Questo modo di dire si tira in ballo quando si vuol mandare via una persona che si è presentata in casa all’improvviso. L’espressione è legata a un aneddoto della Roma papalina.
Si racconta che una popolana di Trastevere si era preparata una pizza, all’improvviso andò a trovarla una comare; la donna non volendola offrire, ancora calda, se la mise sotto il sedere. La comare, accortasi del gesto, non accennava ad andarsene, mentre la pizza scottava sempre di più.
Finalmente suonò l’avemmaria e la trasteverina pronunciò la famosa frase. Al che la comare rispose: non è l’ora che vi interessa, ma la pizza che vi scotta.
Simpatica la filastrocca romanesca che accompagna il modo di dire:
È l’avemmaria.
Chi sta a casa d’antri se ne vadi via.
nun dico a vvoi commare mia.
state puro quanto ve pare.
Ma s’io stassi a casa vostra.
Come state a ccasa mia.
Pijerebbe la strada e me ne annerebbe via.
Nun è ll’ora che v’importa.
È la pizza che ve scotta.
A cura di Fausto Raso
Pubblicato su Lo SciacquaLingua
Giornalista pubblicista, laureato in “Scienze della comunicazione” e specializzato in “Editoria e giornalismo” L’argomento della tesi è stato: “Problemi e dubbi grammaticali in testi del giornalismo multimediale contemporaneo”). Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collabora con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese” di cui è anche garante del lettore. Ha scritto, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi – Roma.