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Questo articolo è stato pubblicato, per la prima volta, il 24 aprile 2011, come approfondimento di due altri articoli realizzati in precedenza (dal titolo: “A proposito di presunzione” “Il presuntuoso negativo”) pubblicati, rispettivamente, Giovedì 11 Marzo e Domenica 21 Marzo 2004, Viene riproposto con diversi e consistenti arricchimenti.

BUONA LETTURA

Grande figlio di puttana. Ma che amico per me… Uno che ruba anche la luna, se la deve dare a te! Sotto l’ombra del cappello, non ti fa capire mai se tira fuori il suo coltello, o ti chiede come stai! Grande, però… che grande figlio di puttana! Aspetterò ancora un’altra settimana. Ha uno, due, tre creditori che lo cercano, fa più lavori perchè lui è eclettico; ha scadenze e precedenze che non si rispettano, ha ribaltato i ruoli. Con lui, le donne aspettano che le ami e le chiami. Lui gioca con bambini e cani e parla con gli anziani, mentre ha sempre un affare per le mani. E smonta e rimonta bugie che racconta. Sorride perchè lei ci crede e vive con la valigia pronta. Non ha mai problema a trovare qualcuno che lo può ospitare. Montagna e mare si sdraia e spegne il cellulare. Ha donne sparse per l’Italia, lui colpisce e scappa via; ma con ognuna ha fatto un pianto: ha pianto anche con la mia! Grande, però, che grande figlio di puttana! Aspetterò ancora un’altra settimana. Ha uno, due, tre chili sull’addome ma sta bene in costume e, come niente fosse, gioca anche a pallone. Sulla politica questione non si pone, ha amici nella maggioranza e nell’opposizione. Lui ha il pass per il privè ma la Digos ha il dossier. Ha il telefono sotto controllo e chiama sempre me, così la madama mi fa il culo nero e, io, è una settimana che gli dico zero!Sarà un figlio di puttana ma è un amico vero. Stamattina apro il giornale… c’è la tua fotografia! Ti stan cercando dappertutto… Cosa fa la polizia? Ecco perchè ti ho dato un’altra settimana: senza di te una serata non ingrana! Ecco perchè le donne vanno in fila indiana: anche perchè sei proprioun figlio di puttana! Ed è per questo che a te, la gente tutto ti perdona… perchè dicono: “Guarda come suona la chitarra quel grande figlio di puttana”. (Lucio Dalla, Gaetano Curreri, Giovanni Pezzoli)

Da “Totò, Peppino e la malafemmina” – La lettera…

Totò: “Oh! Dico io! Adesso che stiamo a Milano, finalmente, vogliamo andare a vedere questo famoso Colosseo?”

Lucia: “Ma che Colosseo e Colosseo! Voi dovete pensare a sistemare la faccenda di mio figlio!”

Peppino: “Quella, come vi ho detto, la sistemo io. Modestamente io vado a parlare alla ragazza, due parole… e… ho detto tutto”.

Totò: “Ma che ho detto tutto? Ma che dici con questo ho detto tutto, che non dici mai niente? Cosa credi? Metti a posto quella là con due parole? Ma che ti sei messo in testa? Cosa credi che è una donna così quella? Quella è una donna di alto bordo. Là ci vogliono soldi, soldi assai e fortunatamente i soldi li abbiamo portati”

Peppino: “Li ho portati”

Totò: “Li hai portati. Hai portato quel cestino?

Peppino: “Eh!”

Totò: “Noi facciamo una cosa, in quel cestino ci mettiamo tutti i soldi dentro, poi ci scriviamo una bella lettera di accompagnamento e ce la portiamo”.

Lucia: “Ueh! Io voglio venire con voi”

Totò: “Nooo, tu vattene a riposare che sei stanca, su!”

Peppino: “Lucì! Vattene a riposare, lascia fare a noi che siamo uomini”

Totò: “Lucì! Siamo uomini o non siamo uomini?”

Peppino: “O che siamo?”

Totò: “Allora, i fratelli tuoi che siamo venuti a fare?”

Totò: “Giovanotto! Carta, calamaio e penna su! Avanti, scriviamo! Dunque, hai scritto?”

