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Questo lavoro è stato scritto per la rivista Salute & Sanità che si distribuisce, gratuitamente, in abbinamento con il quotidiano “La Gazzetta del Sud”. Tale tematica è stata espressamente richiesta dal direttore editoriale Cassio Caracciolo, che ringrazio perchè ha mostrato interesse verso un settore chiave per la nostra vita. Noterete che, sia il linguaggio utilizzato che la ponderosità della trattazione sono diversi dal solito, dovendo rispondere ad esigenze di lettura diverse dal target di questo magazine. Per me, però, era impossibile evitare di pubblicarlo, anche, sulla rivista che amo di più

BUONA LETTURA

Il termine psicosomatico, identifica un elemento di congiunzione fra la propria attività mentale (quindi, quello che pensiamo) e il nostro corpo.

Ed effettivamente, ognuno di noi ha avuto modo di accorgersi del fatto che, per esempio, ogni volta che ci troviamo sotto stress, abbiamo un maggior bisogno di urinare, fa “capolino” qualche crampo addominale, può comparire il mal di testa e, chi più ne ha, più ne metta…

Questo è un fatto…

Nonostante ciò, però, se chiedessimo, a campione un parere sul ruolo della psiche riguardo al benessere del corpo, più di qualcuno storcerebbe il naso. Eppure, già Galeno di Pergamo vissuto nel 129 d. C. (Medico e filosofo greco, preparatosi a Smirne e ad Alessandria e attivo a Roma presso gli imperatori Marco Aurelio e Commodo) accoppiò alla pratica medica un vero e proprio sistema filosofico sul concetto di salute e malattia. In sostanza, sembra sia stato capace di notare e codificare in maniera scientifica, che le alterazioni dello stato psicofisico possono condizionare in maniera rilevante le risposte biologiche dell’organismo!

Continuando la ricerca, scopriremmo che, sul finire del diciannovesimo secolo, il medico Tedesco George Groddeck, con i suoi studi e le sue terapie è stato riconosciuto come il padre della Psicosomatica, influenzando anche Sigmund Freud.

Interessante fare un balzo al secolo successivo per rendersi conto che, a seguito degli studi sullo stress del prof. H. Selye (nel 1936), si comincia ad aver chiaro il motivo del rapporto fra mente e corpo e nascono i presupposti per la branca medica definita PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) che studia il ruolo della mente, nel rapporto fra Sistema nervoso, endocrino ed immunitario.

Giungendo ai giorni nostri, impattiamo, ormai, con l’epigenetica: il meccanismo che regola la trascrizione delle informazioni genetiche in base alla nostra capacità di adattamento all’ambiente e ai suoi fattori stressogeni.

Oramai, qualsiasi studente di Medicina del secondo anno di corso, nei suoi libri di Anatomia e di Fisiologia, trova le prove degli innumerevoli punti di contatto, nel cervello, fra emozioni e attività organiche (ipotalamo, ipofisi e ippocampo, su tutti).

E questa è Scienza!

Quando il corpo, urla le sofferenze e i disagi della propria esistenza…”

Nel 1987, il compianto Mario Boni (all’epoca, Presidente del Sindacato dei medici di Famiglia “FIMMG”, Vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma e Segretario della Federazione Nazionale dei Medici e degli Odontoiatri -FNOMCEO) scriveva in una sua relazione: “Un gran numero di persone che entrano nello studio di un medico, non presenta malattie organiche ma è portatore di disturbi psicosomatici. Possiamo avere, quindi, un’idea di quanto l’evoluzione della Società di questi ultimi quarant’anni abbia inciso sull’equilibrio dell’uomo di oggi. L’uomo di ieri basava i suoi sistemi di vita su valori che davano luce nei momenti difficili e bui delle scelte individuali. Oggi, quei valori tradizionali e tradizionalistici, sono stati messi in discussione senza essere sostituiti da valori su cui poter poggiare in maniera altrettanto ferma: senza direttrici certe si è verificato quello sbandamento che è alla base della crisi dell’uomo moderno. Ogni contributo che porta a noi medici un bagaglio di idee con cui raffrontarsi ed operare al meglio, deve essere accettato con favore ed attenzione”.

Non c’è organo o apparato che non risponda alle sollecitazioni del sistema nervoso e, quest’ultimo (come ampiamente dimostrato), “azionato” dalla mente (che è il suo software) dialoga col resto dell’organismo e gli “dice” cosa fare. In più, c’è una situazione particolare che riguarda la nostra pelle: quest’ultima, durante il periodo embrionario (nei primi tre mesi di vita intrauterina) nasce da una struttura che si chiama “ectoderma”, da cui vien fuori anche il sistema nervoso. In pratica, questi due, sono assimilabili ai gemelli siamesi: è naturale, quindi, che quando il cervello ha qualcosa da dire “utilizzi” la pelle, per parlare. Nel bene e nel male..

Il passato, coi suoi rimpianti, prende sempre più spazio… e la vita sparisce, man mano sotto i tuoi piedi; ti rendi conto che non stai andando da nessuna parte?” (cit.)

In pratica, alla nascita non ci è stato spiegato ma,ciascuno di noi, è costretto al rispetto di norme e regolamenti deviando dai quali, i nostri “anfratti” più intimi, cominciano a ribellarsi. Se il nostro cammino esistenziale, in qualche modo compensa le “deroghe” o si riallinea a quanto “Madre Natura” pretende, allora procederemo senza troppi scossoni. In caso contrario, la mente utilizzerà gli sbalzi d’umore, i disagi psicologici che conosciamo bene… oppure, il suo braccio armato: il corpo. Attraverso il “ponte” psicosomatico.

In conclusione

Sono sempre più convinto che sarebbe opportuno agire seguendo una sorta di percorso di autoCounseling: in pratica, non considerarsi dei malati (neanche potenziali) ma, piuttosto, persone che “debbono” imparare ad ottimizzare quello di cui dispongono. Spesso mi piace raccontare una storia imparata su uno dei libri del mio maestro, il prof. Giovanni Russo…

..un bel giorno che qualcuno dice triste, un essere umano emerse dall’immenso universo inconscio, composto di energia vitale, e presa coscienza di sé, unità parcellare, si trovò su ciò che tutti chiamano Terra. Qui, verdi pianure di buoni pascoli, lì monti bianchi, vestiti dalle nevi perenni; boschi con alberi millenari, laghi di buona acqua dolce e mari di acqua salata, ora impetuosamente minacciosa, ora di onde calde e confortevoli, tanti esseri umani e tante varietà di animali di mille specie. In questa girandola di Esseri Viventi, tutti in continuo movimento, il nuovo Essere Umano, piccolo piccolo, sgomento e perduto, si rivolse lassù “ove è tardo lo sguardo” e piangendo, incredulo, ripeté smarrito: “Come farò?” Una voce lontana, come fosse l’eco della sua…ripeté: “AVRAI TANTI POTENZIALI POTERI CHE TI PERMETTERANNO DI VIVERE” Questi POTERI sono i componenti della PERSONALITA’ che tutti noi Esseri Umani, alla nascita, nel momento in cui abbiamo avuto la condanna alla vita, POSSEDIAMO.

Dobbiamo:

  • Prima CONOSCERLI
  • Poi SVILUPPARLI
  • Quindi SAPERLI USARE

Il nuovo piccolo essere umano, avendo constatato l’impossibilità di altre scelte, piano piano, giorno dopo giorno, iniziò a sentire in sé “i suoi poteri” e ringraziando chi gli aveva donato tanti tesori, iniziò a vivere ciò che tutti impariamo a conoscere: LA VITA TERRENA. In attesa di tornare lassù ove tutto è immenso, per lui che vale molto di più di ciò che la “condizione umana” può farci realizzare. Per nostra sventura e maggiore sofferenza, strada facendo ci si dimentica che il soggiorno è temporaneo e ci si avvinghia alla terra, avviluppati dai mille tentacoli che la società che abbiamo trovato ci elargisce, convinta di offrirci il meglio e molto spesso facendoci dimenticare il “vero scopo”:L’ESPERIENZA DI VITA TERRENA.

Giorgio Marchese – Medico Psicoterapeuta, Counselor

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