Posted on

La prima stesura di questo editoriale risale al lontano primo maggio 2016. Giorno evocativo per la celebrazione di un Diritto, quello del Lavoro, che fa seguito ad una condizione tanto imprescindibile quanto scarsamente compresa dalla civiltà degli umani, dai suoi albori all’alba del rischio della sua estinzione: la Libertà. Guerre, Pandemia, ancora guerre fano riflettere sul senso del combattere per un qualcosa (la Libertà, appunto) che ciascuno vive all’interno del proprio involucro narcisistico che finisce, troppo spesso, per inquinare l’immagine di chi vive senza oppressioni.

Un argomento troppo carico di responsabile attualità, insomma, per poter lasciare in naftalina questo editoriale. E’ sembrato giusto, quindi, rispolverarlo, arricchirlo e riproporlo alla riflessione di chi vorrà dedicare un po’ del proprio tempo.

BUONA LETTURA

Corsi come un pazzo verso il punto in cui era caduta, calpestando gente sdraiata e spingendo chi stava, allegramente, in piedi. La trovai così, ancora viva e insanguinata, come se mi aspettasse per l’ultimo saluto per, poi, abbandonarsi sull’erba rossa lasciando al vento le speranze riposte…” 

Cari Lettori… mi accade, ogni tanto, di affezionarmi al libro che mi accompagna per settimane, inducendomi a vagare, con la mente, alla ricerca di melodie ascoltate o mai suonate… Come un compagno di viaggio, non di rado gli affido gli stati d’animo che non confido ad alcuno e che parlano, ad esempio, di quello che avrei voluto e che, forse, non mi sono meritato… chissà!

Ecco, dopo duecentoottantasei pagine di una carta antichizzata che mi ricorda di quando, alle scuole elementari, bisognava fare attenzione a rispettare i righi e i criteri di una corretta grafia, un moto di commozione mi ha colto di sorpresa. 

Forse, per via di un finale che ti resta in gola… forse perchè, in fondo te lo aspettavi e sapevi di non aver potuto far nulla per cambiare le cose. Forse perchè, questa storia, smuove i contenuti fondanti, i pilastri della tua Storia… forse come un diapason, risuona con le stesse frequenze di ciò che è stato. E non può più tornare. 

Italo Scalese è un curioso maestro elementare, uno di quelli che, io, avrei voluto essere suo discepolo… 

Nato a Petronà (cz) il 1958, dopo 25 anni trascorsi in Lombardia, appassionato di musica e parole, è tornato nella sua terra natia. Ora scrive canzoni, storie, poesie e filastrocche per bambini che, ad ascoltarle, mi piacerebbe tornare indietro nel tempo.

Ho già scritto di lui, in un editoriale dal titolo Il fattore Blanco e, con ciò, credevo di averlo ringraziato per gli insegnamenti profusi… ma, con Regina, gallina Garibaldina”, è riuscito a farmi entrare nel racconto e, quindi, i personaggi e i luoghi sono diventati miei amici. Per uno come me, cresciuto coi racconti di mia madre, grazie ai quali ho imparato ad amare la realtà de “l’albero degli zoccoli”, questo romanzo, lungo un anno (il 1860), ha avvicinato a Nicola, il protagonista principale, diversi aspetti del mia personalità, un po’ soffocati dall’essere ciò che sono, in un ambiente, forse d’elite ma, comunque, ridotto e ristretto, rispetto a chi, ancora oggi, sogna di correre sul crinale di quei monti da cui godi sguardi di quelli che ti fanno accapponare la pelle per le intense emozioni che ti fanno “sentire” parte di quell’Universo che, ogni giorno ci accarezza ma che, spesso, non riusciamo ad apprezzare. Perché presi dalla fretta del vivere.

Nicò, cosa fai, guardi le stelle?

Si, ma’, sono bellissime!

È vero, sono bellissime… le guardavo anch’io da ragazza; poi, ti tocca abbassare la testa e guardare per terra e, quando ti capita di rivederle, le ritrovi sempre uguali, immutabili insensibili. Loro non cambiano mai, sono sorde ai nostri desideri o, forse, non sappiamo desiderare abbastanza, neanche quando cadono, nelle notti d’estate. Certo che, a guardarle a lungo, ci si sente piccoli piccoli, schiacciati in basso, persi in questo piccolo Mondo. Chissà, se un giorno, gli uomini potranno volare là in alto nel cielo, in mezzo alle stelle…

Qualche anno fa, un mio amico (di cui posso dire soltanto ll nome, che è Mark) un medico militare con un passaporto che riporta diverse cittadinanze “importanti” e che lavora con la NATO in ogni angolo del Pianeta, mi aveva spiegato che, in realtà, nei loro laboratori esiste la potenzialità per sviluppare farmaci in grado di risolvere molti dei problemi di salute che ci affliggono e, di conseguenza, di allungare il limite di vita media fino a quel traguardo dei 120 anni ipotizzato da molti scienziati… già, ma tutto questo, cozzerebbe (come, lui stesso, aveva aggiunto) con i bilanci economici assistenziali dei vari Paesi.

Anche di quelli, cosiddetti “più civili e avanzati”.

E, infatti, è notizia passata alla Storia che il Fondo Monetario Internazionale, organizzazione nata nel 1946 (e composta, al momento dalla presenza di 188 paesi) per aiutare i governi in difficoltà, nelle pieghe del suo Global Financial Stability avvertiva che la longevità delle popolazioni occidentali (ossia il famoso “allungamento delle aspettative di vita), metteva  a rischio i bilanci degli stati più sviluppati.

In pratica, in un Mondo in cui, ogni potere è stato affidato alla Finanza (cioè alle speculazioni di biechi immaturi che godono guadagnando sulle disgrazie altrui), nessuno Stato in cui si profili un alto costo del Welfare, può emettere titoli borsistici appetibili per gli investitori…

Quindi, secondo quanto riportato, la ricetta del FMI, sarebbe (stata) “una combinazione di aumento dell’età pensionabile di pari passo con l’aumento dell’aspettativa di vita, più alti contributi pensionistici e una riduzione dei benefit da pagare”.

Insomma, la nostra longevità andrebbe ridotta (perchè “desiderabile, ma costosa”) per aiutare gli “investitori professionali” a trovare degli asset più affidabili. Quindi, possiamo capire il motivo per cui tutto il ceto medio e medio basso, sia stato compresso (con un’abile “spremitura”) verso lo sprofondo e, se questo non dovesse bastare (e non basterà, se dal pagamento del prezzo vengono esentati gli “investitori professionali” e tutte le classi dirigenti di ogni ordine e grado) allora si taglieranno drasticamente tutti gli istituti di welfare che hanno fin qui sostenuto le necessità contingenti. Seguendo il Modello USA, per intenderci.

Non è così strano, quindi, che fonti ufficiali riportino una nostra potenziale diminuzione nella speranza di vita.

Un simile dato, pare, non si fosse mai verificato perchè, periodicamente, le prospettive (anche statistiche) di vita, si sono sempre allungate. Tranne, com’è ovvio, durante i periodi di Guerra. O di epidemia (magari “pandemica”)

Con qualche collega medico, ci siamo chiesti quale sia il vero motivo per cui, lo Stato, impone, a noi operatori del settore sanitario, di inviare al Ministero delle Finanze, i dati relativi alle ricevute sanitarie emesse (chi è la persona, di cosa ha avuto bisogno e quanto ha speso) e, quest’obbligo, ce l’hanno anche i farmacisti (per chi richiede lo scontrino per poter dedurre il costo dei farmaci).

Un dubbio ci ha assalito…

Ma non è che, per caso, una volta inserita l’obbligatorietà delle polizze sanitarie (che sostituiranno l’attuale Servizio Sanitario Nazionale), il premio che ci faranno pagare, sarà proporzionale a quanto ci saremo fatti curare?

“La cosa più bella e importante della vita, è la libertà, essere liberi di scegliere quello che sia meglio per te. E la cosa più brutta è la mancanza di Libertà: essere costretti da altre persone, o dal bisogno, a fare quello che non vuoi. Io soltanto adesso, mi sento libero, adesso che non valgo più niente, che passo le giornate a perdere tempo, solo adesso che sono troppo vecchio, che mi hanno spremuto tutte le energie…” (da “Regina, gallina garibaldina”)

Cari lettori, ognuno di noi ha attraversato quel periodo della vita, che viene dopo l’adolescenza, in cui si crede di avere forza, capacità e, soprattutto, voglia di cambiare il Mondo…

Chissà se, qualche volta, nel futuro, le donne varranno come gli uomini… io ho un’amica, una bambina di otto anni, Catarina, figlia del falegname che sa fare più cose di un uomo grande. Oltre ad aiutare il padre, sa anche leggere… ogni tanto, di Domenica, dopo la messa, stiamo seduti sui gradini e, lei, legge storie. Io e gli altri restiamo incantati a guardare come, dalla sua bocca, escano parole diverse da quelle che sentiamo tutti i giorni: parole contadine, sporche di terra, parole povere e ignoranti. Queste sono parole pulite, messe in fila… per raccontarti un fatto come se ci fossi dentro. La campana di mezzogiorno ci sorprendeva ad inseguirle, persi in luoghi lontani e misteriosi. Poi, tutti a casa, a bordo di un cavallo alato…” (da “Regina, gallina garibaldina”)

Ecco…Don Lorenzo Milani soleva ricordare che L’operaio conosce 100 parole, il padrone 1000 e, per questo, è lui il padrone”.  Io mi permetto di aggiungere che, le parole, nascono dalle idee, le quali sono il frutto delle cose che impariamo e di come le viviamo, in base a come ci hanno aiutato a crescere…

“Non è di tutti i giorni, vedere una gallina volante: sembra quasi una favola e, invece, la vedete tutti, la favola è vera! Ricordatevi questo momento, ricordatevi che se le galline possono volare, anche noi possiamo sollevarci e raddrizzare la schiena”. (da “Regina, gallina garibaldina”)

