Condannato alla vita?
Counseling 13
“La vita non è che la continua meraviglia di esistere“ (Tagore)
Dopo avere riletto alcune parti del libro “Vorrei Vederci Chiaro – osservando riflettendo meditando sull’Essere Umano – questo condannato alla vita” del medico psicoterapeuta dott. Giovanni Russo (EUR Editore), mi sono accorta del desiderio di scrivere alcuni pensieri in merito, i quali rimarranno, per un po’ di tempo (fin quando non terminerò di rileggerlo tutto), incompiuti. Per il momento, le mie riflessioni si soffermano su un termine ben preciso: “condannato”.
Dopo aver consultato il dizionario della lingua italiana, noto che la parola condannato è così spiegata: “chi è stato colpito da una condanna”; ricercato, allora, il termine condanna, leggo: “sentenza con la quale i giudici infliggono una pena; obbligazione inflitta con tale sentenza; condizione di dolore, disagio, tormento, alla quale è difficile sottrarsi; giudizio di biasimo, disapprovazione, spec. di carattere morale”. Ancora non mi basta e vado alla ricerca dei sinonimi: “punizione, sanzione, disapprovazione, riprovazione, censura”.
Bene, a ricerca completata, rifletto sulla mia magica condizione di Essere Umano (F.C.) e mi chiedo “esiste un giudice che ha inteso infliggermi una pena? Ho l’obbligo di scontare una sanzione? Vivo una condizione di dolore, disagio o tormento alla quale non posso sottrarmi? Sono biasimata o disapprovata da qualcuno?”.
La risposta a questa serie di domande è sempre la stessa: no!
Allora, vorrei vederci chiaro: osservando, riflettendo e meditando, mi dico “ma allora non sono una condannata!”. Desidero, a questo punto, scoprire quali termini riporta il dizionario dei contrari riguardo la parola che sto osservando: “amnistia, approvazione, lode, assoluzione, grazia”. Dopo attenta analisi scelgo quella che ritengo più congrua alla mia condizione di Essere Umano: “lode”; consequenziale l’aggettivo: “lodato”. Ora vedo chiaro: l’Essere Umano è lodato dalla vita!
La vita rende lode all’Essere Umano, lo elogia e lo esalta con “entusiastico consenso“! E’ così che mi piace interpretare.. E’ questa la visione che intendo accogliere, perché ciò mi sprona ancora di più a non dare mai per scontata la bellezza di determinati momenti, contesti, attimi e persone; a non trascurare il raffronto con chi, per carenza di apprendimenti e informazioni, permette che la propria esistenza si trascini in un faticoso, deprimente e improduttivo quotidiano, mentre io, giorno dopo giorno, scopro l’esistenza di un nuovo modo di vedere le cose, di comprenderle diversamente rispetto a “prima”, di voler viverle con approcci completamente distinti rispetto a quelli adottati da quel complesso di uomini e donne che intricano la propria esistenza con futili desideri, scorrette aspirazioni, continue e dannose competizioni con altri uomini e donne e che trasformano tutto in abituale routine priva di autentici obiettivi di vita.. fa rabbia osservare tutto ciò dall’esterno! “Quando sono sopraffatto dalle preoccupazioni, ripenso a un uomo che, sul suo letto di morte, disse che tutta la sua vita era stata piena di preoccupazioni, la maggior parte delle quali per cose che mai accaddero” (W. Churchill).
C’è una piccola parte di universo in ognuno di noi: infatti, “l’essere umano, in potenza, racchiude l’energia universale (rappresentata in termini infinitesimali), che prende il nome di Energia Vitale Umana“.
Quella appena citata è una delle più belle definizioni utilizzate per rendere l’idea dell’Essere Umano. Basta “solo” rendersene conto e sperimentarlo osservando, riflettendo, meditando.. bisogna imparare a realizzarlo in tutti i nostri elaborati di pensiero. Infondo “la vita, senza una meta, è vagabondaggio” (Seneca).
Nutro profonda ammirazione nei confronti dell’autore del testo che sta ispirando queste mie riflessioni e cresce in me, di giorno in giorno, il desiderio di capire e comprendere il suo pensiero, di farlo mio quanto più possibile, per beneficiare dei consequenziali vantaggi; l’apporto fornito alla scienza dai suoi studi e dalle sue pragmatiche ricerche mi esalta e non voglio pensare che questa mia interpretazione del suo “Essere Umano condannato alla vita”, possa essere considerata una critica nei suoi confronti; anzi, è proprio lo studio delle sue considerazioni e dell’intera sua visione dell’Essere Umano che mi ha mosso a voler considerare quest’ultimo un “lodato dalla vita”!
Egli asserisce che fin dalla nascita (nel momento in cui “abbiamo avuto la condanna alla vita“), ognuno di noi ha iniziato a possedere tanti potenziali poteri che permettono di vivere, costituiti dai componenti della personalità. E’ necessario prima conoscerli, poi svilupparli e quindi saperli usare per ottenere il massimo rendimento da questi “tesori donatici” e poter gustare la Vita Terrena come Madre Natura si aspetta e da sempre progetta. Trovo fantastica e affascinante l’idea di guardarmi dentro e scendere sempre più profondamente “in me” per conoscere i miei poteri e si svilupparli, ma per poi giungere finalmente a quell’ultimo allettante stadio del saperli usare. “Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive” (F. Dostoevskij).
Il frutto delle riflessioni del professore, muove e sostiene chiunque desideri concretamente, realmente e visibilmente sperimentare la magia di questo breve periodo di tempo che intercorre tra il momento in cui giungiamo nel mondo e quello in cui ne dipartiamo. Ognuno di noi, che lo accetti o meno, che lo gradisca o meno, rappresenta un “piccolo, piccolissimo pezzo di universo“. E come può questo piccolo pezzo di universo rimanere indifferente di fronte tale scoperta? O come può permettere che situazioni difficili e apparentemente irrisolvibili sciupino ogni attimo donato senza pensare che si può, anche in presenza di grandi “difficoltà”, trovare una strada, scovare un punto di forza, sfruttare un ostacolo?.. Certo che è possibile sfruttare una difficoltà! La vita, a volte, si avvale di modi misteriosamente bruschi e a prima vista inaccettabili per sorprendere e “spalancare gli occhi”, si prende affettuosamente gioco di noi e, mentre continua a vederci “mescolati” tra tanti, uguali a tanti, d’improvviso si rivela nella sua autenticità, mostrando, anzi dimostrando, che, spesso, è proprio a causa o “grazie” a ciò che ritenevamo difficoltà, che si scopre quello che non immaginavamo, che si sperimenta quello che neanche consideravamo, che ci si accorge di come può, quasi magicamente, diventare meraviglioso liberarsi di quelle zavorre che ritenevamo fonte di stabilità ed equilibrio quando invece l’equilibrio era in tutt’altro luogo: nelle fessure più nascoste della nostra essenza, che caparbiamente tenevamo ben protette e che dovevano, invece, potentemente risalire a galla affinché si capisca che chi si sente in bilico e pensa di affondare in un mare oscuro di tristi pensieri e di irrisolti conflitti, proprio quando crede di essere avviluppato da un vortice che non vuole lasciar scappare, osservando riflettendo meditando trovi il modo di scendere giù sempre più giù all’interno di quel piccolo pezzo di universo che “è” e sgorgare a nuovi albori..
“Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla” (L. Tzu)
Maria Mazzuca
Riflessioni
Lavoro interessante e perspicace. L’affermazione “condannato alla vita” muove dall’osservazione scientifica che ci vuole “necessitati” a migliorarci. Così facendo, però, siamo costretti ad accelerare le reazioni psicometaboliche con conseguente aumento di tossine che si generano ogniqualvolta si “accende” un motore a combustione interna. Quindi, maggiore intensità elaborativa, comporta una maggiore necessità di attivare sistemi di smaltimento… con consumo di energia che velocizza l’invecchiamento dei sistemi coinvolti. È difficile trovare qual punto di equilibrio che gli economisti chiamano “sviluppo sostenibile”. Almeno per noi. Almeno per ora. Gente come te, dimostra la voglia di provarci. In bocca al lupo.
G. M.