie forze, di oppormi ad un sistema così pernicioso.
Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.( J.F. Kennedy)
Un po’ di tempo a, però, pedalando con la mia e-bike ho potuto “apprezzare”, osservando i dintorni e ascoltando le cronache alla radio la capacità di noi (cosiddetti) umani nel complicare e distruggere…
Ora basta.
Col punto, però, non esclamativo. Non un ultimatum ma, semmai, una accettazione di realtà. In fin dei conti, a nessuno, in fondo in fondo, interessa più di tanto occuparsi, sul serio, della cura del bene comune. e, quei pochi che ci provano, vivono di amarezze…
Perché?
Perché, probabilmente, sono coerenti con la qualità (scadente, a mio giudizio, anche se potenzialmente intrisa di bellezza) di ciò che ci circonda.
La mediocrità che si equilibra con altra mediocrità è l’incompetenza che applaude suo fratello. (Oscar Wilde)
Con calma, sono giunto alla conclusione che non è possibile lottare per chi (pur lamentandosi) stanzialmente, rammollisce nella mota che lo sommerge. Immagino come debba sentirsi, quel magistrato di fresca nomina che prova ad operare per come la legge prevede, nella prevenzione dei reati, quando scopre che i suoi colleghi tramano per mobbizzarlo, considerandolo un pericoloso rivoluzionario!
Ripensavo alla Politica, che dovrebbe essere l’espressione di una classe delegata alla rappresentanza degli interessi di una Nazione… al di là delle scontate valutazioni dispregiative in tal senso, mi trovo a concludere che, da troppo tempo, i rappresentanti “tecnici” istituzionali somigliano molto ai professori universitari (e, di fatto, lo sono) che, qualunque sia la tua performance all’esame, ti soppesano trattenendo, a stento, il disgusto e la commiserazione. E i politici di professione, altrettanto spesso ti sorridono con la speranza di alimentare in te un briciolo di speranza che appaghi, in realtà, il loro smisurato narcisismo.
Personalmente, sono appassionato di canali monotematici che irradiano argomenti scientifici. In uno di questi documentari, si spiegava il livello evolutivo cui è giunta la tecnica nella gestione delle nanoparticelle. Praticamente, è possibile, attraverso il passaggio di un flusso di corrente, modificare la viscosità di un liquido. In fondo accade la stessa cosa con il “voith retarder” che rallenta i pullman senza toccare il pedale del freno.
Osservando il filmato, ho immaginato di nuotare in uno specchio d’acqua che “gelifica” (diventando estremamente viscosa) man mano che aumenta il tentativo propulsivo.
In effetti ogni volta che si tenta di realizzare qualcosa che vada oltre la routine e che, di conseguenza, costringa ad impegnarsi un po’ più del solito, la realtà circostante (fatta di vincoli burocratici e istituzionali, pregiudizi, pigrizia, etc.) si “oppone”, imprigionandoti, lentamente, in una “massa” che indurisce in maniera proporzionale ai tentativi di divincolarsi.
Che fare?
È necessario imparare dall’esperienza. Ad esempio, anche l’aria oppone resistenza al movimento, man mano che aumenta la velocità del corpo che tenta di penetrarla… ma, l’ingegno umano ha capito che, tale caratteristica, poteva essere utilizzata per riuscire a volare! Infatti, le ali degli aerei, vengono sostenute, proprio dall’aria che “magicamente” diviene quasi solida, oltre una certa velocità.
Non ho fallito. Ho solo trovato diecimila modi in cui non funziona (Thomas Edison)
C’è un però…
Qualche anno fa, prima di un’intervista che la Rai (regionale) mi ha richiesto per discutere dei problemi di chi è affetto da decadimento cognitivo (e dei loro caregiver), un giornalista ha dichiarato che, a suo parere, molto, della campagna di divulgazione sui disagi dell’Alzheimer, era il risultato di una sopravvalutazione del problema, che evidenziava il rischio di una strumentalizzazione di fronte ad alcune responsabilità come, ad esempio, l’aver messo la testa sotto la sabbia (come gli struzzi) di fronte a un quadro che avrebbe potuto e dovuto essere affrontato, meglio, nelle sedi opportune.
Anche questa, purtroppo è una verità: in pratica, quando qualcuno manifesta “a favore o contro”, la legittima diffidenza (alimentata dall’esperienza) ci insegna che, comunque, esistono interessi personali.
“Lucido” è quando credi soltanto a metà di ciò che ti dicono. “Brillante” è quando sai a quale metà credere. (Anonimo)
Ho dato il c… per fare carriera, ma non ho rimorsi: fu, addirittura, piacevole!”(Franco Zeffirelli)
Offrire una parte così intima di sè, per amore, o come atto di un amplesso particolarmente coinvolgente, appartiene, in un modo o nell’altro, a ciò che, Madre Natura, ci consente e prevede.
Pianificare una simile strategia, solo per il raggiungimento di un obiettivo a fini speculativi, invece, va oltre il concetto di meretricio ed evidenzia un aspetto preoccupante: l’ambiente, che è fatto di noi, diventa (nel momento che perdiamo il contatto con ogni valore etico di riferimento) una sorta di tessuto canceroso che non può essere combattuto (come, invece, di solito, avviene) con un “buon” sistema immunitario; infatti (ed è questo che fa rabbrividire) si aspetta che, questo “cancro”, prenda ogni spazio lasciato libero da cellule sane “disattente”, le quali vengono sostituite dal disordine organizzato.
In questo modo, alla lunga, non ci sarà più distinguo fra buoni e cattivi. Arriveremo al punto da non poter più riuscire ad estirpare la malerba, perché scopriremo, tragicamente che, anche noi, inevitabilmente (come nei peggiori film di fantascienza), siamo stati infettati.
Lasciatemi al mio riposo! È il motto dei dormienti e dei morti. (William Hazlitt)
Di fronte a realtà come quella che ci stiamo costruendo, è inutile contestare chi ci rappresenta e, di conseguenza, dovrebbe agire nell’interesse del bene comune. Approfondendo, potremmo renderci conto, infatti, che, anche costui è, in realtà, una vittima. Paradossalmente!
L’ultima lettera di Sergio Moroni
Sergio Moroni fu consigliere regionale lombardo, ricoprendo gli incarichi di assessore al Lavoro prima, alla Sanità poi, e, infine, ai Trasporti. Nel 1987 fu eletto alla Camera dei Deputati, entrando a far parte della direzione nazionale del Partito Socialista Italiano. Fu segretario regionale in Lombardia, e, nel 1991, assunse la responsabilità nazionale dell’ufficio Regioni. Alle Elezioni politiche del 1992 venne rieletto in Parlamento risultando il socialista più votato nel collegio Bergamo-Brescia. Moroni ricevette, nell’estate del 1992, due avvisi di garanzia: uno per il troncone giudiziario che riguardava le discariche lombarde (in quanto predecessore del segretario regionale del PSI, Andrea Parini) e le attività delle Ferrovie Nord, l’altro per i lavori all’ospedale di Lecco (in quanto ex assessore regionale alla Sanità). Moroni, lasciò alcune lettere indirizzate a parlamentari del suo partito, lettere che i Carabinieri subito sequestrarono e che furono immediatamente rese pubbliche. Una di queste, forse la più emblematica, la indirizzò all’allora Presidente della Camera, l’on. Giorgio Napolitano
Egregio Signor Presidente,ho deciso di indirizzare a Lei alcune brevi considerazioni prima di lasciare il mio seggio in Parlamento compiendo l’atto conclusivo di porre fine alla mia vita.
E’ indubbio che stiamo vivendo mesi che segneranno un cambiamento radicale sul modo di essere nel nostro paese, della sua democrazia, delle istituzioni che ne sono l’espressione.
Al centro sta la crisi dei partiti (di tutti i partiti) che devono modificare sostanza e natura del loro ruolo. Eppure non è giusto che ciò avvenga attraverso un processo sommario e violento, per cui la ruota della fortuna assegna a singoli il compito delle “decimazioni” in uso presso alcuni eserciti, e per alcuni versi mi pare di ritrovarvi dei collegamenti.
Né mi è estranea la convinzione che forze oscure coltivano disegni che nulla hanno a che fare con il rinnovamento e la “pulizia”.
Un grande velo di ipocrisia (condivisa da tutti) ha coperto per lunghi anni i modi di vita dei partiti e i loro sistemi di finanziamento. C’è una cultura tutta italiana nel definire regole e leggi che si sa non potranno essere rispettate, muovendo dalla tacita intesa che insieme si definiranno solidarietà nel costruire le procedure e i comportamenti che violano queste regole.
Mi rendo conto che spesso non è facile la distinzione tra quanti hanno accettato di adeguarsi a procedure legalmente scorrette in una logica di partito e quanti invece ne hanno fatto strumento di interessi personali. Rimane comunque la necessità di distinguere, ancora prima sul piano morale che su quello legale.
