Questo articolo è stato scritto, per la prima volta, il 26 febbraio 2009, come base tecnica per un’omonima puntata del Format televisivo “La nostra Mente, il segreto del successo” . Considerando l’importanza del tema trattato, ci si permette di riproporlo con gli arricchimenti necessari. Il lavoro può essere compreso (con un po’ di pazienza), nella sua essenzialità, da chiunque.
BUONA LETTURA
La vita è teatro ma non sono ammesse le prove. (Anton Cechov)
INDICE
- LO SCAVO….
- COSA E’ “PSICHE”
- LOCALIZZAZIONE DELLA NOSTRA COSCIENZA
- NEL “CUORE” DEL SISTEMA
- GLI EMISFERI CEREBRALI
- IL ROMBENCEFALO (MIDOLLO ALLUNGATO, PONTE E CERVELLETTO)
- IL MESENCEFALO (FORMAZIONE RETICOLARE MESENCEFALICA
- IL PROSENCEFALO (DIENCEFALO, TELENCEFALO: IPOTALAMO, IPOFISI E CORTECCIA CEREBRALE)
- LA CORTECCIA CEREBRALE E IL DIALOGO “INTERNO”
- ACQUEDOTTO CEREBRALE, LIQUOR E RITMO CRANIO – SACRALE
- FINALE…
Se ognuno di noi decidesse di scavare, finirebbe col trovare cose preziose. Io, per esempio, vorrei scavare dentro le viscere della terra, per riportare in vita gli affetti a me più cari. Altri, invece scavano per trovare petrolio, oro, antichità o qualche segno di antiche civiltà. Però, la cattiveria di cui siamo capaci, se non stiamo sufficientemente accorti, ci potrà condurre verso un abisso da cui sarà difficile venirne fuori. Forza, allora, scavando tutti assieme, probabilmente, contribuiremo a migliorare questa umanità. (Domenico Blasi – Napoli – 27 febbraio 1992)
È un freddo giovedì del 1992, ci piace pensare che il maestrale ( o mistral, il vento che spira da Nord – Ovest quando correnti di aria polare irrompono nel Mediterraneo occidentale dalle coste della Provenza) sferzi i visi di chi si affaccia sul golfo di una delle città più belle del mondo: quella edificata sulla collina di Pizzofalcone, tra il IX e l’VIII secolo a. C. da coloni greci e ribattezzata, successivamente, Neapolis, alle pendici del famoso Vesuvio (noto al punto tale che Walt Disney lo elesse come residenza di Amelia, la strega impegnata, nella saga dei paperi, a sottrarre il primo “decino” guadagnato da Paperon de Paperoni) e il sole dipinga riflessi dorati sul mare dal quale gabbiani, a volo radente, cercano il pesce a pelo d’acqua. È l’ora in cui i fratelli Michele e Salvatore Quaranta, guidano i turisti nelle viscere del sottosuolo, sotto i Quartieri Spagnoli, a conoscere i misteri della città interiore. Fra queste volte di tufo che hanno alimentato leggende e ascoltato i lamenti dei rifugiati durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, si aggira Domenico Blasi, poeta contemporaneo. È l’ora in cui i versi sgorghino dalla sorgente per fluire verso valle, così come il fiume irrora i campi, preparandoli ad offrire ciò che la Natura ha insegnato loro a donare…
L’essere umano è l’insieme di un corpo, un’anima ed un vestito. Cioè, l’insieme degli elementi che caratterizzano e qualificano ognuno di noi.
Molti Neuroscienziati come, ad esempio, il premio Nobel Gerald Edelman (Un Universo di coscienza – Einaudi ed.) o Antonio R. Damasio (L’errore di Cartesio – Adelphi ed.) ritengono che la base di tutto, la cosiddetta “coscienza nucleare” possa avere origine nel dialogo fra le microparticelle che risiedono nel DNA degli atomi di neuroni e nevroglia dei centri nobili cerebrali. Tali informazioni verrebbero poi trasmesse alle cellule degli altri grandi apparati (endocrino e immunitario) per creare un feedback, cioè una comunicazione biunivoca e continua fra i tre grandi sistemi (nervoso, endocrino e immunitario). Grazie a questo, una grande massa di cellule (nervose, endocrine ed immunitarie) si può auto configurare in modo da creare le condizioni per la realizzazione di un’identità strutturale in grado di riconoscersi come entità a sé, rispetto all’ambiente da cui giungono segnali e sollecitazioni e generare il mondo delle emozioni (che abbia come sede di partenza l’area cerebrale talamo – corticale).
Contrariamente a quanto succedeva in passato, oggigiorno si parla tanto di psicologia e di problemi esistenziali, ma è solo un fattore legato a motivazioni di “moda” oppure può essere utile riuscire ad avere maggiore chiarezza in tutto quello che orbita nell’ambito di mente e cervello?
Molti esperti del settore, concordano nell’affermare che motivazione, programmazione, organizzazione e, sicuramente, un corretto approccio comunicativo, uniti ad un buon rapporto con se stessi basato su legittime aspirazioni di miglioramento, costituiscono le basi del successo nel lavoro (per sentirsi utili a sé e agli altri), negli affetti (per riscaldare i momenti difficili e “tirar fuori” la componente più umana e più vera) e nella vita di tutti i giorni (per una buona gestione del proprio tempo libero, che dia la percezione del concetto di libertà relativa e metta in condizione di differenziarsi dagli “schiavi” del lavoro).
In tutto ciò, ovviamente, non si può non integrare il concetto in base al quale, più conosciamo e impariamo a gestire le potenzialità insite nella nostra mente, maggiori prospettive di autorealizzazione si affacciano all’orizzonte. Nessuna tentazione demagogica: solo una sana ricerca di chiarezza perché, quando quel bellissimo “gioco” chiamato vita si avvia alla conclusione, non esiste possibilità di “reset”.
Però… se dovessimo spiegare cos’è la psiche, come la definiremmo? E che differenza c’è con la mente e la personalità?
Con il termine “psiche”, gli antichi greci identificavano quel “soffio” da cui ogni cosa traeva vita, principio. Se Provassimo ad immergerci con l’immaginazione, per un attimo, all’interno del nostro corpo, fra i vari tipi di cellule che lo compongono, arriveremmo alla conclusione che, ciascuna di esse, è in grado di realizzare strategie funzionali in grado di garantirle la sopravvivenza e, al tempo stesso, la propria specifica operatività “istituzionale”. Valga per tutte, il pensare alle cellule dell’apparato nervoso…
…e a quelle del sistema immunitario.
In pratica, ogni cellula risulta essere capace di elaborati di pensiero “elementari”. Com’è possibile? Ogni singola cellula (tranne i globuli rossi), contiene un “cervello” capace di trasmettere informazioni fondamentali, allocato nel suo DNA.
Ma dove si creano questi messaggi?
Il DNA, risulta essere composto da un certo numero di molecole le quali, a loro volta, alla stregua di un muro, rappresentano l’assemblaggio di un certo numero di “mattoni” atomici. Ogni singolo atomo, proprio come un mattone di terra rossa, può essere “frantumato” nei suoi costituenti pulviscolari: gli elettroni, i protoni e i neutroni. Sia i protoni che i neutroni, a loro volta, sono composti di particelle chiamate “elementari”: sei tipi di quark differenti.
Queste piccolissime particelle, nel nucleo di ciascun atomo, mediante il loro movimento di tipo ondulatorio e rotatorio, generano e trasmettono le informazioni “basali” che, a loro volta, verranno inviate agli elettroni che orbitano al loro esterno, affinché le trasportino agli atomi vicini e da qui, lungo la molecola che li contiene; tali dati, scorreranno all’interno del DNA per potere essere inviati (tramite l’RNA) nel citoplasma della cellula, per metterla in condizione di operare al meglio.
Ogni cellula, poi, dialogherà con i propri vicini e consentirà un’unità di intenti lungo tutto l’organo di pertinenza e si metterà in contatto con il resto dell’organismo, mediante microparticelle che viaggeranno in maniera chimica o elettrica.
Se questo “linguaggio” un po’ troppo “elettromagnetico” crea scombussolamento nel considerare l’essere umano come una sorta di enorme campo di correnti, basti pensare che tutto, in Natura, dai raggi gamma, fino alle onde radio, passando per lo spettro del visibile, si genera dal movimento “elettromagnetico” di piccolissime particelle
e che il DNA, in laboratorio, allorquando venga bombardato con un raggio laser (fascio di fotoni) “risponde” emettendo uno spettro di particelle elettriche, chiamato elettroferogramma.
In conclusione, in ogni cellula c’è attività psichica ma questo non basta per metterci in condizione di capire chi siamo; infatti, la consapevolizzazione di esistere, ci è resa possibile dal lavoro congiunto di neuroni e nevroglia ubicati nelle zone nobili del sistema nervoso.
Attualmente, in base ai risultati raggiunti dai ricercatori contemporanei, si può affermare che l’attività della nostra coscienza (consapevole o meno) è possibile dal momento che vengono coinvolte alcune zone peculiari del nostro cervello, fra cui:
- i sei strati cellulari della corteccia cerebrale (o neocorteccia);
- la formazione reticolare mesencefalica (collegata al talamo e, da qui, alla corteccia), con i suoi nuclei della colonna mediana (per la cognizione delle sensazioni; raggruppa i nuclei del rafe che partecipano alla stabilizzazione del tono dell’umore, grazie all’azione della serotonina), mediale (che riceve informazioni in grado di modificare attenzione e stato di veglia) e laterale (con il nucleo Peduncolo Pontino del Tegmento – PPT e il locus coeruleus che mediante l’azione di noradrenalina ed acetilcolina, si attivano in presenza di stimoli significativi e partecipano nel meccanismo della formazione della memoria);
- talamo e ippocampo (considerati la “porta” della coscienza).
Quindi, mentre in ogni cellula riscontriamo attività psichica, la personalità, intesa come il risultato organizzato di strutture pensanti “nobili” in grado di consentirci la consapevolizzazione di esistere, o come quell’insieme dei processi e delle funzioni sensoriali, intellettive, affettive, volitive, ecc., mediante cui l’individuo ha esperienza di sé e della realtà, si determina per l’accensione di specifici gruppi cellulari del sistema nervoso.
Una volta “verificato” che la sede della mente e dei suoi prodotti derivati (coscienza di sé, razionalità, sentimenti, etc.) risiede nei centri superiori del Sistema Nervoso Centrale e si estrinseca nel dialogo fra neuroni, nevroglia e cellule endocrine e immunitarie (il ché sta alla base della Psiconeuroendocrinoimmunologia), ci si è messi al lavoro, usufruendo di metodiche moderne come la Risonanza magnetica funzionale, la Tomografia ad emissione di positroni (Pet) e tutto il software in grado di riprodurre modelli matematici di intelligenza artificiale comparabile con alcuni nostri aspetti interiori per scoprire perché ognuno di noi “sa di essere”!
Adesso immaginiamoci nei meandri della nostra mente. Stiamo passeggiando come Dante e Virgilio nei gironi della Divina Commedia.
Cosa stiamo vedendo?
Nel 1966, la 20th Century Fox commissionò al fisico Isaac Asimov la scrittura di un romanzo che fungesse da sceneggiatura per un film di fantascienza intitolato “Viaggio allucinante” e diretto dal regista Richard Fleischer la cui trama è la seguente: gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno sviluppato contemporaneamente una tecnologia che permette di ridurre le dimensioni di qualunque oggetto materiale miniaturizzando i singoli atomi, ma con la limitazione che tutto ritorna alle dimensioni originali dopo un massimo di 60 minuti. Uno scienziato di nome Jan Benes, operante oltre la cortina di ferro, lavora su come estendere illimitatamente la persistenza del processo. Con l’aiuto della CIA, Benes riesce a fuggire in occidente, ma rimane gravemente ferito in un tentativo di assassinio. Ridotto in stato di coma da un trombo in un vaso cerebrale, viene sottoposto ad un intervento chirurgico da parte del Governo statunitense ansioso di conoscere le nuove scoperte sulla miniaturizzazione persistente. Per eseguire l’intervento un gruppo di scienziati ed esperti, del quale fanno parte l’agente Grant, il capitano Bill Owens, il dottor Michaels, il chirurgo Peter Duval e la sua assistente, Cora Peterson, entra in un sottomarino che viene miniaturizzato e iniettato nel corpo di Benes. A causa della durata limitata della miniaturizzazione, il gruppo ha solamente un’ora per trovare e rimuovere il trombo prima che il sottomarino inizi ad ingrandirsi e venga riconosciuto dal sistema immunitario e distrutto.
Il mondo sconosciuto ha, da sempre, esercitato un considerevole fascino nei confronti dell’essere umano, soprattutto se l’obiettivo era quello di violare i segreti degli abissi più profondi e dei meandri più reconditi del proprio “sé”. Proviamo, con l’aiuto della scienza, qualche immagine ad hoc ed un pizzico di immaginazione, a calarci nelle nostre personali “ventimila leghe sotto i mari”, andando a passeggiare lì, dove si generano i pensieri e prendono vita le emozioni!
Forza, allora, in marcia!
A bordo di questa immaginaria navicella spaziale, ci stiamo avvicinando al cranio, sorvolandolo per trovare la via d’accesso più abbordabile…
Siamo entrati e stiamo osservando la struttura più esterna del cervello, una serie di circonvoluzioni che invitano ad essere “oltrepassate”…
Un’altra occhiatina prima di immergerci.
Osservando dall’alto, una fessura longitudinale divide il cervello in due emisferi, congiunti unicamente per mezzo di una struttura definita corpo calloso. Ciascun emisfero è diviso in quattro lobi: frontale, parietale, temporale e occipitale.
I due emisferi cerebrali rappresentano simbolicamente un modello di “coppia di opposti” che interagiscono sinergicamente e costituiscono di fatto una unica unità funzionale per l’adattamento e lo sviluppo dell’essere umano.
Sebbene il cervello abbia una struttura simmetrica, con due emisferi dotati di aree motorie e sensoriali corrispondenti, pare che alcune funzioni intellettive siano limitate a un solo emisfero. In ogni individuo, l’emisfero dominante presiederebbe al linguaggio e alle operazioni logiche, mentre l’altro controllerebbe, prevalentemente, le emozioni, le capacità artistiche e la percezione spaziale. In quasi tutti i destrimani e in molti mancini l’emisfero dominante è il sinistro.
Ciascun emisfero cerebrale è esternamente costituito dalla corteccia cerebrale, suddivisa in strisce chiamate circonvoluzioni o giri e costituente, forse, la parte più importante del cervello, perché contiene i centri delle varie funzioni cerebrali (motilità, sensibilità delle parti del corpo, vista, udito, linguaggio, ecc..). Negli emisferi cerebrali avvengono, in generale, tutte le funzioni coscienti, vale a dire : l’analisi, l’integrazione e l’interpretazione delle sensazioni, il controllo dei movimenti volontari, l’uso e l’interpretazione del linguaggio e tutte le altre funzioni mentali.
A questo punto, senza più indugi, ci addentriamo ancora e riusciamo a vedere tutto l’insieme, come se fosse tagliato a metà, in sezione sagittale.
Le neuroscienze contemporanee ci dicono che il cervello è costituito, anatomicamente da tre zone distinte che, comunque, “dialogano” sul piano funzionale. Partendo dall’altro, avremo, rispettivamente:
- il prosencefalo
- il mesencefalo
- il rombencefalo
Praticamente, siccome noi umani siamo il risultato di una evoluzione filogenetica, fino al mesencefalo ci possiamo sentire molto simili agli altri vertebrati, ma da quel punto in poi, a salire, si fa la differenza! Procedendo nel cammino, iniziamo dal punto più basso: Il Rombencefalo.
Facendoci largo fra le strutture costituite da neuroni, cellule di nevroglia, vasi sanguigni e altro, incontriamo, rispettivamente, le seguenti zone:
- Midollo allungato (parte del cervello costituita da un allargamento del midollo spinale nel momento in cui esso entra nella cavità cranica; è composto essenzialmente di sostanza bianca e dalla formazione reticolare. un intreccio di sostanza bianca e grigia presente sia nel midollo spinale che nel tronco encefalico e nel diencefalo che ha soprattutto funzioni vegetative come, ad esempio, il controllo sulla frequenza cardiaca, sulla pressione dei vasi, sulla respirazione, sul riflesso del vomito, della tosse, del singhiozzo; conduce, inoltre, impulsi fra il midollo spinale e l’encefalo).
- Ponte (situato al di sopra del midollo allungato; svolge una funzione di collegamento tra corteccia e midollo spinale; è un centro per i nervi cranici, il 3° e il 4°, in cui si esplicano i riflessi pupillari e vengono comandati i movimenti dell’occhio).
- Cervelletto (è il secondo organo, per grandezza,dell’encefalo umano. Possiede due emisferi e una parte centrale detta verme, inoltre la sostanza bianca interna è disposta in modo caratteristico a formare il cosiddetto “albero della vita”; controlla il sinergismo dell’azione muscolare, i riflessi posturali e l’equilibrio; secondo studi recenti, nel suo interno potrebbero fissarsi i brutti ricordi che generano paura e fobie.
Un attimo per riprendere fiato ed ecco che ci troviamo al piano superiore dove si comincia a “respirare” profumo di potere: siamo nel Mesencefalo.
Questa parte di cervello rappresenta la seconda delle tre vescicole che nascono dal tubo neurale da cui prenderà forma il sistema nervoso centrale. Dalle altre due avremo il rombencefalo, inferiormente e il prosencefalo superiormente. Nel cervello umano, il mesencefalo diventa il meno sviluppato, sia come aspetto che nella sua stessa struttura, delle tre vescicole. Il mesencefalo è considerato parte del tronco encefalico e viene visto come “residuo evolutivo” (archi pallio) evolutivo, in quanto condivide la sua architettura generale con quella dei vertebrati più antichi. La dopamina prodotta nella substantia nigra svolge un ruolo nello sviluppo di motivazione e abitudini in molte specie, dagli umani a quelli più elementari come gli insetti. Ha importanti funzioni in merito alla conduzione di impulsi ottici e acustici. Degna di nota, è la formazione reticolare mesencefalica, responsabile dello stato di veglia e dell’attivazione di attenzione e concentrazione nonché, insieme ad elementi più “nobili” (corteccia, ipotalamo e talamo), implicata nel meccanismo che ci consente di capire che esistiamo.
Al punto cui siamo giunti, è arrivato il momento di preparare i documenti che ci consentono di accedere nelle stanze dei bottoni, dove si creano le idee, ci si veste di emozioni, si studiano le strategie comportamentali e si “accende” la coscienza. Siamo lì, dove ci hanno condotto millenni di evoluzione: ecco a voi il diencefalo, primo dei due piani del prosencefalo.
Il diencefalo è la parte inferiore del prosencefalo. Alcuni esperti, sostengono che, insieme al telencefalo costituisca la parte più “nobile” del cervello. Consiste di strutture circostanti il terzo ventricolo (dentro cui scorre il liquor cerebrale) fra cui, le più importanti sono il talamo, l’ipotalamo e l’ipofisi.
Il Talamo, è una grossa massa rotondeggiante di sostanza grigia, situata in ciascun emisfero cerebrale (talamo di sinistra e di destra) ai lati del terzo ventricolo. Le sue funzioni:
- Interpretazione cosciente di sensazioni grossolane di dolore, di temperatura e di tatto;
- stazione di passaggio degli impulsi che si dirigono verso la corteccia cerebrale;
- coinvolgimento nelle componenti emozionali delle sensazioni;
- responsabilità della sensazione e della percezione di benessere o di malessere psicofisico;
- coinvolgimento nei meccanismi di attenzione e di veglia;
- coinvolgimento nella produzione di complessi movimenti riflessi.
Per quanto riguarda l’Ipotalamo, se dovessimo valutarlo in base alle dimensioni fisiche sottostimeremmo le sue molteplici funzioni. La sua organizzazione neurale è organizzata in circa una dozzina di “nuclei” di cellule che si coordinano fra loro.
La cosa particolare da rilevare, rispetto alle altre strutture cerebrali è che l’Ipotalamo, almeno nella sua costituzione anatomica, è sostanzialmente simile in tutti i vertebrati. Da qui ricaviamo due elementi di rilievo:
- Nella scala evolutiva, questo particolare neuroanatomico non ha avuto bisogno di migliorarsi… è come se fosse “nato” perfetto!
- La differenza di efficienza funzionale, nelle diverse specie viventi, è data dagli apprendimenti acquisiti, più che dall’assetto cellulare genetico. La base predisponente, infatti, è uguale per tutti; quello che cambia sono le informazioni depositate in memoria.
Le sue attività di maggiore spicco, consistono
- Nell’avere un ruolo di coordinazione nella gestione e nella trasmissione delle emozioni
- Nella gestione dell’apparato endocrino, tramite la collaborazione dell’Ipofisi
- Nella regolazione e coordinazione delle attività cosiddette “autonome”, con il coinvolgimento del Sistema Nervoso Vegetativo (Temperatura corporea, fame e sete, ritmo sonno – veglia, funzioni sessuali, secrezione acida dello stomaco, etc.).
Per svolgere tutte queste funzioni, l’Ipotalamo prende informazioni sia dall’interno che dall’esterno dell’organismo.
All’interno, determina connessioni con il Sistema limbico (che elabora informazioni e “dialoga” con il Sistema Neuroendocrino e quello Neurovegetativo) tramite Amigdala e Ippocampo (la via di collegamento fra Ipotalamo e ippocampo è costituita da un fascio di fibre chiamato fornice) e con la Corteccia tramite il Talamo (Che è un punto di smistamento di informazioni). Inoltre, verso il basso, è connesso con il midollo
allungato e con il midollo spinale: quindi dialoga bene con il Sistema Nervoso Autonomo.
Dall’esterno, tramite il Nucleo soprachiasmatico, l’Ipotalamo riceve il segnale della luce e del buio che gli consente di regolare gli orologi biologici interni.
Discorso a parte merita il suo collegamento con l’Ipofisi.
La ghiandola ipofisaria si trova allocata al centro della base cranica, all’esterno dell’encefalo, all’interno della fossa ipofisaria del corpo dell’osso sfenoide, chiamata anche “sella turcica”.
Questo collegamento è reso possibile perché una porzione dell’Ipotalamo costituita da fibre nervose e vasi sanguigni e identificata come Eminenza mediana, attraversa la barriera ematoencefalica, fuoriesce dall’area cerebrale e va a costituire la parte posteriore della ghiandola ipofisaria prendendo il nome di Neuroipofisi. Lo stretto rapporto fra queste due strutture (Ipotalamo e Ipofisi) che finiscono col diventare, in parte, una sola (Ipotalamo e Neuroipofisi) realizza una connessione forte fra Sistema Nervoso, Sistema Endocrino e Sistema Immunitario, il che garantisce la regolazione dei processi vitali fondamentali.
Alla Neuroipofisi si collega, anteriormente, l’Adenoipofisi che, a differenza della precedente, è composta da tessuto ghiandolare ed è “governata” dall’Ipotalamo tramite una serie di ormoni (definiti “releasing factors” – Fattori di rilascio) che giungono attraverso il circolo sanguigno ipotalamo – ipofisario e stimolano l’Ipofisi a secernere ormoni che attiveranno ghiandole endocrine (tiroide, surreni, pancreas, ovaie, etc.) e organi non strettamente endocrini (ad esempio, i reni) a svolgere le proprie mansioni.
Chi scorge una differenza tra spirito e corpo non possiede né l’uno né l’altro. (Oscar Wilde)
Anche se non è possibile separare la parte psichica da quella corporea, se ci soffermiamo ad analizzare il tutto in termini scientifici di alto profilo, è comunque legittimo domandarsi quale sia il confine fra le zone responsabili degli elaborati di pensiero complessi e le regioni anatomo – funzionali più adibite al controllo ed alla gestione delle attività organiche (comunque, sempre supportate da una capacità cellulare di elaborare strategie vitali).
E al fin giungemmo a riveder le stelle…
Dopo tanto cammino, siamo giunti all’attico del nostro sistema nervoso, il punto da cui è possibile ammirare il panorama fatto di intrecci che concatenano strutture e funzioni: il telencefalo.
Questa è la porzione dell’encefalo che presenta maggiore estensione nell’essere umano (si dice, fino ad oltre l’80%). insieme al diencefalo costituisce il “vero” cervello “pensante”. Ha una forma ovoidale, con l’asse maggiore orientato in senso anteroposteriore, ed è posizionato all’interno della scatola cranica, superiormente al diencefalo. È suddiviso in due formazioni contrapposte e quasi identiche, denominate emisferi; in generale l’emisfero destro controlla i movimenti e riceve le sensazioni del lato sinistro del corpo, mentre per l’altro emisfero vale il contrario. Le funzioni assegnate al telencefalo sono molteplici: tra le principali si possono elencare la ricezione di stimoli esterni e l’elaborazione di una risposta motoria, la memoria, le capacità decisionali.
La sua struttura (corteccia) è costituita da lobi, divisi da scissure e la si può osservare, da un punto di vista classificativo, per ciò che concerne il lato anatomico (e si suddivide nei lobi frontale, parietale, temporale e occipitale, limbico e dell’insula) e funzionale (distinguendo le aree sensoriali, motorie e associative). Le aree associative, presenti in tutti i lobi, sono importanti sul piano della consapevolizzazione.
- Quelle del lobo parietale sono coinvolte prevalentemente nell’identità del proprio corpo e nella pianificazione dei movimenti in relazione al tempo e allo spazio. In questo modo, possiamo costruirci immagini tridimensionali, avere cognizione della nostra collocazione nello spazio e comprendere concetti spaziali astratti (mappe e simbologie).
- Quelle del lobo occipitale sono responsabili prevalentemente di ciò che vediamo o udiamo (oggetti, scene e volti).
- Quelle del lobo temporale, oltre ad una modulazione delle precedenti, svolge un ruolo di elaborazione linguistica (significato di parole e frasi semplici) grazie all’area di Wernike.
- Le aree associative del lobo frontale sede, fra l’altro, del centro di Broca (destinato al controllo della sintassi verbale e alla produzione del linguaggio)si distinguono in un’area prefrontale (che consente di agire e parlare secondo una pianificazione adeguata al contesto, a risolvere problemi e ad esaminare il contenuto di idee da trasformare in azioni) ed in una orbitofrontale ( potrebbe essere considerata come sede dell’etica e della morale)
- Quelle del lobo limbico si estendono solo sulla faccia mediale degli emisferi. Esso è composto dalla sola circonvoluzione limbica, uno spesso giro di sostanza grigia che si dispone attorno al corpo calloso e che ne segue parallelamente il decorso. Questa circonvoluzione viene a sua volta divisa in una porzione anteriore (circonvoluzione callosa o giro del cingolo) ed in una porzione posteroinferiore (circonvoluzione dell’ippocampo). La sua funzione è fondamentale nella produzione delle emozione, nella compartecipazione ai processi di coscienza e nei meccanismi di apprendimento.
- Quella del lobo dell’insula che si approfondisce nello spessore della scissura laterale (di Silvio), per cui esso risulta visibile soltanto dopo demolizione di tutti gli opercoli (i margini della scissura stessa). L’insula è composta da una sola faccia laterale, che si divide in due porzioni, una anteriore (costituita da circa tre circonvoluzioni brevi ) e una posteriore (costituita da una o due circonvoluzioni lunghe). La funzione di questo lobo non è stata ancora chiarita del tutto.
l telencefalo è suddiviso in tre strati che si susseguono dall’esterno all’interno, e che rispettivamente sono:
- la corteccia cerebrale o pallium
- la sostanza bianca del telencefalo
- i nuclei della base.
Corteccia cerebrale
Valutando una descrizione di tipo funzionale, più che anatomico (sono presenti, prevalentemente, Astrociti nevrogliali e neuroni Piramidali e di Golgi), è necessario richiamarsi alla principale strategia di localizzazione topografica delle diverse aree funzionali della corteccia, ovvero la classificazione di Brodmann.
Secondo questa classificazione, sulla superficie della corteccia telencefalica è possibile individuare 52 aree (chiamate, per questo, aree di Brodmann) con diverse caratteristiche anatomiche e funzionali.
L’area somestesica primaria (in verde), che riceve impulsi della sensibilità somatica generale di tutto il corpo, è localizzata nella circonvoluzione postcentrale e precisamente nelle aree 3, 1 e 2 del lobo parietale. In queste aree è possibile riscontrare una rappresentazione somatotopica di tutte le diverse parti del corpo umano, che prende il nome di homunculus sensitivo (riportato nell’immagine sottostante, colorato in blu): è questa una vera e propria mappa dei territori corticali che vengono eccitati dagli stimoli provenienti da una data zona cutanea. Il termine “homunculus” è dovuto al fatto che la rappresentazione del corpo umano appare grottesca e sproporzionata: questo avviene perché ogni parte del corpo è rappresentata nell’homunculus non in base alla sua reale estensione spaziale, bensì in base al numero di recettori che sono in essa concentrati. Conseguenza di questo principio è che le aree corticali deputate alla ricezione degli stimoli provenienti dal viso, dalle labbra e dalla mano sono innaturalmente grandi, mentre quelle assegnate al torso ed alle gambe appaiono molto più piccole della reale estensione corporea di questi territori.
L’area motrice (o motoria) primaria (in rosso), localizzata sulla circonvoluzione precentrale del lobo frontale, è costituita dall’area 4. A questo territorio corticale è assegnata la funzione di generare gli impulsi motori per tutti i muscoli corporei: pertanto, in esso è presente un homunculus motorio(riportato nell’immagine soprastante, colorato in rosso) analogo a quello sensitivo, anche se con qualche minima differenza. Nell’homunculus motorio, infatti, occupano una grande estensione i territori dedicati all’innervazione dei muscoli mimici del volto e dei muscoli della mano, mentre il torso è minimamente rappresentato. Anteriormente a quest’area è situata l’area premotoria o area motrice secondaria (area 6).
L’area visiva primaria (in blu) occupa la posizione dell’area 17 nella classificazione di Brodmann, sul lobo occipitale, e rappresenta l’area corticale alla quale giungono le afferenze provenienti dalla retina. Accanto ad essa si possono osservare, in direzione mediolaterale, l’area visiva secondaria (area 18) e l’area visiva terziaria (area 19).
L’area acustica (o uditiva) primaria (in viola) è posta sulla faccia laterale del lobo temporale e corrisponde all’area 41 di Brodmann. Ad essa giungono la maggior parte delle afferenze della via acustica centrale. In direzione laterale essa continua con l’area acustica (o uditiva) secondaria (area 42).
L’area gustativa (in giallo), identificata nell’area 43 del lobo dell’insula, è considerata uno dei centri a cui afferiscono gli stimoli della sensibilità gustativa. Essa peraltro non è il centro principale, poiché è stato dimostrato come la maggior parte degli stimoli di natura gustativa giungano all’area somestesica primaria.
L’area primaria del linguaggio o area di Broca (in arancio) è un’estensione dell’aria motrice primaria che si occupa esclusivamente dell’innervazione dei muscoli della fonazione. È stata identificata nelle aree 44 e 45 del lobo frontale.
Il dialogo “interno”
La corteccia associativa, è maggiormente connessa rispetto al resto e i meccanismi di neurotrasmissione assumono un’importanza ancora superiore a quella che hanno nelle aree sensoriali e motorie. In breve, la coscienza sorge laddove i sistemi corticale e limbico determinano stretti legami di collaborazione anatomo – funzionale. Per realizzazione di questo processo psico-organico, è necessario che ognuna dei circa 50 miliardi di cellule nervose della corteccia cerebrale sia connessa a migliaia, se non a decine di migliaia, di altri neuroni. Gli oltre 500.000 miliardi di connessioni che si realizzano all’interno della corteccia cerebrale, costituiscono una cifra supera di moltissimo il numero delle vie di ingresso e uscita. Detto in altri termini: se pure la corteccia cerebrale è in collegamento con il resto del cervello (e attraverso gli organi di senso e l’apparato motorio con il corpo e l’ambiente) “essa parla essenzialmente con se stessa”.
Benché i neuroscienziati siano in grado di indicare (almeno in linea generale) dal punto di vista sperimentale quali funzioni espletino le diverse zone di elaborazione cerebrale, non è stata ancora chiarita del tutto la natura fisica della coscienza, a meno che non ci rifaccia alle teorie psicodinamiche come quella di Giovanni Russo che intravede l’origine del tutto nelle dinamiche di interazione che si generano all’interno degli atomi, fra le varie microparticelle. Una risposta adeguata, sul piano dei macrosistemi neurologici, potrebbe venire dall’osservazione delle sincronizzazioni delle cellule neuronali e nevrogliali della corteccia e delle sinapsi correlate, sotto il controllo della formazione reticolare, del talamo, dell’ippocampo e del sistema limbico. Dal momento che abbiamo più volte affermato che il sistema “essere umano” è caratterizzato dal dialogo fra i tre grandi apparati psico-organici (neurologico, immunitario ed endocrino), possiamo concludere che la realizzazione dello stato di coscienza e dei diversi stati di consapevole ed inconsapevole sono possibili grazie agli elaborati complessi realizzati nella corteccia e nelle aree della subcorteccia sulla base della sincronizzazione cellulare
Sostanza bianca del telencefalo
Costituisce lo strato interposto fra la corteccia ed i nuclei della base. si presenta molto espansa e costituisce il cosiddetto centro semiovale, composto di diversi tipi di fibre, ossia:
- fibre di proiezione, che si distinguono a loro volta in:
- corticifughe (cioè originate da neuroni della corteccia e dirette a centri sottocorticali)
- corticipete (cioè a provenienza prevalentemente talamica, ottica ed acustica e dirette verso neuroni corticali)
- fibre di associazione, che si distinguono a loro volta in:
- interemisferiche (cioè che collegano territori omologhi dei due emisferi), prevalentemente dirette o provenienti dal corpo.
- intraemisferiche (cioè che collegano circonvoluzioni più o meno distanti dello stesso emisfero), denominate anche fibre arcuate.
Più in profondità rispetto al centro semiovale, la sostanza bianca si organizza ad avvolgere con lamine i nuclei ed i nuclei del talamo, formando tre capsule: la capsula interna, la capsula esterna e la capsula estrema.
Nuclei della base
Sebbene quest’ultima definizione sia impropria) sono formazioni grigie situate profondamente rispetto alla sostanza bianca telencefalica, in stretto rapporto con il talamo. Essi comprendono:
- il claustro
- l’amigdala
- il corpo striato, comprendente a sua volta:
- il nucleo caudato
- il nucleo lenticolare, definizione che viene usata per indicare due nuclei strettamente connessi, il pallido ed il putamen.
Acquedotto cerebrale, liquor e ritmo cranio – sacrale
Se si è riusciti a giungere fino a questo punto del viaggio, per motivazione pazienza, si merita di conoscere un’affascinante realtà: dal punto di vista funzionale, esiste uno stretto legame tra il sistema cranio – sacrale (“gruppo cellulare” di comunicazione che esercita la sua sfera di influenza lungo il tragitto che separa cervello e midollo spinale) e il sistema nervoso centrale, il sistema nervoso autonomo, il sistema neuromuscoloscheletrico e quello endocrino. Questo tipo di rapporto, consente un flusso di informazioni che consentono meccanismi di controllo e gestione autoadattativi (meccanismi a biofeedback) il cui maggior responsabile è un fluido corporeo denominato liquor cefalorachidiano, che circola tra la meninge aracnoide (la meninge intermedia che si trova al di sotto della Dura Madre) e la pia madre (la meninge più interna, adesa al sistema nervoso).