Peppino: “Eh! Un momento!”

Totò: “E comincia su!”

Peppino: “Ecco, calamaio e penna”

Totò: “Signorina! Signorina!”

Peppino: “Dov’è?”

Totò: “Chi è?”

Peppino: “La signorina!”

Totò: “Quale signorina?”

Peppino: “Hai detto: signorina!”

Totò: “E’ entrata una signorina?”

Peppino: “Avanti!”

Totò: “Animale! Signorina! È l’intestazione autonoma della lettera! Oh! Signorina! Non era buona quella signorina là?”

Peppino: “Era macchiata”

Totò: “Signorina, veniamo, veniamo noi con questa mia a dirvi, veniamo noi con questa mia a dirvi, a dirvi, una parola che!”

Peppino: “Che”

Totò: “Che”

Peppino: “Uno che?”

Totò: “Uno che! Che scusate, se sono poche”

Peppino: “Che”

Totò: “Che, scusate se sono poche ma settecentomila lire, punto e virgola, noi, noi ci fanno, specie quest’anno, una parola quest’anno, c’è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete, punto… due punti, ma si! Fai vedere che abbondiamo, abbundantis, adbuntantum. Questa moneta servono, questa moneta servono, questa moneta servono a che voi vi consolate. Oh! Scrivi presto!”

Peppino: “Con insalata”

Totò. “Che voi vi consolate”

Peppino: “Ah! Avevo capito con l’insalata”

Totò: “Voi vi consolate, non mi far perdere il filo che ce l’ho tutta qui!”

Peppino: “Avevo capito con l’insalata!”

Totò: “Dai dispiacere, dai dispiacere che avreta, che avreta, che avreta, e già, è femina, femminile. Che avreta perché! Perché’?”

Peppino: “Non lo so”

Totò: “Che è non lo so?”

Peppino: “Perché che cosa?”

Totò: “Perché che? Ohhh!

Peppino: “Perché quando?”

Totò: “Perché!”

Peppino: “Ahhh! Perché qua!”

Totò: “Perché! Al dispiacere che avrete perché!”

Peppino: “Perché qua!”

Totò: “E’ aggettivo qualificativo no?”

Peppino: “Io scrivo!”

Totò: “Perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii, che siamo noi medesimo di persona. Ma che stai facendo, nà faticata? S’asciuga il sudore!”

Peppino: “Ehhh”

Totò: “Che siamo noi medesimo di persona, vi mandano questo! Perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una laura, che deve tenere la testa al solito posto, cioè, sul collo. Punto, punto e virgola, punto e un punto e virgola”

Peppino: “E’ troppa roba!”

Totò: “Salutandovi, lascia fare, che dica che noi siamo provinciali, siamo tirati”

Peppino: “Ma è troppo!”

Totò: “Salutandovi indistintamente, salutandovi indistintamente, sbrigati! Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi, che siamo noi, questa, apri una parente, apri una parente e dici che siamo noi, i fratelli Caponi. Hai aperto una parente? Chiudila!”

Peppino: “Ecco fatto!”

Totò: “Volevi aggiungere qualcosa?”

Peppino: “Senza nulla a pretendere, non c’è, non c’è bisogno?”

Totò: “In data odierna. Beh, si capisce. Piega i lembi, avanti! Svelto! Chiudi! Andiamo! Andiamo! Lucia, noi andiamo!”

Peppino: “Noi andiamo! Statti attenta ehh!”

Totò: “Apri!”

Cos’è la presunzione?

Un aspetto del carattere che connota un’eccessiva sicurezza delle proprie convinzioni senza verificarne la veridicità. Sui dizionari etimologici della lingua italiana, questo termine deriva dal latino “presumptus”, che significa, giudizio fondato su indizi o principi di prova: che si suppone vero fino a prova contraria.

Quali sono i fattori che portano una persona ad essere presuntuosa?

Possono essere diversi ma riconducibili tutti, in fondo, ad apprendimenti scorretti. Una persona è presuntuosa, riguardo ad esempio, alla condizione di poter essere eccessivamente bravi, perché è superficiale e non è in grado di osservare la realtà in una maniera corretta.