Probabilmente, come sostiene il maestro Italo, è che, quando sei giovane, non ti accorgi di esserlo… quando invecchi, suoni sempre le stesse canzoni che hai imparato da giovane. Allora, la soluzione, potrebbe essere quella di imparare a “Pensare”, perchè la musica non si ferma mai e, le cose vecchie, sono la base per quelle nuove…

“Caro Nicola, non sempre le cose vanno come lo vorremmo; a volte cambia tutto per merito o per colpa di qualcuno; siamo uomini liberi: sbagliamo tutti. La cosa più importante è credere nelle proprie idee e combattere perchè trovino spazio. Se, poi, lungo il cammino incontriamo ostacoli, traditori, furbi, codardi o semplici ignoranti, bisogna continuare a lottare. O tornarsene a casa” (da “Regina, gallina garibaldina”)

Le cronache raccontano che Garibaldi, con i decreti emanati a Rogliano (CS), il 30 agosto del 1860, destinò l’uso dei terreni ai poveri di Cosenza e dei Casali. Alcuni giorni dopo, Donato Morelli (nominato da Garibaldi stesso, Governatore della Calabria Citeriore) cancellò quell’editto.

E, da lì, cominciò la fine del sogno…

ANNO 2022, (probabilmente) quasi ottocento giorni dall’inizio del contagio da Sars COV 2.

Qualcuno ha scritto, di noi, che abbiamo avuto la punizione che spetta agli arroganti e ai presuntuosi, convinti di essere i padroni di tutto, ci scopriamo impreparati, vulnerabili e atterriti di fronte ad un essere di qualche milionesimo di centimetro che ha, come funzione, quella di allenare in maniera adeguata la risposta immunitaria.

Si, perché, Cari Lettori, se ci pensate bene, il termine virus, significa (dal Latino) “veleno”. E, la Scienza ci spiega che, in Natura, ogni veleno ha il suo antidoto il quale, somministrato in dose non appropriata risulta inefficace o, addirittura, controproducente.

Ed è proprio ciò che sta accadendo (come è successo in tantissime altre occasioni, durante la nostra presenza sulla Terra) con l’impatto “CORONAVIRUS”. Quello che si sa, al momento, è che, in più occasioni (ma non sempre) la reazione immunitaria (l’antidoto al “virus/veleno”) è eccessiva, causando il vero problema clinico.

“La via del Pensatore, nelle sue più tese meditazioni, cammina sempre sull’orlo di un precipizio. Un piede in fallo… ed ei precipita. Nella pazzia” (Carlo Dossi)

Riflettiamo accuratamente: E se il messaggio “intrinseco” fosse proprio l’invito a “saper pensare e scegliere” nella maniera più appropriata?

Molti individui hanno inviato durante il lungo periodo dei vari Lock Down, sui diversi “social”, foto di una Natura che sta riprendendo possesso dei propri ambienti. C’è da dubitare molto sul fatto che, se e quando quando l’emergenza pandemica avrà termine, troveremo un pianeta nuovo di zecca.

Considerando l’uso scriteriato che continuiamo a farne

La preoccupazione di fondo, almeno per me, è basata sul fatto che (come la Storia insegna) non essendo bravi ad imparare dall’esperienza, l’egoismo di base, il narcisismo tossico e l’incapacità di vivere realmente secondo il criterio “UBUNTU” (regola di vita basata sulla compassione e sul rispetto dell’altro) porterà, i nuovi “Enea” sfuggiti alla distruzione di Troia, a violentare, nuovamente, quello che l’ambiente mette a disposizione.

Cari Lettori…Non considerate, quanto letto finora, come una resa all’ineluttabile. Il titolo di questo lavoro, infatti, porta un punto interrogativo e non esclamativo. Personalmente, sono convinto della validità di quella massima che ci ricorda che, in ognuno di noi, avviene una battaglia quotidiana tra i due lupi che albergano nel nostro animo: uno è infelicità, paura, preoccupazione, gelosia, dispiacere, autocommiserazione, rancore, senso di inferiorità; l’altro è felicità, gioia, amore, speranza, serenità, gentilezza, generosità, verità, compassione. Vince quello che nutriamo di più.

“Un albero era là, senza foglie nè corteccia. Ma era felice: custodiva un nido”

E, se tanto mi dà tanto, sarà sufficiente che, “Enea”, non dimentichi il padre “Anchise”. Giusto per avere una guida “esperta”.

G. M. . Direttore La Strad@.

Un sentito ringraziamento va ad Italo Scalese, per avermi donato la possibilità di continuare ad alimentare i miei sogni, senza la paura di vederli infrangere sugli scogli della vita. È da questo fenomeno di erosione, infatti, che il vento trasporta le particelle del Mare e, con esse, la vita sul pianeta Terra

Grazie, come sempre, ad Amedeo Occhiuto, per gli aforismi proposti

P.S Mi permetto di suggerire la rilettura dell’articolo avendo, come base, questa bellissima melodia. Con molta probabilità, tutto il razionale espresso al primo “passaggio”, lascerà il posto alle giuste suggestioni emotive. Per continuare a sperare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *