Sto camminando accanto a chi mi ha dato la vita nell’ultimo tratto della “sua” vita. Come faccio a resistere mentre la vedo spegnersi ogni giorno, e ogni giorno di più? In che modo sopravviverò al dolore della sua perdita?
L’osservazione posta questa volta nel nostro forum di SOS Alzheimer On Line, appartiene al groviglio degli incubi più cupi: il rapporto con la propria madre e la terribile idea di perderla.
Madre è un termine comune a quasi tutte le lingue del mondo e significa “misuratrice, ordinatrice”, da cui tutto trae origine, in maniera ordinata. Ecco quindi, che, etimologicamente, identifica “ciò che produce”, “che contiene” e, quindi, porta in sé, la sorgente, la causa prima.
E allora, forse è per questo che di fronte ad un pericolo, ognuno di noi esclama, inconsapevolmente e irrefrenabilmente: “Oh… mamma mia!”. Che diventa “Oh, Madre mia!” quando siamo avvinti da un grande dolore, o dal vuoto dell’angoscia esistenziale. Ecco perché, quando allentiamo l’abbraccio da questa generatrice e la osserviamo allontanarsi scendendo verso quel Gange che è l’epilogo della vita terrena, ci sentiamo così precari.
Ma perchè la mamma è così importante?
Perchè, per ognuno di noi è “casa”; infatti, siamo cresciuti in lei e conosciamo, di lei, anche quello che, a lei, è nascosto (la sua frequenza respiratoria, la peristalsi intestinale, gli equilibri idroelettrolitici del liquido amniotico, i rilasci ormonali…. la sua vita più intima, insomma, proprio dal di “dentro”). Ecco perchè, alla nascita, noi cerchiamo quella “cosa” che ci ricorda la “casa”.
Una casa con cui spesso, entriamo in conflitto
Una casa dalla quale usciamo, altrettanto spesso, sbattendo la porta… pur tornando, sovente, indietro sui nostri passi per riannodare i fili di una memoria che temiamo, altrimenti, di perdere
Stare accanto a chi ci ha dato la vita, per vederla andar via…
Non importa la nostra età: quando accade torniamo a sperimentare, sul piano emotivo, l’angoscia di quando, da piccoli, abbiamo temuto di essere abbandonati…
Quanti rimorsi, rimpianti, sensi di colpa!
Quanta rabbia accumulata al ricordo delle troppe attenzioni, delle quasi oppressioni o di ciò che abbiamo vissuto come un abbandono per un meccanismo di attaccamento che abbiamo “sentito” precario
Oh, madre mia… ho ancora bisogno di te.
Eppure, magicamente, riscopro una forza, quella forza che ho ricevuto nel momento in cui mi hai guardato negli occhi e mi hai fatto capire quanto hai amato essere bambina e quanto mi avresti aiutato ad amare il “mio” essere bambino…
E allora mi tocca essere tua madre, Madre mia, per “amarti senza amare prima me e vedere anche quello che non c’è” e, seguendo il fiume delle tue emozioni, sentirti viva, sempre e per sempre in ogni mio recondito.
Provare ad essere tua madre… occupare, con delicatezza, ogni angolo del tuo cuore senza mai fare “rumore”
L’aiuto ad andar via…
Non posso non ricordare i passi di una stupenda poesia di Roberto Vecchioni:
Dimentica una cosa al giorno, tutto quello che ci hai dato, madre… e non hai voluto, indietro, mai. Dimentica una cosa al giorno, madre, grande lago calmo, prima stella della sera, foglia gialla dell’autunno, vecchio cucciolo all’abbraccio che volevo darti. E non ti ho dato mai. E se in quell’ultimo momento si sciogliesse tutto il tempo e tu, senza dolore andassi via, io ti terrei la mano nella mia. Ma dopo aver dimenticato tutto quello che è passato, come un vento che non soffia più, dimentica, per ultimo, anche me. O, io, non potrei dimenticare te.
Sarà quel che sarà…
…ma, probabilmente possiamo, da figli, considerarci come degli alianti in attesa del distacco dall’aereo madre che ci ha portato lì, dove ci giocheremo vita e destino con le correnti ascensionali, confidando sulla benevolenza della Madre di tutte la Madri. E, ciascuno, ci veda chi vuole.
Oh, Madre mia… Si può fare!
Vorrei terminare questa bella e dolorosa passeggiata nelle emozioni più intense, con gli ultimi versi dedicati da mio fratello Mariano a nostra madre:
“Sin da quando ero bambino ho cercato il tuo calore… Già uomo, mi sono abbandonato a te, capace di farmi tornare bambino. Madre, mi mancano tanto la tua saggezza, quanto quegli occhi, specchio della mia anima. Mi hai insegnato a cercare il sole oltre le nuvole per illuminare i miei pensieri: oggi dietro quel tramonto, cercherò te. Ciao Mamma… semplicemente, Grazie!”
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
Pagina personale
Canale youtube: