“Abbiamo misurato 900 secondi di attività cerebrale prima e dopo il momento della morte, e fissato un obiettivo specifico per indagare su ciò che è accaduto nei 30 secondi prima e dopo che il cuore ha smesso di battere” ( Ajmal Zemmar, neurochirurgo – Università di Louisville, Stati Uniti).
Un recente studio (pubblicato su “Frontiers in Aging Neuroscience) ha scoperto che nel lasso di tempo che passa dalla vita alla morte cerebrale, vi è un aumento delle onde “gamma”, responsabili della più “sottile” delle frequenze bioelettriche (38 – 42 Hertz).
Siccome richiamano informazioni da ogni settore della corteccia cerebrale e la mente ha necessità di essere “tranquilla” perché ciò accada, è possibile ipotizzare (con ragionevole certezza) che, “al fine del cammin di nostra vita” (dopo anni di “perigliose selve oscure e tenebrose”) con calma (rispetto alla nostra velocità di calcolo, anche pochi minuti possono diventare una eternità) operiamo un richiamo di ricordi, a consuntivo, per poter chiudere le palpebre ma tornare a rivedere le stelle eterne tentando di portarci dietro i ricordi che hanno dato senso alla vita…
Dove tu disegni confini io vedo ancora orizzonti (Frida Kahlo)
Cari Lettori, undici anni fa ci lasciava colui che è stato commemorato come “Uomo delle Stelle”: Steve Jobs.
Leggenda popolare vuole che, circa 4000 anni fa, una civiltà aliena si sia presa la briga di innestare delle varianti genetiche all’uomo primitivo, rendendolo “sapiens”. Alcuni sostengono che da ciò, nacquero i Sumeri i quali, tra le tante innovazioni fantastiche (rispetto ai tempi di allora) diedero ufficialmente vita alla “scrittura”.
Creare, innovare per dare un senso, piuttosto che, miseramente cercare un profitto. Il senso prima del denaro. Questo era Steve Jobs, con pregi e difetti.
Senz’altro un visionario
“Io dico che l’eccesso è un difetto in ogni campo. Non mi sento di scusare un uomo che va dappertutto in cerca di scaffali di cedro e avorio per stiparli delle opere complete di autori a lui sconosciuti o di nessun valore e poi, tra tante migliaia di volumi sbadiglia, compiacendosi unicamente dei frontespizi, dei titoli o della lussuosa edizione. (Seneca – la serenità – Mondadori ed.).
Ogni Società tende a irrigidirsi entro schemi collaudati perché, chi ha il potere, cerca di perpetuarne la durata mantenendo lo status quo.
Per fortuna, questo non è possibile a lungo perché l’Umanità non è fatta solo di docili masse ubbidienti ma, anche e soprattutto, di spiriti liberi che hanno avuto (e hanno tuttora) il “vizio” di pensare, immaginando nuovi mondi, nuovi e più avanzati modi di vivere e operare.
Stiamo parlando dei “visionari”, una categoria ristretta di persone che in ogni epoca hanno messo in crisi il tradizionale modo di pensare, costringendo a prendere atto del nuovo proposto.
Persone che hanno contribuito a cambiare il mondo. attraverso la capacità di saper osservare quello che altri non vedono ma che, comunque, è presente allo stato potenziale.
Come scritto già in altri nostri lavori, lo psicoanalista Massimo Recalcati ha spiegato che, secondo Freud e Lacan, l’essere umano manca di un programma istintuale capace di orientare la sua esistenza nel Mondo. E proprio su questo “difetto” che, sempre secondo il pensiero di questi Grandi della Psicoanalisi, prende corpo il programma dell’Inconscio.
Non si diventa illuminati immaginando figure di luce ma, semmai, rendendo cosciente l’oscurità (C.G. Jung)
Per scoprire l’arcano, proviamo a soffermarci un attimo sulla definizione Junghiana di “inconscio collettivo” visto non come un semplice deposito del passato, ma, anzi, come una caldaia magmatica piena di germi e di idee nuove, creative, cioè di strutture mentali psicologicamente orientate al futuro con cui, l’essere umano (che porta con sé sistemi organizzati, pronti a funzionare, come risultato di milioni di anni di evoluzione), è pronto a confrontarsi.
