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Questo articolo nasce nel lontano 15 marzo del 2002 come resoconto di un tragitto di vita condizionato dagli eventi e favorito dall’incontro con chi mi ha aiutato a diventare, veramente, quello che sono: Giovanni Russo con sua sorella Sara. Un lavoro, in sostanza, per riflettere sull’importanza del corretto sapere e per scoprire quanta strada ha percorso (e quanta polvere ha mangiato) chi ha imparato a pensare meglio. Da allora ad oggi, sono trascorsi esattamente 20 anni e molti ostacoli che, a ricordarli, ancora mi domando come sia riuscito ad andare “oltre”, senza deragliare. Mi permetto di suggerirne una seconda lettura, ascoltando, in sottofondo, il particolare brano proposto alla fine, tratto da un episodio della saga di Rocky. È il momento in cui, il Pugile sconfitto, si trova, solo, davanti al ricordo di chi lo ha accompagnato facendolo “volare” e, quindi, ripartire.

BUONA PASSEGGIATA

Ricordo che il mio primo impegno pubblico, nella Scuola di Formazione di Psicoterapia del Dr. Giovanni Russo, in cui mi trovavo a frequentare il mio primo anno di specializzazione, fu quello di sostenere un confronto tecnico sugli aspetti generali dell’apprendimento, durante un convegno, nel mese di luglio 1991.

La mia vita, fino ad allora (almeno negli ultimi sette anni, quelli che avevo impiegato per laurearmi in Medicina) era stata scandita da una serie di momenti tristi durante i quali cercavo di sfuggire lo studio “sofferto” delle materie mediche, alternati a brevi pause fra un esame e l’altro, durante le quali cercavo di riprendermi dallo stress, dovuto al concatenarsi dei seguenti elementi:

  • Smaltimento delle frustrazioni dovute alle frequenti cattive figure rimediate con i docenti esaminatori;
  • Metabolizzazione dei farmaci ansiolitici e di quelli rilassanti della mucosa intestinale, assunti in grande quantità e responsabili della mia frequente obnubilazione mentale;
  • Paura per la consapevolizzazione di dovermi rimettere in condizione di affrontare nuove interrogazioni (e nuove delusioni).

Il mio stato d’animo di quel lungo, oscuro periodo della mia vita poteva essere racchiuso in pochi versi di un’interessante canzone di Renato Zero intitolata La tua idea: << …è meglio fingersi acrobati che sentirsi dei nani!>>.

Se, da una parte, è vero che il vittimismo è deleterio, è altresì tremendamente rischioso vivere sui trampoli: la differenza di altezza fra ciò che si è e quello che si vorrebbe apparire finanche ai propri occhi, produce vertigini e senso di caducità…la famigerata “angoscia esistenziale” !

Un’altra dissertazione sul tema dell’apprendimento, dunque; su un argomento ampiamente discusso, forse il più studiato nell’ambito delle ricerche psicologiche: e cosa potrò mai aggiungere?

Questo mi trovavo a pensare mentre, con la penna in mano (perché i PC non erano ancora stati presentati al pubblico), cercavo di risolvere (questa volta, senza ansiolitico) una delle mie tante occasioni in cui venivo colto dalla “sindrome da foglio bianco”.

Riuscii a cavarmela, imbastendo un agile discorso estrapolato ampiamente dai testi didattici e cominciai la mia relazione, in un’afosa giornata di luglio esordendo così:

Con l’umiltà che contraddistingue gli Esseri Umani che vivono secondo criteri di realtà e verità, io mi rendo conto di non dire cose nuove ed originali: ma è pur vero che una scoperta, per quanto originale sia, è il risultato di cento piccole idee preesistenti che ognuno di noi raccoglie qua e là, sparse fra i libri. in fondo “non è la verità che fa grande l’essere umano ma è l’essere umano che fa grande la verità” .

Da quel giorno, ho modificato, in meglio, ampiamente il mio sistema di vita e di pensiero.

Ho voluto, perciò, rivedere, a distanza di oltre dieci anni, questo tema fondamentale per l’esistenza umana.

Cosa è l’apprendimento?

Sono moltissime le definizioni che pretendono di far comprendere il termine in questione.

Una, abbastanza esplicativa, lo identifica come “un processo psichico mediante cui l’esperienza modifica il comportamento animale ed umano”.

Tale definizione analizza il fenomeno in entrata (stimolo/esperienza che influenzerà il comportamento) ed in uscita (comportamento modificato).

È possibile, oggi, grazie agli avanzamenti prodotti (soprattutto dalle innovazioni di Giovanni Russo nella metodologia ad Indirizzo Dinamico), riuscire a porsi “dentro” il fatto mentale e capire i meccanismi che lo hanno prodotto.

In base a ciò, la definizione che maggiormente chiarisce, è quella secondo cui “l’apprendimento rappresenta la capacità strutturale che ogni essere umano ha in natura, di acquisire qualunque stimolazione dal mondo esterno.

Perché si determina l’apprendimento?

Per me la risposta è scontata: l’apprendimento serve per vivere! C’è aria di scherzo in questa battuta; ma quella dell’ironia è una delle maschere che noi portiamo per riuscire a rendere “meglio”, il concetto di verità.

Già durante la vita fetale e subito dopo, all’inizio della vita extrauterina, i primi messaggi sensoriali determineranno lo sviluppo delle varie competenze psicofisiche.

In un momento immediatamente successivo, durante la primissima infanzia, è necessario ricevere moltissimi stimoli, perché i molti dati incamerati attraverso l’apprendimento stimoleranno lo sviluppo delle componenti della psiche umana.

Se volessimo esemplificare il discorso, dovremmo immaginare una ipotetica equazione secondo cui il rapporto fra apprendimento, idea e memoria è simile a quello fra martello, chiodo e parete

Se le martellate (Apprendimento) sono poche e non incisive, il chiodo (idea) non potrà reggere a lungo e prima o poi, si staccherà dalla parete (memoria).

Mi sono chiesto spesso se un ricordo è qualcosa che hai o che hai perduto; la risposta che posso darmi oggi è che ciò dipende dal numero di martellate (apprendimento) sul chiodo (idea) per infiggerlo nella parete (memoria).

L’apprendimento, infatti, è un processo psicodinamico per gradi successivi, che vanno dal semplice incamerare dati (generando le impressioni), alla creatività, per la realizzazione della quale impegna tutte le strutture mentali, al meglio delle possibilità.

Siccome “la verità del bosco è dare un senso a tutti gli alberi”, il che significa osservare attentamente e non limitarsi ad un esame superficiale, ciò che reputo più interessante in questo particolare studio sulle novità inerenti lo studio dell’apprendimento è il momento in cui si genera la conoscenza e si evidenziano le idee.

La conoscenza deriva dall’acquisire dati, creando la cognizione chiara e stabile di qualcosa; mediante la conoscenza, si consapevolizza ciò che è stato introiettato e si produce l’esperienza.

Il problema, a questo punto, diviene complesso; infatti quando i primi apprendimenti di conoscenza, i primi dati che affluiscono attraverso le porte aperte dell’apprendimento sono scorretti (perché vicini ai “disvalori” sociali e lontani dalle leggi di Natura), vanno necessariamente sostituiti, altrimenti si poggia su basi malferme che produrranno certamente paure da insicurezze profonde.

Nel mondo, c’è tanta religione perché gli uomini si odino, ma non abbastanza perché si amino.

Sono convinto che in questo aforisma ci sia la chiave del problema! Le conoscenze in scatola, infatti, prevalgono su quelle logiche.

Come don Abbondio (nei Promessi Sposi del Manzoni) in una notte insonne ed agitata si chiedeva chi fosse mai Carneide, fin dai primi approcci con questo mondo psicologico, io fui assalito da una curiosità che ormai da semplice desiderio era stata promossa a bisogno necessario e minacciava di aggredire le categorie superiori.

