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Per vivere o morire. Ma con dignità.



Riflessioni – 23



“Case di pane, riunioni di rane, vecchie che ballano nelle Cadillac; muscoli d’oro, corone d’alloro, canzoni d’amore per bimbi col frack; musica seria, luce che varia, pioggia che cade, vita che scorre, cani randagi, cammelli e re magi… Forse fa male eppure mi va di stare collegato, di vivere di un fiato, di stendermi sopra al burrone, di guardare giù: la vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare! Mi fido di te, io mi fido di te… ehi mi fido di te: cosa sei disposto a perdere? Lampi di luce, al collo una croce… la dea dell’amore si muove nei jeans, culi e catene, assassini per bene; la radio si accende su un pezzo funky, teste fasciate, ferite curate… l’affitto del sole si paga in anticipo… prego, arcobaleno, più per meno meno! Mi fido di te, cosa sei disposto a perdere? Rabbia, stupore, la parte… l’attore… dottore, che sintomi ha la felicità? Evoluzione, il cielo in prigione: questa non è un’esercitazione; forza e coraggio, la sete, il miraggio, la luna nell’altra metà, lupi in agguato: il peggio è passato; mi fido di te: cosa sei disposto a perdere?” (Jovanotti).


Christian Coppolino
e Sergio Molinari. Due ragazzi “armi e bagagli”. Due sorrisi “sciaboletta al fianco”. Due cervelli e un solo cuore, tra le sister di Madre Teresa di Calcutta, lì dove anche il cielo è di fango… dove sui muri si legge “grazie per avermi aiutato a morire con dignità”, dove un bambino che si spegne è solo una tacca in più sul taccuino dell’ingiustizia…


“Talvolta un pensiero mi annebbia l’Io: sono pazzi gli altri, o sono pazzo io?” (Albert Einstein).


Burattini senza fili che hanno letto quei libri dove c’è scritto che i saggi e gli onesti sono quelli che fanno la storia… che buffoni e burattini, magari non faranno la guerra ma strapperanno uno sguardo dolce a quella fronte troppo giovane per staccare la spina…. che “veste” il dolore del mondo e termina così, in un muto contegno… tra i rantoli che invocano amore, dentro il silenzio e la paura di una manina che cerca… ma non trova.

Calcutta. Un mondo che gira in maniera “psicoticamente binaria”: da una parte il meglio dell’ingegneria tecnologica, dall’altra, come in videogioco, gente che muore senza gambe né braccia, con teste deformi e volti segnati.


Christian e Sergio, “solo” undici ore di volo non proprio in Business Class, per incontrare quadranti animati a cui non interessa chi sei ma solo quanto puoi donare del tuo cuore per provare a cambiare qualcosa, per farsi sentire, per tornare ad essere magari, padroni del niente…


Ventuno grammi. Questo pare sia il peso che si perde quando si muore. Tre secondi esatti. Questo è il tempo che impiega lo sguardo di un bambino a dirti che sta andando “altrove”. Questo è quello che Christian ha capito bene, come un pugno nello stomaco, come un colpo basso, di quelli che, quando vengono inferti durante un incontro di boxe, l’arbitro ti squalifica a vita. Quella vita che il bambino “ci” ha appena riconsegnato.


Il Dio delle piccole cose. Quelle che mancano, quelle che servono. Appunto. Di spalle, due “uomini” di quelli “che si è buttato via lo stampo”. Christian e Sergio. Appunto!


Quale allegria… se ti osservo nella polvere delle mie colpe? Senza nemmeno avere lo sgravio di vederti “volare”! Quale allegria, se non riesco a dirmi che senso ha lo spreco di chi si lamenta di non poter coprire quegli insulti che io chiamo “spese fatue”? Chissà se il mio UMTS è più veloce della Signora con la falce! Insomma, non so più dove cercarmi per purificarmi dagli orrori di una Società opulenta, ipercolesterolemica che dorme solo con gli ipnoinducenti… Quale allegria, far finta di volerci bene, con la tua faccia sulla mia… tanto domani “ciao come stai?”… una pacca sulla spalla e via. Quale allegria, cambiare faccia cento volte per far finta di essere pulito, perché è carnevale… e ogni scherzo vale! Che sintonia. Lebbra e dolore contro una testa di pensieri che scansa macchine e giornali e torna in fretta a casa… tanto oggi è come ieri. Senza allegria, a letto insieme senza pace senza più niente da provare.

Cari Christian e Sergio… ma è più Pasqua o Natale?

Ma perché non ci punite con le foto di chi ci mostra come si muore con onore? Noi, precari della vita, che rifiutiamo di diventare adulti e capaci di andare oltre lo zero… che non ha inizio né fine, che ci blocca in una flat… perché milioni di SMS possano cancellare pixel “dei piccoli eroi maltrattati, lasciati soli in un angolo oscuro mentre vanno cercando una strada una luce, un riparo, una guida“, degli ultimi in fondo alla lista, che vogliono ma non possono. E se, per un po’, facessimo parte anche noi di quel coro? Se, a chiudere quel cerchio, ponessero chi si duole per l’astinenza dall’ultimo “palmare”? Siamo noi, belli come alla tivù, “teneri” e incoscienti, vuoti sognatori, divisi fra un look e una griffe… Nessun detersivo ci potrà smacchiare!


Scusa, Christian, ma i poveri cristi senza eternità hanno, per caso, quell’odore di santità che vagheggia chi ha perso il senso della misura? No, perché, sai com’è… il santo che ipotizzo io, non percepisce onorario, ha un posto “onesto” sul calendario e la faccia “provata” dall’acqua e dal sale delle tante reti issate da un mare che non regala, non concede ma mette alla prova… cuore intatto e coraggio indenne!

Quando sparisce col sorriso la paura, voi siete li, a fare il viaggio con chi soffre davvero, a capire come si coglie la gioia prima che sia rimpianto. Quando un sole muore e non ti aspetta più nessuno, due cuori e un cervello solo, Christian e Sergio. È lì che ha inizio la storia. Se questo non è più un giuoco beh, forse è meglio chiudere gli occhi e continuare a sognare!

“Voglio trovare un senso a questa sera, anche se questa sera un senso non ce l’ha. Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha. Voglio trovare un senso a questa storia, anche se questa storia un senso non ce l’ha. Voglio trovare un senso a questa voglia, anche se questa voglia un senso non ce l’ha. Sai che cosa penso? Che se non ha un senso, Domani arriverà… Domani arriverà lo stesso. Senti che bel vento? Non basta mai il tempo, Domani un altro giorno arriverà… Voglio trovare un senso a questa situazione, anche se questa situazione un senso non ce l’ha. Voglio trovare un senso a questa condizione, anche se questa condizione un senso non ce l’ha. Sai che cosa penso? Che se non ha un senso, Domani arriverà… Domani arriverà lo stesso! Senti che bel vento? Non basta mai il tempo… Domani un altro giorno arriverà… Domani un altro giorno… ormai è qua! Voglio trovare un senso a tante cose, anche se tante cose un senso non ce l’ha…”(Vasco Rossi)


Amami quando lo merito meno, perché sarà quando ne ho più bisogno (Anonimo)



Grazie…

 

G. M.