Qual è il percorso che compiamo, quando dobbiamo scegliere?
COUNSELING
il 20 settembre, leggendo vari giornali online, mi sono imbattuta in una notizia che ha colpito la mia attenzione. La news, trattava del tema delle “decisioni”: come si prendono, perché, a cosa diamo importanza prima di decidere, quali errori compiamo… e nella prima parte si soffermava sul concetto della razionalità. Riporto interamente l’articolo.
Come si prendono le decisioni? Attraverso “scorciatoie”
Gli uomini sono molto meno razionali di quanto tendano a credere
MILANO- Gli esseri umani ritengono di essere razionali, ma nella realtà sono molto meno analitici di quanto tendano a credere. Lo dimostra la modalità attraverso la quale prendono le decisioni, che non è mai completamente razionale, come afferma la professoressa Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia cognitiva e di psicologia delle decisioni dell’Università degli studi di Milano, titolare di una relazione proprio su questo argomento alla settima conferenza mondiale The future of Science, intitolata quest’anno Mind: the Essence of Humanity, il 20 settembre a Venezia alla Fondazione Giorgio Cini sull’isola di San Giorgio Maggiore.
L’IMPORTANZA DELL’INTUITO
Prendere decisioni è un’attività che ciascuno ripete ogni giorno centinaia di volte, dalle più semplici, ad esempio cosa indossare la mattina quando ci si alza, cosa mangiare o acquistare, alle più complicate, come certe decisioni professionali. Eppure, nonostante si tratti di un processo ripetuto all’infinito, alla fin fine il compito è portato a termine più che altro attraverso l’uso dell’intuito. Se volesse davvero fare una scelta completamente razionale, infatti, un individuo dovrebbe aver prima esaminato in dettaglio tutte le variabili possibili e aver infine scelto traendo conclusioni strettamente logiche. Ma nella realtà questo non accade mai, e piuttosto si decide attraverso le cosiddette “euristiche”, ovvero attraverso scorciatoie cognitive che portano a decidere secondo l’impressione generale che ci si è fatti, quindi in maniera sostanzialmente intuitiva. Spiega la professoressa Pravettoni: “Le limitate capacità di attenzione e di memoria e le costrizioni percettive forzano le persone a dipendere da euristiche che semplificano il processo decisionale, e che possono essere descritte come regole empiriche o strategie di scorciatoia cognitiva che assistono le persone nella presa di decisione”. Questo modo di prendere decisioni fa parte della vita di tutti i giorni, ed è caratterizzato dall’interruzione volontaria del processo di raccolta di informazioni, non appena ci si è fatti l’idea di aver trovato una qualche opzione soddisfacente. Tra l’altro gli studi indicano che le scelte basate sulle euristiche generano una maggiore soddisfazione rispetto alle scelte effettuate da chi vorrebbe forzarsi all’interno di una schema razionale, prendendo analiticamente in considerazione tutte le possibilità prima di decidere. “I ricercatori hanno chiamato i primi “soddisfacentisti”, i secondi “massimizzatori”” dice ancora la professoressa Pravettoni. Ma questi ultimi “spesso si sentono peggio, e alla fine mostrano un maggior rammarico, e sono meno felici dei soddisfacentisti”.
IL PARADOSSO
È una specie di paradosso, per cui nel processo decisionale basato sulle euristiche, si scopre che alla fine il meno è di più. Le cose si fanno un po’ più complicate, tuttavia, quando questi principi sono applicati ad ambiti in cui le conseguenze delle decisioni possono andare a interferire con la vita delle persone. Ad esempio, le decisioni prese dai medici. Anche i medici usano spesso la via semplificata delle euristiche, e in una ricerca in via di pubblicazione sull’European Journal of Internal Medicine, Gabriella Pravettoni e Alessandra Gorini, ricercatrice, che dirige il Centro interdipartimentale di ricerca e intervento sui processi decisionali dell’Università degli studi di Milano, chiariscono che ci sono diversi meccanismi all’opera quando un medico prende le sue decisioni sulla base del modello euristico. Ad esempio, il medico può sovrastimare la frequenza di un certo disturbo se recentemente ne ha osservati più d’uno, e tendere quindi a fare più facilmente quella stessa diagnosi, anche quando il quadro clinico dovrebbe essere interpretato diversamente. Oppure c’è il fenomeno del cosiddetto “ancoraggio”, così descritto dalle due studiose: “È la tendenza a concentrarsi su caratteristiche salienti emerse nelle primissime fasi del processo diagnostico, senza la successiva capacità di modificare l’impressione iniziale alla luce di ulteriori informazioni”. Infine, può esserci il cosiddetto “bias di conferma”, la tendenza a notare e a dare importanza principalmente a quelle informazioni che confermano le proprie aspettative e convinzioni, tralasciando invece quelle che potrebbero portare verso un’altra strada, che magari è però invece proprio quella giusta.” Danilo Di Diodoro 20 settembre 2011
In economia, per un po’ di tempo, si è fatta un po’ strada l’idea citata nella prima parte di questo articolo, cioè la teoria dell’homo oeconomicus: l’uomo che ha la totale razionalità nello scegliere un qualcosa.
L’homo oeconomicus (il termine richiama quello di Homo sapiens) cerca sempre di ottenere il massimo benessere (vantaggio) per se stesso, a partire dalle informazioni a sua disposizione, siano esse naturali o istituzionali, e dalla sua personale capacità di raggiungere certi obiettivi. Il modello è stato formalizzato in alcune scienze sociali, particolarmente nell’economia.
L’homo oeconomicus è visto come “razionale” nel senso che egli persegue come obiettivo la massimizzazione del suo proprio benessere (definita da una certa funzione matematica detta funzione di utilità). In altre parole, questi individui perseguono un certo numero di obiettivi cercando di realizzarli nella maniera più ampia possibile e con i costi minori. (…)
In particolare, la razionalità attribuita all’homo oeconomicus consiste nel fatto che egli:
- ha certe preferenze (ad esempio, preferisce le mele alle pere) che è in grado di disporre in sequenza: quindi, se preferisce le mele alle pere e le pere alle banane, egli preferirà senza fallo le mele alle banane (proprietà transitiva).
- è capace di massimizzare la sua soddisfazione utilizzando al meglio le sue risorse: egli tenderà a massimizzare la sua utilità (e non il suo profitto).
- è in grado di analizzare e prevedere nel modo migliore la situazione e i fatti del mondo circostante, al fine di operare la scelta più corretta in ordine a detta massimizzazione. (fonte: wikipedia.org)
Senza voler tediare nessuno con queste teorie né soffermarci ad analizzare i concetti di moralità, vorrei soffermarmi sul retroscena mentale che ci suscitano “idee” del genere.
In particolare, è probabile che mentre prendiamo una decisione siamo sostenuti dal credere di essere così razionali e calcolatori, al punto che pensiamo, ripensiamo, riripensiamo alle conseguenze delle nostre scelte. Questo è un buon fattore perché il meccanismo della riflessione e dell’immaginazione ci aiuta ed è fondamentale per rimanere sempre coerenti con noi stessi e con la realtà circostante ma… non deve stressarci un pensiero scorretto: il controllo di tutte le variabili esistenti. Altrimenti, se la nostra scelta si dimostrerà sbagliata, come ci approcceremo a quell’esito? Lo definiremo “fallimento”? saremo assaliti da frustrazioni, sensi di colpa, rimpianti, rimorsi? Dovevo, potevo, ho sbagliato… uguale: sono imperfetto. Ma l’uomo è imperfetto e non può, come ormai sostenuto dalle stesse teorie economiche, analizzare e prevedere NEL MODO MIGLIORE LA SITUAZIONE E I FATTI DEL MONDO CIRCOSTANTE. Sarebbe un veggente. E, forse, questo spiega il perché sempre più ci rifacciamo a figure che si riconoscono la capacità di guardare al dopo. Cartomanti, veggenti, maghi.
In questo articolo tratterò di “scelte” e, con esse, di conflitti interiori, mettendo in evidenza e chiarificando il criterio che dovrebbe sempre orientarci:la LOGICA.
Mi piace riportare aneddoti dei cartoni. Il motivo è che queste storie, che noi grandi facciamo vedere ai bambini, rivelano delle verità della vita e le raccontano con gaiezza, senza ansia. Come si direbbe secondo il modello di Giovanni Russo, i messaggi che ci inviano sono neutrergici conditi da affettività e aggressività positiva e, questo, come ogni buona psicoterapia e un buon colloquio con un counselor, ci riempie di positività e, per un attimo, per un po’, cogliamo il messaggio. In ogni favola, da Cappuccetto rosso a Kung Fu Panda, i protagonisti sono chiamati a Scegliere. E sono protagonisti proprio perché sono “come noi”: hanno paure, insicurezze, voglia di qualcosa di diverso (aspirazioni), hanno “nemici e consigli” da cui evadere, aspettative di persone care che li condizionano. Chi di noi non ce li ha?
In maniera molto realistica a quello che succede nella vita di ognuno, ogni volta che dobbiamo scegliere qualcosa, qualsiasi cosa, il cervello dei personaggi dei cartoni animati, come il nostro, segue il seguente schema mentale:
– Prendere in considerazione il problema (es. sono felice?Il pensiero di dover fare quella cosa o dover stare a certe condizioni mi piace?);
– Scegliere fra le possibili soluzioni (es. come posso fare per esserlo? Valutare le diverse strade possibili e i costi di ogni ipotesi: Delusione degli altri, impegno, studio, rinuncia di altri elementi per me importanti…);
– Valutare l’attuazione (es. quali costi devo sostenere per affrontare il percorso che ho in mente per il raggiungimento del mio obiettivo e valutarne la fattibilità concreta.)
Ora che gli abbiamo dato un nome e una sequenza, ricerchiamo questi passaggi in ciò che succede alla protagonista del cartone “Pocahontas”.
Ciò che dei fiumi amo di più E che non sono mai uguali, mai E l’acqua scorre senza mai pensare. Ma per noi umani non è così, Se il prezzo da pagar Ci fa perder loccasione di scoprire. Dopo il fiume cosa c’è? Al di là del fiume cosa c’è? Ed io non so, dopo il fiume cosa c’è. Là dove noi non rischiamo mai, non so se poi, se il mio sogno incontrerò; Forse dopo il fiume c’è per me, solo per me… Lo sento dietro agli alberi E ovunque vada lui è con me Non posso più ignorare il suo richiamo, Mentre adesso gli altri aspettano, Ed io sono ancora qui a fantasticare che qualcosa avvenga, al di là del fiume che Sta sognando insieme a me…E cerco ancor dopo il fiume cosa c’è. Qualcosa che, non so come sia, non so perché se il mio sogno corre là, dopo il fiume cosa c’è? Dopo il fiume cosa c’è? Dovrei scegliere una via per capir la vita mia: se sposare Kokoum
Ma come può finir così? O tu sei lì… lì per me, mi aspetti, dietro il fiume aspetti me
Tutte le tre fasi (prendere in considerazione il problema, scegliere fra le possibili soluzioni, valutare l’attuazione), dal momento che presentano molteplici opzioni, costituisco l’innesco per conflitti decisionali, circa la comparazione fra costi e benefici. Man mano che si risolvono, si applicherà quello che serve al raggiungimento dell’obiettivo.
Esiste la seguente verità: la nostra mente, quando costruisce idee e parole, deve operare una serie di scelte in funzione di quello che pensiamo. Se qualcosa ci disturba sarà ancora più difficile riuscire a scegliere cosa fare… dalla cose più semplici a quelle più articolate.
Quante volte siamo bloccati dalla paura di far soffrire qualcuno, paura di dover pagare un prezzo elevato per le nostre scelte… e poi scoprire che non ne valeva la pena. Quando, da bambini, avevamo paura delle punizioni, in fondo temevamo di far soffrire un nostro genitore, il quale ci puniva e poi si sentiva colpa, per essere stato aggressivo: una serie di conflitti, dai quali difficilmente ci si libera, sul piano dell’oppressione, perché, la verità è che non possiamo vivere senza conflitti come, d’altronde, non possiamo vivere senza frustrazioni!
E’ un sistema adottato dalla natura per costringerci a migliorare continuamente, il nostro modo di operare, di pensare. E’ come se fossimo degli atleti, indotti in maniera continua e relativamente costante ad allenarsi per rendere al meglio, in funzione di un obiettivo: appagare ciò che serve per dare un senso alla vita.
Scegliere, come abbiamo visto, presuppone una valutazione e una selezione di elementi e tutto questo processo, come già accennato, è accompagnato da conflitti che sono stati di tensione più o meno intensi e più o meno gravi, che si generano dalla difficoltà di prendere una decisione.
In questo caso il conflitto che la protagonista vive prima di prendere la decisione, è di notevole pregnanza perché scaturisce da una base affettiva: “so che la via che i miei cari vorrebbero per me non è quella che io sogno ma so che se seguissi la via che sogno li farei soffrire… in fondo loro mi amano. Scelgo di soddisfare me o scelgo di soddisfare il sogno dei miei cari? In ogni caso soffrirò. Nel primo caso perché loro soffriranno e gli darò una delusione, nel secondo caso perché io sarò infelice”. Ma… qual è la sofferenza più grave? Quella di far soffrire sé stessi non perseguendo ciò che vorremmo nella nostra vita o quella di far soffrire gli altri se scegliamo qualcosa che valutiamo positivo per noi e non è condiviso?
Come si evince dal video, nella prima parte la protagonista è allegra. Quando escono i suoi pensieri, quello che la rispecchia, lontano da tutti e tutto, esce fuori la SUA verità incondizionata. Quando pensa a quello che gli altri vorrebbero nasce la paura: il tono di voce le si abbassa, l’aria appare triste e preoccupata. Prende in considerazione dei pensieri che la sua logica riconosce scorretti per lei e…
Ed eccoci a noi… cosa si sceglierà? Cosa verrà fuori da queste analisi e da questo conflitto? Sé stessi o gli altri? E cosa farà pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra?
Procediamo con ordine. Noi esseri umani siamo impregnati di condizionamenti che ci fanno sorgere il timore di deludere qualcuno o di trasgredire una via che, in basa a pensieri altrui è considerata “la migliore”, la più auspicabile, la più lineare, la più sicura ma che proprio non ci scende. Ce la raccontiamo in tutti i modi per sopportarla ma… non ci scende.
È come il sapore del surrogato di cioccolato: una magra consolazione di poco sapore che noi fingiamo di credere più buono aggiungendo quel sapore che gli manca con l’immaginazione e l’autoconvincimento. Ma continuiamo a sognare il cioccolato. Quello puro.
Rapunzel – Aspettando una nuova vita.
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E allora, può capitare che, pensiamo, ripensiamo, sogniamo, e poi agiamo: scorriamo frettolosamente tutte quelle fasi e facciamo finalmente ciò che vogliamo buttiamo via quel surrogato che ci hanno proposto con tanto amore, afferriamo un pezzo di cioccolato, lo mordiamo e…
Finalmente ci concediamo di assaggiare una delle cose più buone che esistano… un vero momento di godimento per il palato ma… se non abbiamo ben ponderato la nostra scelta prima di farla, non abbiamo valutato il costo da sostenere e non abbiamo imparato a riconoscere il criterio corretto per giungere a quel momento, e non lo abbiamo messo in relazione con la realtà ecco che riemergono i conflitti… … accompagnati dai sensi di colpa…e la domanda che ci troviamo a porci è “che ho fatto?”
Rapunzel – L’intreccio della torre – “Libera!”
Ci può capitare di oscillare tra la gioia di aver fatto quello che volevamo e il senso di colpa per aver tradito chi ci ama, o per aver fatto soffrire qualcuno, o per paura che sia effettivamente la scelta corretta… e ancora, dopo aver scelto, stiamo scegliendo se continuare sulla strada presa o tornare indietro e accontentare, assecondare un altro o una nostra abitudine.
In questo conflitto ci accompagnano paura del cambiamento e senso di colpa. E, come sempre, dobbiamo scegliere e, come sempre, in base a quello schema proposto sopra, valutare costi e benefici.
A volte, i personaggi dei cartoni, per uscire da questo marasma di pensieri fatto di ansia, sensi di colpa, paura, voglia di cambiare, responsabilità da supportare, come noi, cercano aiuto dai saggi che, generalmente sono personificati da personaggi allegri e leggeri ma altamente ponderati e che, a differenza dei protagonisti che ancora stanno CRESCENDO, sanno riconoscere i loro limiti, i loro errori, accettano gli “sbagli” e, per questo, non hanno più bisogno del “controllo”.
La Via del Maestro – Oogway 2
In questo spezzone del film si evincono due tipi di comportamento nettamente diversi. Entrambi i maestri non hanno il dono della veggenza e compiono delle scelte. Il primo, a differenza del secondo, però, non ammette la deviazione… in altre parole: è rigido e non accetta l’imperfezione dagli altri e da sé. Non accetta lo sbaglio. E come tale si punisce quando le scelte che fa si dimostrano “fallimentari”. Il secondo, il maestro tartaruga, appare invece più logico e conciliativo col mondo: accetta la realtà, accetta le deviazioni di percorso, è flessibile, si perdona, perdona gli altri e cerca rimedi. Con fiducia.
La parola che più spesso ripete in questo spezzone è: “credi”. In cosa?
In se stessi…e, per rispondere alla domanda che ho posto all’inizio dell’articolo e alle domande che ci facciamo per selezionare e arrivare alla scelta “giusta”, nella propria LOGICA.
La Logica è il criterio che guida il nostro pensiero nella formulazione delle idee che produciamo di continuo. È un parametro per stabilire quello che è corretto e quello che è scorretto. Il pensiero, deve operare una selezione dei componenti depositati in memoria per costruire le idee, non le prende a casaccio. Nel momento in cui fa questo, adopera un criterio, utilizzando la Logica ancor prima di chiedere una verifica del lavoro completo. Quando ci troviamo a scegliere, quando dobbiamo elaborare delle strategie per arrivare ad un obiettivo, è’ il pensiero che stabilisce cosa fare o non fare. Utile / Non utile, Piacevole / Sgradevole, sono 4 riferimenti in base ai quali si stabilisce come comportarsi, nell’accettazione o nel rifiuto di messaggi esterni. Il criterio è un punto di riferimento, con delle regole. Nella vita, ognuno di noi ha bisogno di parametri di riferimento, per stabilire cos’è giusto e cos’è sbagliato. La logica consente di fornire dei parametri di riferimento per una vita normale, sana e corretta.
I più importanti parametri li percepiamo, per gli altri si ha il bisogno di imparare come rispettarli, adeguandosi alle difficoltà del quotidiano.
Nel penultimo video inserito finora (la “guerra interna” di Rapunzel)sono esplicitati perfettamente la funzione della logica e il conflitto che si crea quando qualche idea malsana e condizionante interviene per abitudine a giudicare il nostro operato: la logica giudica malsana l’idea che stiamo accettando o formulando e idea logica (vivere fuori dalla torre)e idea non logica(rimanere chiusa per non deludere la matrigna) si scontrano dentro di noi facendoci sorgere il dilemma del “cosa faccio?”. “cosa ho fatto?” e facendoci soffrire. Ma perché? Ad un primo esame chiunque di noi considererebbe anormale e illogico il senso di colpa di Rapunzel perché tutti noi, di base, sappiamo che la libertà è un nostro diritto e chiunque direbbe a Rapunzel “scappa!!!!”Certo. Questo accade perché il nostro criterio, la nostra logica, è automatica e naturale… nessuno ci deve insegnare che si mangia quando si ha fame o si beve quando si ha sete o che la vita non si può trascorrere in quattro mura senza parlare con anima viva o che si riposa quando si è stanchi ma, se nel tempo abbiamo ricevuto insegnamenti e messaggi in opposizione alla logica, ci saremo attrezzati per reprimerla evitando così di mettere in discussione ogni messaggio che ci pareva “strano” ed evitando di mettere in discussione le persone che ci trasmettevano simili messaggi.
Questo è quello che è stato trasmesso a Rapunzel in conseguenza della sua richiesta di uscire:
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La protagonista viene rinchiusa per 18 anni in una torre. Potrebbe scegliere di andarsene srotolando i suoi capelli in ogni istante ma non lo fa. Sogna di andare via ma chiede il permesso a chi la ha relegata lì perché, come tutti noi quando cresciamo, ha bisogno di conferme e fiducia. E, cosa da sottolineare, come dice e gli ricorda la matrigna “non ha un programma”, in altre parole ha un sogno ma non sa come fare per realizzarlo: non conosce le sue capacità perché non le ha mai potute testare, non sa se è in grado di stare nel mondo, non sa la strada che porta al castello per vedere le tanto agognate lanterne. Rapunzel attende… la sua Logica la invita a lasciare tutto e scappare ma, analizzando la realtà si rende conto che la sua pulsione ha bisogno di un programma, di un aiuto per poter essere realmente soddisfatta, per poter avere una possibilità di efficacia, un SENSO che renda giustizia al costo che sta sostenendo.
Rapunzel fa vincere la Logica (anche se ancora inconsapevolmente) e scappa dalla torre ma, proprio per quando sopra detto, per il senso e l’analisi della realtà, prima cerca qualcuno che possa aiutarla nell’implementare il suo programma. Coglie un’occasione capitata per caso e la rende opportunità, mettendo già con questo alla prova la sua capacità di formulare strategie finalizzate al soddisfacimento del suo bisogno e la sua capacità di fronteggiare eventi inattesi.
Piano piano agisce mettendo in discussione, questa volta praticamente, le idee che altri (e forse anche lei) avevano su di sé. Prova, si accorge che ha delle capacità e comincia ad acquisire fiducia in sé stessa. Nonostante i primi “successi”, come abbiamo visto, essendo stata abituata a mettere da parte la Logica per “digerire” idee scorrette e dolorose vive la “guerra con se stessa”, tipica prima delle scelte, anche dopo aver scelto, protraendo il conflitto interiore.
“Per fare un passo in avanti bisogna perdere un attimo l’equilibrio.”( Gramellini – L’ultima riga delle favole)
Sostenere la scelta fatta, soprattutto quando la logica che abbiamo usato per arrivare alla scelta ci è ancora poco chiara ed è ai nostri occhi “nuova”, (e anche perché siamo sottoposti e ci sottoponiamo ad un cambiamento che ci fa perdere per unpò l’equilibrio”) implica altre difficoltà che sono un’opportunità di crescere, migliorarsi e diventare persone più mature: fiducia in sé stessi, valutazione corretta di sé (autostima), apprendimento della Logica, senso di realtà ed analisi della realtà, flessibilità e conciliazione per poter accogliere eventuali modifiche di percorso rispetto a quanto avevamo deciso e ipotizzato. Questo ci permetterà di evitare di sviluppare sensi di colpa e di prendercela con noi stessi nel momento in cui qualcuna delle nostre scelte intrapresa secondo valutazioni corrette dovesse comunque risultare errata o darci una delusione imprevista. E, inoltre, se avremo vagliato bene l’attuazione, avremo calcolato il margine di errore e di insuccesso ipotetico della nostra strada che comunque riusciremo a sopportare e, lo sbaglio, ci darà la possibilità di aumentare la nostra esperienza; aumentare, cioè, quella serie di informazioni di cui il pensiero si serve per elaborare le idee e le strategie che solo così saranno sempre più affinate.
Vorrei chiudere questo articolo con un altro video… che si lega a tutto quello di cui ho cercato di trattare, pur renedendomi conto della non esaustività dell’articolo rispetto a degli argomenti così vasti e complessi…
E’ uno spezzone del film “Due single a nozze”. La protagonista non è più sicura di voler sposare il promesso marito ed è in crisi. Cerca di non ascoltarsi continuando a persistere, benché non ne abbia più la motivazione e la convinzione, sulla strada precedentemente scelta, come se non potesse più tornare indietro, ma poi, arriva l’affetto di un padre che la solleva dal peso della scelta e la incoraggia ad usare quella che noi chiamiamo “logica” , che si basa sul rispetto di sé stessi e dalla voglia di raggiungere il ben-essere, attraverso la soddisfazione di quei bisogni necessari non indispensabili; ciò che consente di raggiungere quelle gratificazioni realizzanti in grado di dare un senso concreto alla nostra esistenza:
-autostima
-autoaffermazione
– integrazione sociale nel rispetto della tutela della propria identità
– autorevolezza
– appagamento sessuale all’interno di un valido rapporto d’amore
– programmazione ed autorganizzazione
– riservatezza
– riservatezza
– garbo e cortesia…
Questo video esprime il giusto animo e il giusto pensiero con cui decidere e con cui affrontare il pre, il durante e il post decisione senza cadere nell’angoscia di “aver sbagliato”, accettandosi così, rispettando il percorso mentale fatto per arrivare a quella decisione… se si sceglie con correttezza verso sé usando la logica e, verso gli altri, qualsiasi cosa succeda non ci sarà posto per i pentimenti perché si sarà fatto quello che era possibile, in quel momento, con quelle informazioni e a quelle condizioni. E gli errori saranno esperienze da cui imparare. Un messaggio saggio che un padre dà a sua figlia condito, ovviamente, da affettività positiva e fiducia. Che rende tutto, sempre, possibile.
Conclusioni…
Come i protagonisti dei cartoni, anche noi possiamo chiedere chiarimenti e aiuto ai nostri saggi… non si chiamano “nonna salice”, non sono tartarughe o altri animali, ma il loro stesso senso e la loro funzione la possiamo cercare e trovare in un genitore, in un nonno, se siamo fortunati e ci hanno insegnato ad usare correttamente la logica . In ogni caso, per ricevere un supporto professionale e competente in un momento di crisi, di cambiamento, di conflitto, di scelte, possiamo rivolgerci a dei counselor (vocabolo che significa, etimologicamente, “venire in soccorso per rialzarsi insieme e camminare autonomamente”).
In un marasma di pensieri e di confusione, quando si è persa la “bussola” (la logica) dell’orientamento, attraverso il Counseling Empowerment, si ha la possibilità di imparare (grazie all’aiuto di un counselor) a gestire le proprie capacità per agire, sia sul piano strettamente personale, che di conseguenza, nella Società, come essere umani protagonisti e non spettatori della propria vita. E, si può imparare, ri-imparare ad usare la logica e ad affrontare, supportati da qualcuno e con nuovi apprendimenti, le Scelte della propria vita.
Ricordiamo, come sempre, che è attivo il Telefono Amico (0984 1716076), un servizio di aiuto telefonico, a disposizione di chi vuole trovare ascolto e comprensione per problematiche personali.
Fortuna che ho capito che la mia vita ha un valore e quel valore glielo do io con le mie scelte e con il coraggio delle mie decisioni. Ho imparato a pormi una domanda ogni sera prima di addormentarmi: cosa hai fatto oggi per realizzare il tuo sogno, la tua libertà? Alla seconda sera in cui mi sono risposto: ‘Niente’, ho capito quanto in fondo una parte del problema fossi io. Quindi, o smettevo di lamentarmi o iniziavo a darmi da fare. (Fabio Volo, “E’ una vita che ti aspetto”)
Fonti
Emanuela Governi – Dottore in Scienze Sociali – Mediatore Familiare – Counselor in formazione