Era la curiosità di sapere cosa fossero mai queste conoscenze in scatola su cui avevo fino ad allora solo vaghi cenni. Smascherandole, grazie ad uno studio consapevolizzato, finalmente mi sentii placato!

Cosa sono, dunque, queste conoscenze in scatola?

Sono conoscenze incasellate in categorie fisse, come vogliono gli altri, accettate passivamente, più facili da identificare secondo i parametri della Società; di quella Società dei Media e dei consumi che pateticamente ci ha propinato per anni “Milano come una città da bere” (infatti se la sono “scolata” ben bene!), che si ostina a farci credere che la Coca Cola dia sensazioni uniche; di quella società del Dio denaro, dove i soldi messi di fronte allo specchio rappresentano un capitale raddoppiato e così come avviene per l’età, quella che si vorrebbe avere, rovina sempre quella che si ha!

Ma le conoscenze in scatola ci provengono anche da un altro tipo di Società; di quella Società del “sesso è peccato” che ci inscatola sotto archi delle Chiese le cui guglie ci trafiggono all’apparenza indolori, ma ci succhiano il midollo stesso della vita vissuta secondo criteri di realtà e verità.

“l’inferno è lastricato di buoni consigli non richiesti e di predicatori che ammoniscono, rimproverando i miseri peccatori”.

Se proprio si vuole aiutare qualcuno è bene sentire perché chiede soccorso e non fare come quel signore che, al tizio che affogava avrebbe voluto fare un rapido corso di nuoto anziché adoperarsi per salvarlo.

Rompiamo le scatole !Altrimenti si commetteranno degli errori che si ripeteranno per intere generazioni.

Cambiare apprendimento equivale a togliere, pian piano, il chiodo infisso nella parete e sostituirlo con uno più adeguato.

Questo comporta delle difficoltà.

Ad esempio, spessissimo capita di difendere le proprie idee dal possibile cambiamento.

Ciò accade per due motivi fondamentali:

  1. quando difendiamo una nostra idea, crediamo di difendere tutta la nostra personalità (QUESTO NON E’ REALE perché, quando si ammette di avere sbagliato, tale dichiarazione è relativa al singolo evento e non a tutta la personalità);
  2. gli apprendimenti che ci fanno soffrire ci sono stati forniti, prevalentemente, attraverso il canale affettivo; a queste condizioni, cambiare idea, equivale a tradire il sentimento nei confronti di chi ci ha tramandato quell’esperienza (ANCHE QUESTO NON E’ REALE perché, la persona in questione, se avesse potuto, ci avrebbe trasmesso un messaggio migliore)

Se difendo l’idea, non potrò cambiare e, quindi, migliorare.

Ogniqualvolta riceviamo degli Input (ad esempio, nuovi apprendimenti positivi), veniamo investiti da una miriade di microparticelle che veicolano l’onda di pressione (acustica, ottica, tattile, etc.) dentro cui viaggia il messaggio.

Queste particelle di energia, si scontrano con i dati contenuti nella nostra memoria, relativi a messaggi simili (come contenuto).

La Fisica moderna ci dice che, da tale scontro, si producono delle nuove particelle le quali, per trovare una corretta collocazione, devono aspettare che altre particelle “escano” dal sistema.

Se ti fornisco un messaggio e tu difendi le tue idee, le “nuove particelle” formatesi nel campo di elaborazione della tua mente, non troveranno spazio.

Bisogna fare spazio, liberarsi delle vecchie idee : a queste condizioni potranno avvenire i cambiamenti.

NON BASTA LA BUONA VOLONTA’ DI VOLERE ACCETTARE I NUOVI MESSAGGI : E’ NECESSARIO NON DIFENEDERE LE PROPRIE IDEE ILLOGICHE.

I messaggi del mondo esterno, entrano nel campo di elaborazione del Pensiero (che, secondo Giovanni Russo, dovrebbe essere all’interno del nucleo dell’atomo e fra il nucleo stesso e le orbite elettroniche di alcune cellule particolari) trasportati dagli elettroni del campo elettromagnetico, giungendo ad interagire con l’interazione forte e debole del nucleo dell’atomo.

Per cambiare un’idea, è necessaria un’attivazione del mondo interno (interazione forte); qualunque stimolo emotivo dal mondo esterno, penetrando tramite l’interazione elettromagnetica (sono gli elettroni, infatti, non può scalzare un dato pertinente all’interazione forte.

Il messaggio del mondo esterno, deve servire ad attivare la neutrergia del soggetto in questione, al fine di indurlo a modificare i movimenti energetici, all’interno del nucleo atomico.

Lottare per smantellare il sistema sociale può, a volte, essere anche facile, ma mentre demoliamo, salviamo ciò che è buono e proponiamo un’alternativa valida e costruttiva per ciò che non va.

Così facendo avremo dimostrato di essere anche attori nella Società e non semplici spettatori come fa la mosca che, sul bue che ara la terra, crede di lavorare e sbuffa convinta che il sudore del bue sia anche il suo!

Dobbiamo incamerare apprendimenti che consentano conoscenze logiche, verificabili dal singolo dopo un attento esame critico.

Non bisogna introiettare passivamente, falsi modelli di apprendimento.

E invece tutti noi abbiamo attraversato e molti di noi percorrono ancora un pensiero battuto dal vento dell’inquinamento mentale, grazie al quale: non ci accorgiamo di nascere, soffriamo nel morire e ci dimentichiamo di vivere.

È ora di cambiare cercando aria pulita che possiamo respirare solo se operiamo una verifica logica di tutti gli apprendimenti in scatola.

Solo così eviteremo di avere sulla nostra lapide, tre date: quella di nascita, quella di morte (mentale) e quella di sepoltura.

Dobbiamo apprendere a mettere in fila bisogni primari necessari indispensabili, bisogni primari necessari non indispensabili, bisogni secondari e desideri, appagandoli in quest’ordine.

Siccome la conoscenza è stimolata da bisogni e desideri, questi messaggi corretti ci consentiranno di apprezzare conoscenze indispensabili, universali, utili e di rifiutare quelle poco utili e dannose.

Le conoscenze logiche, in cui confluiscono anche quelle conoscenze in scatola che superano il filtro di un attento esame critico, ci consentiranno di creare una Società migliore, anche se non possiamo ignorare che oggi qualsiasi Società civile in un solo giorno produce molto di più di quanto un qualunque cittadino nell’intero arco della sua esistenza potrebbe fare per la Società in cui vive.

Il miglioramento noi lo dobbiamo chiedere solo a noi stessi senza manifestazioni più o meno pacifiche in cui chiediamo a gran voce il pane dell’amore per individui che non sanno amare.

È inutile chiedere o elemosinare dagli altri ciò che potremmo ottenere sviluppando le nostre qualità.

Ricordiamoci che il sapere e la ragione parlano, infatti, il torto e l’ignoranza urlano.

Tutto ciò serve ad appagare il proprio egoismo positivo nel rispetto di se stessi, anzitutto, e degli altri.

Perchè anche quando si crede di lavorare, di sacrificarsi per gli altri, alla fine risulta essere un piacere personale.

Poter guardare il proprio figlio che mangia e pensare “sta nutrendosi del cibo che i miei sacrifici, i miei soldi, il mio lavoro gli hanno procurato”.

Quante volte si è comprato un giocattolo per il figlio pensando segretamente: “giocherò Io con mio figlio”.

E poi ancora, guardare a tutto ciò che è proprio, la proprietà, e pensare: <<è frutto del mio lavoro, dei miei sacrifici>>.

In quel “MIO”, c’è tutto il godimento egoistico della sofferenza, delle tante frustrazioni subite per avere ciò che poi spesso si dona per trasformarlo, a volte, in merce di potere: “Io non ti faccio mancare nulla!” che, letto in termini psicologici, diventa: “Il padrone sono Io!”.

” L’egoismo è l’uomo, ebbe a dire qualcuno di cui il tacere è bello, o meglio il moto dell’uomo. Togliete l’egoismo all’uomo, voi ne farete una pietra: non ha più ragione di operare né il bene né il male. L’egoismo è l’unico movente delle azioni umane”.

Se l’Essere Umano, per soddisfare il proprio egoismo non danneggia nessuno ma lo usa per il rispetto di se stesso, va tutto bene; questo è vero egoismo, corretto, utile, necessario al vivere umano, che prende il nome di egoismo positivo.

Ma quando l’essere umano per soddisfare il proprio egoismo danneggia gli altri, (e se stesso in definitiva), l’egoismo diventa egoismo negativo.

In questo caso, peraltro molto frequente, troppo (a pensarci bene) per una Società avanzata, l’egoismo negativo dimostra che l’essere umano non ha ricevuto i giusti apprendimenti, non è stato educato a vivere in un consorzio civile, lì, dove prima del concetto di libertà e democrazia bisogna insegnare quello dell’educazione e del rispetto di sé e per l’altro; tutto il resto diventa conseguenza logica.

In definitiva bisogna fornire apprendimenti corretti perchè ci si alleni ad operare bene la qualità che la Natura stessa ci ha fornito.

Seneca nel “De Ira” ci dice che l’educazione (e quindi il rispetto) richiede grandissima cura: solo in questo modo potrà dare molti frutti.

Se ciascuno di noi vivesse secondo le leggi di natura, quella natura che un Dio ha creato, opererebbe in una dimensione corretta.

Nessuna legge creata dagli uomini che non rispetti leggi di natura verificate da logica, per quanto rigorosa, può trasformare il pigro in attivo, il dissipatore in previdente o il drogato in uomo libero.

Ho letto che non esistono né erbe cattive, né uomini malvagi: esistono solo dei cattivi coltivatori. E coltivatori, educatori, genitori non si nasce ma lo si diventa grazie a corretti apprendimenti.

Bisogna vivere come cellule autonome, magari le une accanto alle altre, ma non in sincizio.

“Vivere secondo l’opinione del Mondo è facile, vivere in solitudine secondo se stessi è facile, vivere fra la gente mantenendo l’indipendenza della propria solitudine, è difficile, ma saggio”.

Questo giorno è mio, Fratello, come anche quelli che verranno. Ed io, chiudendo al passato i molti ieri (senza rimpianti per quello che sarei potuto diventare) e chiudendo anche al futuro i molti domani, vivrò questo giorno e quelli che verranno nella realtà dell’oggi.

Pascal diceva:” Non teniamo mai al tempo presente. Anticipiamo il futuro che ci sembra lento ad arrivare o rievochiamo il passato per fermarlo perchè è passato troppo svelto. Vaghiamo imprudenti nei tempi che non ci appartengono e non pensiamo a quello che ci appartiene: l’oggi”.

Vorrei concludere ricordandovi che, siccome nascere non dipende da noi, morire….forse, crescere dipende dagli altri (perchè in fondo si vive come si può non come si vorrebbe) ma sviluppare è l’unica possibilità che può dipendere da noi per cui…

…cerchiamo di acquisire buoni messaggi per andare veramente “lontano” e fare delle proprie aspirazioni, un baluardo che resista, intatto, alle difficoltà della vita per contribuire, di fatto alla migliore solidarietà possibile: la “crescita” nell’autonomia.

N.B. L’argomento trattato, riflette ampiamente i contenuti riguardanti l’apprendimento, liberamente estrapolati ed adattati dai seguenti libri (scritti dal Dr. Giovanni Russo medico psicoterapeuta):

  • Vorrei vederci chiaro – Osservando, riflettendo, meditando sull’essere umano – Ed. Enitalia – ROMA 1987
  • L’essere umano per una vita migliore – Copyright Russo Giovanni – proprietà letteraria riservata – ROMA 1989

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