Perché?

Perché non ha dei buoni parametri di riferimento. Solo conoscendo, ad esempio, il livello medio di bravura dell’essere umano, si potrebbe stabilire a che punto ci si trova… e difficilmente ci si metterebbe in cima alla lista dei migliori!

Esistono diversi tipi di presunzione?

Esiste una presunzione positiva ed una negativa.

Che differenza c’è?

Nel primo caso, ad esempio, un essere umano si sente preparato in un settore e lo dimostra con i fatti, anche se viene criticato dagli altri. Invece, la seconda “opzione” è più diffusa, perché nella Società di oggi ci sono tante persone che, nel porgersi al mondo esterno hanno un comportamento arrogante, presuntuoso, sono convinti di sapere tutto e cercano di porsi sempre al centro dell’attenzione.

Forse tutto questo accade perché l’essere umano si sente insicuro, ha paura di affrontare la realtà, di mettersi in discussione e ascoltare gli altri.

La presunzione positiva si evidenzia quando si presume qualcosa e poi si dimostra di aver ragione. Negli altri casi si offre la prova di essere, quantomeno, poco accorti. C’è da aggiungere che, anche il presuntuoso positivo, comunque, è un individuo che fa pesare le proprie opinioni: non è che sia molto conciliante perché, altrimenti, farebbe accettare la propria tesi senza scontrarsi e senza portare avanti le proprie idee a qualunque costo. Tranne qualche caso in cui si portano delle innovazioni a cui gli altri si oppongono, possiamo dire che il presuntuoso positivo non è una persona matura perché, altrimenti, cercherebbe una strada per farsi accettare anche dalla Società.

L’essere umano può’ fare qualcosa per evitare la presunzione negativa?

Si. Imparare a diventare più equilibrato e “realisticamente” umile, maturi in maniera tale da riflettere meglio e rendersi conto che, prima di parlare ed esprimere un giudizio, dovrebbe verificarlo più volte all’interno della propria mente.

Cosa significa “essere” presuntuoso?

Vittorio Gassman (C’eravamo tanto amati)

Gianni: “Bisogna possedere e controllare i piani regolatori non la terra, qui siamo ancora alla bustarella all’assessore, mentre invece, la grande industri, quella vera, si fa sostenere dal potere politico. Lo vuol capire che bisogna cambiare sistemi? Bisogna espandersi, bisogna farsi quotare in borsa!”

Suocero: “Io queste cose non le so fare, le sai fare tu? E dillo che le vuoi fare tu, e dillo che vuoi diventare l’amministratore unico e solo, che vuoi fare il magnate. Sono vent’anni che stai a mangiare sulle spalle mie, hai rimbambito quella poveraccia di mia figlia per poi piazzarti qua dentro a piedi pari, perché sei un pappone!”

Gianni: “Con le tue furbizie e con le tue piccole drittate da capo mastro abituato a rubacchiare sui tavelloni, lei sta sempre sulla soglia della galera. Non c’è posto per i vecchi rimbecilliti!”

Suocero: “Oh! Le mani addosso!”

Gianni: “tirati su, non fare scene, tirati su!”

Suocero: “A me non lo ha fatto mai nessuno! Neanche la buon’anima di mio padre e tu!”

Gianni: “Stai zitto!”

Suocero: “Brutto mascalzone mi hai messo le mani addosso”

Gianni: “E posso fare anche di peggio!”

Suocero: “Tu!”

Gianni: “Ricordati che ho fatto interdire tuo figlio e potrei fare interdire anche te quando meno te lo aspetti! Quando voglio! Hai capito?”

Figlia: “Ma che succede? State ……? Gianni che c’è? Papà, perché fai sempre arrabbiare Gianni? Ma che hai? Ti senti male?”

Suocero: “Accompagnami!”

Figlia: “Dove?”

Suocero: “Al cesso! Ho deciso! Farai come hai detto tu! Ecco!”

Gianni: “Sono i Gianni Perego, che cambieranno questa Società, in una Società più giusta!”

Come si può definire una persona presuntuosa?

Un individuo con cui è difficile trattare perché, anche nei casi in cui dimostra di aver ragione, come ho detto prima… difficilmente ha raggiunto quella flessibilità e quella capacità di adattamento e di accomodamento necessaria nei rapporti interpersonali in cui, comunque, non si può imporre la propria idea anche quando è si è nel giusto: al massimo, ci si può proporre.

Qual è la differenza tra presunzione e sicurezza di sé?

Per quanto concerne la presunzione positiva, nell’identità possono anche collimare, come principio; nella comunicazione con gli altri, mentre la sicurezza è un dato di fatto che la persona avverte, che può portare ad essere flessibili e concilianti perché non si teme di dover mettere in discussione quello che si è pensato, né si ha paura del parere altrui, la presunzione, invece, manifesta rigidità ed ostentazione delle proprie convinzioni. Una persona sicura e matura non è interessata ad imporre quello che pensa, una persona sicura di sé, ma non matura, cerca di far valere la propria opinione proprio perché è convita che sia la migliore e, quindi, agisce in maniera presuntuosa.

Non ci sono situazioni in cui bisogna far valere la propria opinione per convincere l’interlocutore?

Dipende. Se ci si trova in una condizione gerarchica, la risposta è affermativa, perché la cosa funziona in base ad ordini precisi da impartire; in un regime di democrazia, si propongono le proprie idee e, poi, chi le vuole accettare, bene, altrimenti pazienza.

Vittorio Gassman (Il sorpasso)

Gassman: “Che ha detto? Interno 4? Vengo volando! Con le pinne, fucile e gli occhiali. Arrivo!”

Studente: “Forse era meglio se telefonavo io, non so neanche chi è, non lo conosco, magari con una scusa… ma no!”

Gassman: “Ma che, non funziona il campanello?”

Studente: “Si, si!”

Gassman: “Scusi tanto eh! Ma è mezz’ora che giro è tutto chiuso, Roma sembra un cimitero. Permette? Bruno Cortona!”

Studente. “Roberto Mariani!”

Gassman: “Guardi che l’ho sporcata, sono tutto sporco. Faccio in un momento. Abbia pazienza! La risoluzione di un atto per eccessiva onerosità, ma che roba è? Procedura civile? Ahi! Bel mattone! Che fà, studia Legge?”

Studente: “Si! Sono al quarto anno”

Gassman: “Chi è questa cicciona?”

Studente: “Mia madre”

Gassman: “Ah… Perbacco! Bella donna!

Presunzione, arroganza, boria, ostentazione, maleducazione. Che differenza c’è?

La presunzione costituisce la base per agire, convinti di aver ragione completamente. L’arroganza ci mette in condizione di imporre le nostre scelte con aggressività e decisione, criticando aspramente chi non si allinea. L’ostentazione si impone ogni volta che sentiamo il bisogno, per insicurezza interiore, di mostrare agli altri (senza che ci venga chiesto) quello che pensiamo di valere, o possedere. La maleducazione esprime i limiti della nostra crescita e rappresenta la base che collabisce gli altri elementi.

Il presuntuoso negativo è sempre in mala fede?

Dipende se si comporta da egoista negativo o da egocentrico. Nel primo caso, sa di sbagliare, nel secondo, è convinto di avere sempre e comunque ragione.

Come bisogna rapportarsi con persone così?

Stabilendo qual è il motivo per cui ci si relaziona e riducendo al minimo l’importanza… e solo negli ambiti di indispensabile necessità. Se si ha un capoufficio “così”, non si può fare a meno di frequentarlo, almeno nelle ore d’ufficio; ovviamente, se ci si va a cercare un amico con simili problemi, si commette un errore.

In che modo, comunque, ci si può “difendere” da individui simili?

“Abbattendo” la propria suscettibilità, riducendo l’importanza di quello che dice ed osservando i limiti di questa persona, in modo da risentirsi di meno per le stupidaggini che si ascoltano e, tutto sommato, essere contenti di non avere sviluppato una personalità simile alla sua.

In un caso simile, durante il colloquio, bisogna dargli ragione o fargli notare che dice cose errate?

Finché quello che dice non “tocca” elementi importanti della propria personalità e non impedisce di raggiungere, in un modo o nell’altro, i propri obiettivi, è meglio fare finta di nulla. Conviene, comunque, non frequentarlo, perché non è un soggetto raccomandabile.

Che fine fanno i presuntuosi?

Peppino: “E’ bello questo!”

Totò: “Bello eh?

Peppino: “Che sarà, il Municipio?

Totò: “Come il municipio? Ma tu che dici? Questo dev’essere la Scala di Milano!”

Peppino: “E dove stà?”

Totò: “La che?”

Peppino: “La scala! E dov’è? Non la vedo!”

Totò. “E starà dentro no?”

Peppino: “Ahhh! È bello, sembra vero!”

Totò: “Come sembra vero? È vero! Questo è uno stile etrusco, è un mezzo ovale!”

Peppino: “Un mezzo ovale!”

Totò: “Ma tu ci credi? Stò paese è così grande che io non mi ci raccapezzo”

Peppino: “Ma come si fa?”

Totò: “Bisognerebbe trovare qualcuno, che so, per sapere l’indirizzo di questa Marisa Floriani!”

Peppino: “Domandiamo a quel militare là!”

Totò: “A quello? Ma che, sei pazzo? Quello dev’essere un generale austriaco, non lo vedi?”

Peppino: “E va bene siamo alleati!”

Totò: “Siamo alleati?”

Peppino: “Eh!”

Totò: “Già, è vero, siamo alleati!”

Peppino: “Siamo alleati!

Totò: “Andiamo! Vieni!”

Totò: “Excuse me”

Peppino: “Ahi!”

Totò: “E scansati! Scusi lei è di qua?”

Vigile: “Dica!”

Totò: “E’ di qua?”

Vigile: “Si! Eh sono di qua! Perché ma’ ciappà per un tedesco?”

Totò: “Ah è tedesco! Te lo avevo detto io che era tedesco!

Peppino: “Ah! E allora come si fa?”

Totò: “E ci parlo io”

Peppino: “Perché tu parli?”

Totò: “Ehh! Ho avuto un amico prigioniero in Germania! Non mi interrompere se no perdo il filo! Dunque, excuse me”

Vigile: “Seghè?”

Totò: “Bittiscen, noio”

Vigile: “Seghè?”

Totò: “Ha capito!”

Peppino: “Che ha detto?”

Totò: “Dopo ti spiego! Noio vole volevam volevom savuar, noio volevam savuar l’indiriss… ja?”

Peppino: “Ja!”

Vigile: “E ma, bisogna che parliate l’italiano perché io non vi capisco”

Totò: “Parla italiano!”

Peppino: “Ahh!”

Totò: “Parla italiano!”

Peppino: “Ah! Complimenti!”

Totò: “Complimenti, parla italiano! Bravo!”

Vigile: “Ma scusate”

Totò: “Dunque”

Vigile: “ma dove vi credevate di essere? Siamo a Milano qua!”

Totò: “Appunto, lo so!”

Peppino: “Eh!”

Totò: “Dunque, noi vogliamo sapere per andare, dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare? Sa è una semplice informazione”

Vigile: “Sentite!”

Peppino: “Signorsì signore!”

Vigile: “Se volete andare al manicomio”

Peppino/Totò: “Sissignore!

Vigile: “Vi accompagno io!”

Peppino/Totò: “Sissignore, senz’altro!”

Vigile: “Ma guarda un po’ che roba, ma da dove venite voi? Dalla Val Brembana?

Totò: “Non ha capito una parola!”

Peppino: “Sai che facciamo? Questa è la piazza principale? Sediamoci qui, quella qua passa!”

Totò: “Ma che, sei pazzo? Che ti credi che è un paese? Questa è una grande città!”

Peppino: “E allora come facciamo?”

Totò: “Vieni con me, ci penso io. Vieni con me!”

Peppino: “Che è quello?”

Totò: “E quello sarà l’arco di Tito”

Peppino: “Non è pericoloso?”

Totò: “Ma che pericoloso, vieni con me!”

Al di là di quello che si può notare in questo divertentissimo dialogo del film diretto, nel 1956, da Camillo Mastrocinque, che ci mostra cosa accade quando si è ignoranti e presuntuosi, è interessante soffermarsi un momento sulle due immagini che mostriamo di seguito.

Andiamo alla prima

Sotto i nostri occhi, tre “bellissimi” del cinema italiano, dagli anni ’50 agli anni ’90 del secolo scorso. Vittorio GassmanMarcello Mastroianni e Ugo Tognazzi. Tre modi diversi di affrontare, sfidare e vincere la vita. Vittorio Gassman, il presuntuoso, osserva con aria di superiorità il pericolo; Marcello Mastroianni, il vanitoso, conta molto su ciò che è o su ciò che conta di essere (dall’alto della sua eleganza); Ugo Tognazzi, il narcisista, l’eterno bambino, anche lui un vincente, che punta sulla capacità di suscitare tenerezza. Tre vincenti, dunque?

Passiamo alla seconda immagine

Ecco i tre crociati che tornano dalla Terra Santa. Cosa avranno conquistato? Forse molto agli occhi della gente, ma loro… che pensano? Attraverso vicissitudini che li hanno portato al crollo di certezze e illusioni, Hanno assaggiato la polvere della vita e il peso dell’essere diventati adulti (ma non maturi abbastanza), lontano dal mondo “bugiardo” della celluloide.

Vittorio Gassman, guarda con paura la possibilità di continuare a soffrire: vorrebbe fermarsi lì… e “scendere”. Marcello Mastroianni, che avvolge la scena con un drappo nero, come un sipario che si sta chiudendo… sembra un monarca che attende, rassegnato, di essere assassinato dai congiurati: è solo una questione di tempo… che peccato! Ugo Tognazzi non ha più quella mano “birichina” che accarezza il labbro… ha bisogno di appoggiarsi per sorreggere il peso di tutto ciò che gli fa paura: la vecchiaia, la perdita dell’autonomia, la scomparsa del successo. I primi due appaiono disillusi, l’eterno bambino, addirittura, incarna l’emblema della sconfitta.

Presunzione: punto di partenza per nascondere la paura di crescere legata ad alcuni aspetti intuibili (invecchiare, morire, perdere i propri cari, non sapere affrontare l’ignoto, non sopportare di sbagliare). Contatto con la realtà: fortissima nostalgia di momenti del passato che non potranno essere mai più vissuti… ma dai quali non eravamo pronti a separarci.

Presunzione, ostinazione, perseveranza, tenacia… in che rapporto stanno fra loro?

Questi elementi, rappresentano il contraltare costruttivo dell’intuizione di valere qualcosa; il ché, dà la voglia e la capacità di darsi da fare, sempre e comunque. Prima di concludere questa passeggiata sulla presunzione, vi suggeriamo di dare un’occhiata a questo particolarissimo filmato. Difficilmente, dopo, resterete impassibili!

Mi chiamo Nick Vujicic mi piace viaggiare per il mondo, pescare, giocare a golf e nuotare. Amo vivere la vita. Io sono felice!

Grazie mille, è bello vedervi. Il mio nome è Nick Vujicic, è un piacere essere qui con voi. Non ho ne braccia ne gambe ma ho una piccola coscia di pollo. Ecco, proviamo, cosa ne dite? Vi piace? Proviamo con un po’ di musica techno. Ehi ragazzi! Vi piace? Forte eh?

Onestamente, lungo la strada potrebbe capitarvi di cadere… così. Allora? Cosa fate quando cadete? Vi rialzate! Tutti sanno come rialzarsi perché è come camminare ma, sapete, ci sono momenti nella vita che quando cadi, senti di non avere la forza di rialzarti. Eh si! Ho ancora speranza perché, vi dico, io sono qui sdraiato con la faccia al suolo e non ho né braccia né gambe. Dovrebbe essere impossibile, per me, rialzarmi, ma non lo è. Vedete, io proverò cento volte ad alzarmi in piedi e, se fallirò cento volte, se fallirò e rinuncerò pensate che riuscirò ad alzarmi? No! Ma se cadrò, proverò ancora e ancora e ancora. Voglio solo che sappiate che non è la fine. Quello che importa è come arriverai alla fine. Sarai forte. Allora troverai la forza di rialzarti. Così!