Orbene, se l’essere umano viene dall’Humus (dalla terra, arricchita dalla decomposizione delle piante), il Visionario riveste il ruolo della molecola d’acqua che attiva gli aminoacidi (mattoncini delle primordiali proteine) e rende possibile il dischiudersi di quella vita già prevista nei piani del “Creatore” (o di chi per lui).
Il nostro inconscio, quindi, è capace di sintonizzarsi su queste “frequenze”, per poter leggere lo spartito della vita.
Compito del Visionario, è quello di rendere più nitida la lettura ai “comuni mortali”.
Non è, questa, la sede per un discorso storico / analitico sull’argomento, anche se non possiamo dimenticare personaggi come la matematica Ipazia, Darwin, Leonardo da Vinci, Freud, Beethoven, Einstein, Michelangelo Buonarroti, Giacomo Leopardi, il Mahatma Gandhi, Galileo Galilei, Caravaggio, Cristoforo Colombo, Fleming, Carl Gustav Jung, etc.
Preferiamo, piuttosto, soffermarci sul nostro tempo, analizzando le notevoli occasioni di riflessione al riguardo.
La scuola di massa è un fatto importante per la crescita dei giovani.
Ma a scuola che si fa, in generale?
Si studia ciò che l’essere umano ha determinato in tanti secoli e si consegna il patrimonio al tempo presente che ha il compito di portare avanti il testimone.
Chi è attento allo sviluppo storico, registra i vari “salti” che hanno cambiato il mondo della Scienza.
Anche chi non capisce nulla di Fisica ha, però, sentito parlare di un certo Einstein che con le sue “diavolerie” ha ipotizzato cose che sembravano folli e di cui si è dovuto prendere atto dopo le vittoriose verifiche sperimentali.
Noi conosciamo ancora poco del funzionamento di tanti campi della Natura.
La stessa Scuola tradizionale educa il discente ad essere ordinato, studioso e curioso dei campi che già si conoscono.
I visionari del nostro tempo non provengono da studi ordinari e disciplinati, ma hanno svolto un percorso autonomo di ricerca ed azione.
Prima di procedere ci piace esprimere tutta la nostra stima per il metodo Montessori, che mira a liberare il bambino, favorendo lo sviluppo della autonomia, dell’autostima, della ricerca in libertà.
Una scuola elementare di questo tipo non ingessa il modo di pensare dei ragazzi. Ne stimola, semmai, il momento visionario che in molti casi potrà essere solo una innocua bolla di sapone ma in certi casi un modo nuovo di rapportarsi al mondo.
Quel che mettono in profonda crisi i visionari è il modo ufficiale di pensare. L’ipse dixit è un modo comodo per andare avanti e addormentare la società.
Il visionario irrompe con novità che disturbano i padroni del vapore, i quali dopo varie resistenze sono costretti a prendere atto del nuovo e a fare di necessità virtù.
Pensiamo all’avventura di Larry Page e Sergey Brin, fondatori di Google che hanno letteralmente sconvolto il nostro modo di pensare, agire, operare.
In una memorabile intervista parlarono della esperienza scolastica (metodo Montessori) come di una attività che certo aveva favorito il loro amore per la libertà e la ricerca, “visionando” nuovi modi di entrare in contatto tra gli uomini.
Per me, la Psiche si sviluppa solo nelle relazioni con gli altri, i quali ci aiutano a migliorare la capacità di capirli (Otto Kernberg)
Il sogno di poter in tempo reale “entrare” in contatto con tutti, considerato per millenni impossibile, è diventato realtà.
Molti di noi contemporanei, di queste novità visionarie non siamo in grado di percepire e prevedere tutte le implicazioni che sono presenti dentro queste profonde novità le quali, come tutte le autentiche novità, una volta conosciute, sembrano semplici: e, tutto sommato, in quanto previste dalle leggi di Natura, lo sono.
Scatta, addirittura, in noi un moto di invidia per non averci pensato noi. Saremmo famosi e soprattutto ultraricchi (ossessione di ogni tempo).
Insomma l’invidia che i contemporanei riservavano a Mr. Gillette che, per la sua lametta brevettata, divenne ricco e famoso.
Una solida formazione montessoriana è alla base degli studi di Jeff Bezos, “mago” della logistica e fondatore di Amazon.
Alla base di queste novità basilari c’è lo “scongelamento” del pensiero e un gusto del “vedere” che non tiene conto dell’esistente in quanto si pone come “superativo” di ciò che è in vista di un qualcosa che sarà.
Ma, cari Lettori, chi simbolicamente nasce da un incrocio fra un mortale e una divinità ha un suo prezzo da pagare a fronte della capacità di imprese eccezionali: un dazio al suo aver sviluppato, anzitempo, attitudini che altri conosceranno in maggiore lasso di tempo.
Una vita caotica (e un carattere problematico) legata alla potente creatività in grado di sbilanciare il guscio di “equiforze” che dovrebbe proteggere la mente dal rischio di “mandare il motore fuori giri”
Per tornare al nostro “uomo delle stelle”, nonostante il suo… (a detta di alcuni collaboratori) pessimo carattere, col suo invito alla follia creativa, non avrebbe accettato di offrire una delle proprie creature (tipo il telefono che ti consente di auscultare il cuore o che fa diagnosi, da un colpo di tosse, per stabilire se hai il raffreddore o la bronchite) a chi ne avrebbe fatto sfoggio ostentativo.
E basta questo a renderlo unico (anche se, speriamo, non irripetibile). Qualcuno lo ha paragonato a Michelangelo Buonarroti. Forse è un’esagerazione.
Michelangelo, infatti, fu poeta, scultore, pittore e architetto. E contribuì non poco allo sviluppo del Rinascimento. Ebbe a che fare, inoltre, con lo studio e l’applicazione delle Leggi di Natura, magnificandole non poco.
Il nostro Steve, invece, ha lavorato per attirare l’attenzione su qualcosa che facesse dimenticare l’incapacità di padroneggiare le leggi di Natura.
E di fatti, ci trastulliamo con la tecnologia, atrofizzando le nostre capacità umane di base… e non pensando alle frustrazioni che proviamo quando ci confrontiamo con quella realtà che non tiene conto delle facilitazioni del touch screen.
Certo, se riuscissimo a seguire alcune sue indicazioni (lavorare trasformando le difficoltà in opportunità, amare tutto quello che si fa e non avere paura della morte), allora si che avremmo incontrato un nuovo Michelangelo, capace di farci rinascere, svegliandoci dal torpore della rassegnazione.
E allora chissà perché è morto così giovane…
Per un tumore, di quelli un po’ più rognosi di altri. Ma basta, come risposta? Il suo sistema immunitario e una corretta lettura epigenetica (la ricerca dell’informazione ad hoc, sui geni specifici che continuamente, ciascuno di noi, senza accorgersene, determina) avrebbero potuto impedirlo?
Chi lo sa!
Forse l’aria degli States è più inquinata… o la sua acqua è considerevolmente carica di metalli pesanti… o nel cibo ci sono troppi OGM.
Oppure, semplicemente, sentiva che il suo momento era giunto. Troppo avanti rispetto al resto del mondo. Certamente.
A chi gli chiedeva quanti studi di mercato avesse effettuato per intuire l’importanza dell’immettere in circolo i suoi “I” (phone – Pad), lui, candidamente, rispondeva: “Nessuno, perché ho scoperto che la gente, purtroppo, non ha la minima idea circa quello che potrebbe servirle realmente”.
E allora è per questo che nel suo discorso ai neolaureati di Stanford, ha tenuto a raccomandare il bisogno di restare agganciati al filo conduttore della vita: il suo significato intrinseco.
“Vive male chi non sa morir bene Tutto ciò che ti sto dicendo, come hai già capito, riguarda gli imperfetti, i mediocri, chi ha la mente inquinata, non il vero saggio. Costui cammina sicuro, non brancolando a tentoni: ha piena fiducia in sé stesso e non esita ad andare incontro alla sorte, ben determinato a non cederle mai il passo. Che motivo avrebbe, del resto, di temerla? Egli considera tutto transitorio e deperibile, non solo le sue sostanze, la sua dignità e i suoi schiavi, ma anche il suo corpo, gli occhi, le mani e tutto ciò che rende preziosa la vita, soprattutto sente la fragilità del proprio io, e vive come se fosse solo dato in prestito a sé, pronto in ogni istante a restituire tutto senza rimpianto, qualora gli venisse richiesto. Non per questo, però, darà scarsa importanza a sé stesso, per la consapevolezza di non appartenersi, anzi si comporterà sempre con somma diligenza e correttezza, come deve comportarsi un uomo onesto e scrupoloso nell’eseguire gli incarichi che gli sono stati affidati. E quando arriverà il momento in cui deve restituire ciò che ha avuto, non si lamenterà con la sorte ma le rivolgerà queste parole: “Ti sono grato per ciò che mi hai concesso. Ho avuto la miglior cura possibile dei tuoi beni, ma, poiché ora mi ordini di farlo, te li rendo di buon animo, senza alcuna pretesa; se vorrai lasciarmi ancora qualcosa di tuo, ne sarò lieto; se invece hai deciso altrimenti, ti restituisco argenteria, denaro, casa e servitù”. Prima o poi, la Natura, che ci ha dato un gran numero di cose, ci richiamerà all’appello e noi le diremo: “Riprenditi l’animo in condizioni migliori di quando me l’hai dato; non ho intenzione di oppormi o sottrarmi a ciò che mi richiedi: riavrai da me senza alcuna rimostranza tutto ciò che hai dato a me inconsapevole di riceverlo; prenditi tutto”. Può essere un male ritornare là donde si è venuti? Vive male chi non sa morir bene (Seneca – La Serenità).
Evidentemente, Steve Jobs, ha preferito scendere dal treno più veloce che avrebbe mai potuto immaginare per salire su un vettore in grado di raggiungere velocità prossime (o superiori) a quelle della luce.
Cose di un altro mondo. Appunto!
Cari Lettori, partendo dal fatto che ciascuno di noi proviene dal complesso meccanismo conseguente al raffreddamento di una stella, il sapersi guardare “dentro” mediante una adeguata introspezione, significa riuscire ad osservare il futuro anticipandolo perché, cos’ come l’universo non ha ancora terminato il ciclo di espansione, anche noi abbiamo ancora molta strada da fare: se riusciamo a salire sulla vetta più alta, potremo scorgere molto di quel sentiero che, per motivi anagrafici non percorreremo mai.
Allora, tornando per un attimo all’inizio di questo editoriale, “chiudendo i nostri occhi per sempre” non saremo felici solo di ciò che abbiamo fatto ma, anche e soprattutto, all’idea di ciò che faranno i nostri figli e i nostri nipoti
Sono nato per caso, eppure mi costa andar via… Ma dicono che ogni atomo del nostro corpo, una volta, apparteneva a una Stella… Forse non sto partendo, forse sto solo tornando a casa.
Cari Lettori, come è nostra abitudine gradiamo accomiatarci lasciando lo spiraglio a più di uno spunto di riflessione. Questa settimana, vorremmo salutarvi proponendovi un video particolare, che ha preso spunto da una idea di Steve Jobs, di qualche anno fa…
Uomini folli…
“Questo film lo dedichiamo ai folli.
Agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane,
a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole, specie i regolamenti
e non hanno alcun rispetto per lo status quo.
Potete citarli, essere in disaccordo con loro;
potete glorificarli o denigrarli ma
l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli,
perché riescono a cambiare le cose,
perché fanno progredire l’umanità.
E mentre qualcuno potrebbe definirli folli
noi ne vediamo il genio;
perché solo coloro che sono abbastanza folli
da pensare di poter cambiare il mondo
lo cambiano davvero.”
Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo
Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”
Un ringraziamento particolare ad Amedeo Occhiuto per l’affettuosa realizzazione del particolare video conclusivo.
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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