Né mi pare giusto che una vicenda tanto importante e delicata si consumi quotidianamente sulla base di cronache giornalistiche e televisive, a cui è consentito di distruggere immagine e dignità personale di uomini solo riportando dichiarazioni e affermazioni di altri.
Mi rendo conto che esiste un diritto d’informazione, ma esistono anche i diritti delle persone e delle loro famiglie.
A ciò si aggiunge la propensione allo sciacallaggio di soggetti politici che, ricercando un utile meschino, dimenticano di essere stati per molti versi protagonisti di un sistema rispetto al quale oggi si ergono a censori. Non credo che questo nostro Paese costruirà il futuro che si merita coltivando un clima da “pogrom” nei confronti della classe politica, i cui limiti sono noti, ma che pure ha fatto dell’Italia uno dei Paesi più liberi dove i cittadini hanno potuto non solo esprimere le proprie idee, ma operare per realizzare positivamente le proprie capacità e competenze. Io ho iniziato giovanissimo, a solo 17 anni, la mia militanza politica nel Psi.
Ricordo ancora con passione tante battaglie politiche e ideali, ma ho commesso un errore accettando il “sistema”, ritenendo che ricevere contributi e sostegni per il partito si giustificasse in un contesto dove questo era prassi comune, nè mi è mai accaduto di chiedere e tanto meno pretendere.
Mai e poi mai ho pattuito tangenti, né ho operato direttamente o indirettamente perché procedure amministrative seguissero percorsi impropri e scorretti, che risultassero in contraddizione di “ladro” oggi così diffusa. Non lo accetto, nella serena coscienza di non aver mai personalmente approfittato di una lira.
Ma quando la parola è flebile, non resta che il gesto.
Mi auguro solo che questo possa contribuire a una riflessione più seria e giusta, a scelte e decisioni di una democrazia matura che deve tutelarsi.
Mi auguro, soprattutto, che possa servire a evitare che altri nelle mie stesse condizioni, abbiano a patire le sofferenze morali che ho vissuto in queste settimane, a evitare processi sommari (in piazza o in televisione) che trasformano un’informazione di garanzia in una preventiva sentenza di condanna.
Con stima.Sergio Moroni
L’on. Sergio Moroni si è suicidato il 2 settembre 1992
La scelta
Un uomo, che si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita, se ne lamentò con un famoso maestro spirituale.”Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile”.
Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere, che aveva sul tavolo: “Queste sono le tue sofferenze”.
Tutta l’acqua del bicchiere si intorbidì. Il maestro la buttò via.
A quel punto, prese un’altra manciata di cenere, si affacciò alla finestra e la buttò in mare.
La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase pulito, più o meno come prima.
“Vedi?” spiegò il maestro “ogni giorno devi decidere se essere piccolo come un bicchiere d’acqua o grande come il mare”.
Troppi cuori piccoli, troppi animi esitanti, troppe menti ristrette e braccia rattrappite. Una delle mancanze più serie del nostro tempo è il coraggio, il vero coraggio che, di fronte ad ogni problema, fa dire tranquillamente: “Da qualche parte, certamente c’è una soluzione. E io, la troverò”. (B. Ferrero)
Anni (e meraviglie) di un tempo che fu…
Le domande di David Cameron (2011): “Cittadini, diteci se siete felici!”
Il governo britannico ha lanciato, undici anni fa, un sondaggio sulla felicità che ha sottoposto a tutti gli abitanti, sulla scia dei suggerimenti di due Nobel per l’Economia. Riguardano la sfera pubblica e privata e saranno la base anche per decidere nuove politiche sociali ed economiche
Siete soddisfatti della vostra vita?
Siete contenti di vostra moglie (o di vostro marito)?
Come giudicate la vostra salute fisica e mentale?
Avete un lavoro e ne siete soddisfatti?
Siete gratificati di vivere nel vostro quartiere o avete paura del crimine?
Siete soddisfatti del vostro salario?
Avete ricevuto una buona istruzione?
Vi fidate dei politici nazionali e locali?
Lo Stato britannico, spese due milioni di sterline e impiegato un anno per preparare questa iniziativa. L’opposizione affermò che sarebbe stata una perdita di denaro e di tempo. Ma il primo ministro, David Cameron, accogliendo le raccomandazioni di due premi Nobel per l’Economia (Joseph Stiglitz e Amartya Sen), si convinse che il progresso di un Paese non si misura soltanto in termini di prodotto interno lordo e tasso di disoccupazione, bensì anche su come e quanto i cittadini sono in grado di godersi la vita.
Un modo per portare in Europa quel “diritto alla felicità” che un popolo più ottimista (forse anche un po’ ingenuo), come gli americani hanno voluto scrivere nella propria carta costituzionale.
Partendo da questa magnifica iniziativa, che riesce a spostare l’attenzione dall’abbrutimento relativo a “spread e dintorni”, proviamo a chiederci come si possa cercare e trovare, la via che ci conduca alla giusta domanda, da cui potrà scaturire la risposta adeguata anche a capire il perché del nostro “girare a vuoto!
Infatti, a non avere le idee chiare, ci si troverà esposti a contraddizioni e paradossi, come accadde all’allievo che, velleitaristicamente, per attirare l’attenzione del suo “Guru”, si tagliò di netto un braccio.
“Ma cosa vuoi?” domandò il maestro
Ho bisogno che mi calmi la mente!”
“Bene, valla a cercare e portamela”.
Dopo un po’, l’allievo torna ancora più confuso…
“Maestro, non sono riuscito a trovarla!”
“Lo vedi che te l’ho calmata?”
Cari Lettori, a questo punto della storia, per non correre il rischio di perderci all’interno di queste righe, vi propongo di procedere Uniti (con lo stesso intento, secondo un programma comune, corretto e costruttivo) ma in ordine sparso cercando di proteggere, ciascuno, se stesso, innanzitutto. Senza questa accortezza, si finirebbe, spesso inconsapevolmente, col farci del male a vicenda giacché, per nostra natura, spesso alterniamo il nostro ruolo, passando di volta in volta, da cecchino a vittima. Non tanto per cattiveria, quanto per ignoranza e presunzione.
Ma siamo veramente così “brutti”, interiormente parlando?
LA VECCHIA SIGNORA…
Sul tavolino di una vecchia signora, ricoverata in un ospizio per anziani, il giorno dopo la sua morte, fu ritrovata questa lettera. Era indirizzata alla giovane infermiera del reparto.
” Cosa vedi, tu che mi curi? Chi scorgi, quando mi guardi? Cosa pensi, quando mi lasci? E cosa dici, quando parli di me? Il più delle volte, ti trovi davanti una vecchia scorbutica, un po’ pazza, lo sguardo smarrito, che sbava quando mangia e non risponde mai quando dovrebbe. E non smette di perdere le scarpe e le calze; che riempie la lunga, grigia, giornata, subendo la routine del bagno e dei pasti.
È questo che vedi!
Allora, mia cara, apri gli occhi della tua immaginazione. Non sono io. O meglio, non sono sempre stata così.
Sono l’ultima di dieci figli con un padre e una madre. Fratelli e sorelle che si amavano.
Una giovane di 16 anni, con le ali ai piedi, sognante, che presto avrebbe incontrato un fidanzato. Sposata già a vent’anni.
Ho 25 anni, ora, e un figlio mio, che ha bisogno di me per costruirsi una casa.
Una donna di 30 anni… mio figlio cresce in fretta, siamo legati l’uno all’altra da vincoli che dureranno.
Quarant’anni, presto lui se ne andrà. Ma il mio uomo veglia al mio fianco.
Cinquant’anni, intorno a me giocano daccapo dei bimbi. Rieccomi con dei bambini, io e il mio diletto.
Poi i giorni bui, mio marito muore. Guardo al futuro fremendo di paura, giacché i miei figli sono completamente occupati ad allevare i loro.
E penso agli anni e all’amore che ho conosciuto. Ora sono vecchia.
La Natura è crudele, si diverte a far passare la vecchiaia per pazzia. Il mio corpo mi lascia, il fascino e la forza mi abbandonano. E con l’età avanzata, laddove un tempo ebbi un cuore, vi è, ora, una pietra.
Ma, dentro questa corazza, rimane la ragazza il cui vecchio cuore si gonfia senza posa. Mi ricordo le gioie, mi ricordo i dolori, e sento daccapo la mia vita. E amo.
Ripenso agli anni troppo brevi e troppo presto passati. E accetto l’implacabile realtà… che niente può durare!
Allora apri gli occhi, tu che mi curi e guarda, guarda meglio… e scoprirai chi sono, veramente!
Cerca, se puoi, di essere gentile con tutti. Ogni persona che incontri, infatti, sta combattendo una dura battaglia (Platone)
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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