Il liquor (denominato anche liquido cerebro spinale, in inglese cerebrospinal fluid con acronimo CSF) è un fluido corporeo che in condizioni normali risulta trasparente come acqua di roccia, anche se presenza di sangue o pus possono alterarne il colore; si trova nel sistema nervoso centrale ed ha, come funzione, quella di ridurre il peso dell’encefalo, di proteggerlo dagli urti contro la scatola cranica ma, anche (e soprattutto) di costituire un’efficacissima via di conduzione di informazioni.. Si trova all’interno della dura madre, permea la corteccia cerebrale, il midollo spinale e i globi oculari, ma occupa anche gli spazi “interni” al Sistema Nervoso Centrale, quali le cisterne, i ventricoli cerebrali e il canale midollare.
È prodotto a livello dei plessi corioidei (nei ventricoli cerebrali) e si porta nello spazio subaracnoideo attraverso dei fori detti del Luschka e del Magendie. È prodotto per dialisi (procedimento fisico con cui si separano una o più sostanze disciolte in un liquido) del plasma effettuato dalle cellule ependimali (della famiglia della nevroglia). La produzione è di tipo attivo (non dipende da pressione arteriosa) e di circa 500ml al dì con un ricambio di tre volte al giorno. È presente in quantità che variano da 60 a 200ml.
È soggetto a movimenti dinamici propri, ma ritmati dall’attività cardiaca. Durante la contrazione (sistole), dai ventricoli laterali si dirige verso il terzo e il quarto ventricolo; da qui, negli spazi oculari e nel canale midollare. Durante la diastole la direzione si inverte. Nei forami di Luschka e Magendie, la direzione è sempre e comunque dal primo comparto (intracranico) a quello extracranico (secondo compartimento meningeo).
Ricapitolando, il liquido cerebrospinale formato dai plessi coroidei nei ventricoli, circola attraverso i due forami interventricolari destro e sinistro (forami di Monro) all’interno del terzo ventricolo cerebrale e, attraverso il dotto mesencefalico (acquedotto di Silvio), nel quarto ventricolo cerebrale, da dove questo fuoriesce (nei pressi del cervelletto) attraverso due aperture laterali destra e sinistra (forami di Luschka ) ed una apertura mediana (forame di Magendie). In seguito, fluisce attraverso la cisterna cerebromedullare fino a circondare tutto la corda del midollo spinale ed a lambire e proteggere gli emisferi cerebrali. Il tutto termina, scaricandosi nel sistema venoso, attraverso le granulazioni aracnoidali.
Questo percorso, prende il nome di ritmo cranio sacrale”, determinato dalle pulsazioni del liquor cefalorachidiano che avvolge il sistema nervoso e scorre dal cranio alla base del midollo spinale. il processo di “scorrimento” produce dei movimenti fluttuanti, simili ad “espansioni” con una frequenza di 8 – 12 al minuto. Si ipotizza che mediante queste pulsazioni si realizzi una forma di comunicazione profonda ed inconsapevole sia nell’adulto che nei bambini ma, addirittura nei feti, durante la vita intrauterina. È come se, attraverso un “alfabeto morse” si potesse decodificare un funzionamento corretto o anomalo del complesso psicofisico umano.
Negli anni ‘30 un americano, il dott. Sutherland, si chiese perché la natura aveva creato quelle particolari suture tra le varie ossa del cranio. Dopo anni di sperimentazione e di osservazioni, dedusse che le ossa del cranio e quelle del bacino, si muovono grazie ad una spinta che viene da dentro il cervello.
Mettiamoci seduti al bordi del costone roccioso, al vertice del sistema encefalico.
Da qui riusciamo ad accorgerci che abbiamo un mare, addirittura un oceano al nostro interno. Questo movimento ritmico si esprime come il flusso ed il riflusso di una marea; mentre le ossa, gli organi e le altre strutture nel corpo seguono un loro particolare tipo di movimento. Il nostro corpo é attraversato da queste onde, che qualcuno ha paragonato al modo in cui si manifesta l’essenza della vita…
Per il momento, questo viaggio termina… ma è solo una fermata intermedia. Riprendiamo fiato e ci rivedremo per una prossima puntata, in cui ci immergeremo al confine fra consapevole e inconsapevole, passando in mezzo a neuroni e nevroglia. Arriveremo a capire che l’essere umano, in fondo, è un piccolo “eroe” dei due mondi che, scienziati laboriosi come Giovanni Russo (medico psicoterapeuta e ricercatore biofisico) e i tanti che si impegnano con sacrificio e abnegazione consentono di osservare e “guidare”
Ho voglia di parlarmi e non trovo le parole… Eppure mi parlo, in silenzio… Se dovessi dir di cosa, non saprei, so che l’anima è in subbuglio e non riesco a interpretare. Già… interpretare… capire… cosa dovrei capire resta lì, al centro della mente, integro, come il nocciolo di un frutto ancora intatto. E ancor mi domando…” (Stefania Labate)
…CONTINUA
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Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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