Questo lavoro prende spunto da un articolo apparso il giorno 27 gennaio 2002 sul quotidiano “La Provincia Cosentina” in cui la giornalista Benedetta Caira ha ineccepibilmente esposto i contenuti di un’intervista rilasciatale dal sottoscritto.
Stati d’ansia, attacchi di panico, mal di vivere, depressioni, fobie e altro ancora, hanno una motivazione comune: la paura.
Cos’è la paura?
Una reazione d’allarme generalizzata nei confronti di un pericolo reale o presunto.
La paura, quindi, fa parte della vita ma, quando crea limitazioni irrazionali, può condizionarla negativamente.
Paura di se stessi, paura degli altri, dei luoghi affollati, del buio di rimanere da soli o di stare in compagnia: si può avere paura di tutto.
Questa reazione incontrollata, rappresenta il dazio da pagare alle richieste pressanti di una Società in crescita rapida (o in caduta libera, a seconda dei punti di vista) e si determina perché, sempre più frequentemente, non si è preparati ad affrontare il quotidiano ed il futuro a medio e lungo termine: difficoltà lavorative, del rapporto di coppia e con la collettività in genere (amici, colleghi, figli, genitori, etc.) creano le basi per lo sgretolamento del senso di sicurezza interiore.
Da cosa nasce l’insicurezza ?
Dalla discrepanza fra ciò che si è realmente e ciò che si vuole apparire
Oggi più che mai si vive come sui trampoli, con una facciata esteriore che ostenta sicurezza e nasconde i dubbi che non si ha il coraggio di manifestare a sé ed agli altri.
I momenti più critici di una giornata vissuta in questo modo, sono rappresentati dalla sera (questo spiega il dilagare dei disturbi a carico del sonno) e dai primi istanti dopo il risveglio (perché si avverte con angoscia, il peso delle ore da affrontare). Durante il resto del tempo, si cerca l’aggregazione, ci si “rifugia” nelle compagnie, per non restare da soli con se stessi ad ammettere: “io ho paura!”
Come nascono le paure?
Si parte da una sensazione di inadeguatezza rispetto a quello che è il ruolo che si riveste nella Società; la competenza rappresenta, invece, l’effettiva capacità di rivestire quel ruolo. Sempre più spesso esiste una discrepanza fra competenze e ruolo.
Questa sensazione di inadeguatezza può determinare dei disturbi che nascondono un bisogno di proteggersi: se io ho paura degli spazi aperti, finirò col non uscire più di casa, mettendomi al riparo dagli impegni che sento di non poter affrontare: questa è una delle possibili cause di “innesco” di fobie.
Il processo descritto, si determina seguendo delle dinamiche di tipo inconsapevole ma, ad una analisi attenta, è un processo ben visibile.
Da cosa nascono le fobie?
Da esperienze di vita traumatiche, di diverso tipo, che possono scardinare quel residuo di sicurezza e far precipitare l’individuo in un dialogo drammatico con se stesso, alla fine del quale concluderà che la sua vita è stata “una recita”: da quel momento comincia una flessione brusca del tono dell’umore che può portare fino alla depressione.
Soggetti “a rischio” sono soprattutto i giovani. È la conseguenza degli stili di vita che cambiano. Prima veniva ritardato l’ingresso in Società, si era protetti da nuclei familiari “allargati”. Oggigiorno, le famiglie sono “polverizzate” dal lavoro e da altre esigenze quotidiane. Si viene prima a contatto con le dinamiche della competizione, dell’invidia, delle aspettative, delle illusioni. Si vorrebbe superare tutti…non sapendo perché! Si viene indotti ad inseguire obiettivi sempre più ambiziosi e questo produce ansia da prestazione, con insicurezza ingravescente.
Il gruppo e la famiglia, possono essere visti come una rete di protezione?
La famiglia può essere vista come un recinto protetto entro cui “farsi le ossa” ed il gruppo simula ciò che accade nella Società in cui abbiamo leader e gregari. Purtroppo, oggi non c’è più un modello di famiglia “regolare” ed il gruppo va dissolvendosi all’interno delle comunità virtuali di Internet, dove non c’è (molte volte) nessuna garanzia sulla trasparenza delle informazioni e sulla realtà dei messaggi.
Quali sono le conseguenze di questo vuoto di relazioni?
Il più delle volt si cerca una strada per continuare a mascherarsi da persone sicure, fino ad arrivare a sistemi come alcol e droghe che servono a stordire i sensi di inferiorità (salvo poi viverli “amplificati” alla fine dell’effetto di questi tossici).
In verità, l’individuo contemporaneo tende a bloccare il dialogo con se stesso, per non sentire il fastidio nei propri confronti, derivante da scarse realizzazioni.
Qual è la strada da percorrere?
Puntare su se stessi, imparando a valorizzare le proprie potenzialità inespresse, così da affrontare le proprie debolezze e riuscire a stimarsi.
“Alla fine è semplice: il bene, il male, la lotta di chi soffre, la paura di chi è solo come un cane per strada. La vita è un gioco d’azzardo, se perdi stai calmo e aspetta la tua occasione ma non perdere la bussola. Non farti corrompere. E punta su te stesso” (Bob Marley)
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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