Cosa succede quando si “é fumati”?
Il problema dell’uso di stupefacenti fra i giovanissimi, ha assunto da molti anni proporzioni allarmanti. Dai dati più recenti risulta che:
il consumo delle cosiddette droghe leggere coinvolge un terzo dei ragazzi in età scolare ed è ritenuto “normale” sia dagli stessi utilizzatori, sia da un considerevole numero di adulti, che comprende anche opinion leader, esponenti dei mass media, dello spettacolo, del mondo politico e istituzionale. L’età del primo approccio con le droghe, in particolare dei derivati della canapa indiana, sotto forma di hashish, olio di hashish e marjuana, la cosiddetta “erba”, “fumo” o “spinello” è in progressiva diminuzione e riguarda fasce di età tra i tredici e i diciassette anni.
Tutte le sostanze stupefacenti sono veleni e nessuna è innocua.
Ma che cos’è la canapa indiana? La canapa indiana (cannabis indica) è una pianta originaria del subcontinente indiano e dell’Asia centro-meridionale. Prevale allo stato selvaggio nelle zone tropicali e temperate. A tutt’oggi risulta, ormai, coltivata in quasi tutto il mondo. Dalla canapa indiana si producono la marijuana e l’hashish, che hanno effetti sul sistema nervoso centrale, blandamente euforizzanti ed allucinogeni. La marijuana è una miscela di fiori, steli e foglie, della pianta. L’hashish è un derivato della resina della cannabis, estratta dal polline dei suoi fiori, con l’utilizzazione di grassi animali o miele. Le parti più utilizzate della pianta, per il maggior contenuto di principi attivi, i cannabinoli, sono le infiorescenze e le foglie. Per questo l’hashish ha effetti psicoattivi più forti, rispetto alla marijuana. Il principale componente attivo è rappresentato dal T.H.C. (tetra-idro-cannabinolo). I cannabinoidi possono essere assunti per via inalatoria col fumo oppure ingeriti. Gli effetti indotti dipendono dalla dose, dalla via di somministrazione, dall’età , dal metabolismo e dalle abitudini dell’assuntore, dalla contemporanea assunzione di altre sostanze psicotrope, dal contesto ambientale, dalla condizione psicologica dell’individuo, dal momento dell’assunzione, dallo scopo dell’assunzione, etc. I cannabinoidi, come gli allucinogeni, hanno la capacità di indurre alterazioni delle percezioni sensoriali. La marijuana, quando è inalata col fumo (spinello), ha un periodo d’effetto massimo, che é raggiunto in circa trenta minuti e che dura circa due ore. Il picco plasmatico si raggiunge in circa dieci minuti. Gli effetti farmacologici iniziano in pochi secondi.
Gli effetti spiacevoli acuti (a breve termine) più comuni sono: deficit dell’attenzione, della concentrazione e della memoria a breve termine, disorientamento spazio-temporale, ansia generalizzata e somatizzata, attacchi di panico. Altri effetti fisiologici a breve termine, sono: aumento dell’appetito, vasodilatazione periferica, irritazione congiuntivale, tachicardia, cefalea, astenia (mancanza di forze), disturbi soggettivi dell’equilibrio con deficit della coordinazione motoria, alterazioni dei tempi di reazione agli stimoli, tosse debole e frequente. Gli effetti psicologici a breve termine, includono: aumento della sensibilità sensoriali (gusto, olfatto, udito), particolari e intense percezioni tattili e visive, dilatazione soggettiva del tempo trascorso sotto l’effetto dei cannabinoidi, loquacità, rilassamento psicofisico, senso di benessere, stato subeuforico dell’umore, disinibizione sociale.
Gli effetti fisiologici indotti dai cannabinoidi a lungo termine includono: scialorrea (aumento della salivazione), tachicardia, disturbi del ritmo sonno-veglia, congiuntiviti, naso ostruito, faringo-tracheiti, bronchiti, deficit immunologici. Gli effetti psicologici a lungo termine, invece, sono rappresentati da: anedonia (assenza di piacere), astenia (mancanza di forze) , abulia (mancanza di volontà), instabilità dell’umore, trascuratezza, mancanza di motivazione e interesse, passività, scarsa tolleranza alle frustrazioni, bassa produttività, ottusità mentale, lentezza nei movimenti, deficit di memoria ed attenzione. Gli effetti avversi sul piano mentale, in caso d’intossicazione cronica, includono: irritabilità, manie di persecuzione con disturbi deliranti del pensiero, incoerenza tematica del linguaggio, disturbi grossolani formali e di contenuto dell’ideazione, confusione, ansia e depressione, attacchi di panico, fobie, disorientamento spazio-temporale e verso le persone, allucinazioni visive, delirium, psicosi tossica, depersonalizzazione.
I segni ed i sintomi clinici facilmente apprezzabili dopo assunzione di cannabinoidi sono: fatuità, occhi arrossati, incostanza ed incoerenza sul piano ideativo, forte disattenzione, facile distraibilità, facile esauribilità nell’esecuzione di compiti mentali e psicofisici relativamente semplici.
L’uso prolungato dei cannabinoidi induce alterazioni del metabolismo cellulare, della motilità degli spermatozoi, della fertilità, dello sviluppo fetale, della funzione vascolare, dell’istologia dei tessuti cerebrali e del sistema immunitario, che viene solitamente depresso. I danni subiti dall’apparato respiratorio sono paragonabili, se non superiori, a quelli causati dal fumo di tabacco.
Gli aspetti connessi alla tolleranza ed alla dipendenza non sono stati ancora del tutto chiariti. Solitamente, i consumatori abituali controllano, a parità di dose, con più facilità gli effetti comportamentali tipici indotti dall’assunzione di cannabinoidi, rispetto ai consumatori occasionali. Tuttavia, una tendenza ad aumentare le dosi nel tempo tra i consumatori abituali, generalmente esiste. Nel caso d’intossicazione acuta l’assuntore può andare incontro ad una sindrome caratterizzata da: astenia, vertigini, pallore, sudorazione profusa, disturbi dell’equilibrio, nausea e vomito. In tal caso è necessario sdraiare l’assuntore, aiutandolo a coricarsi molto lentamente in un ambiente tranquillo, e, appena possibile, fargli bere molta acqua, con un poco di zucchero, ripetutamente, per qualche ora. Usualmente non si verifica una sindrome d’astinenza clamorosa alla brusca sospensione dell’uso di Cannabis. Tuttavia, persiste spesso un intenso desiderio di assumere la sostanza con sintomi che includono l’irritabilità, l’insonnia, la diminuzione dell’appetito, l’impulsività (dipendenza psicologica)..
Numerose osservazioni scientifiche e cliniche, accumulatisi negli ultimi anni, hanno documentato che l’assunzione cronica di derivati della cannabis può indurre una sintomatologia psicopatologica, rilevante sul piano clinico, con l’insorgere di gravi disturbi della sfera comportamentale. La riduzione progressiva delle motivazioni sino all’insorgere di quadri di completa abulia, con disturbi depressivi del tono dell’umore, talora associati a disturbi del pensiero a sfondo paranoide, con aumento dell’ostilità e dissocialità, caratterizza un processo di vera e propria “depersonalizzazione”, cioè di modificazione della parte più interiore e delicata della persona. In questo contesto, insieme alle alterazioni della sfera cognitiva, della memoria e dell’attenzione, compaiono con frequenza quadri assimilabili alla sintomatologia produttiva della schizofrenia. I disturbi della sfera ideativa possono giungere ad esasperarsi sino alla perdita del contatto con la realtà. L’impossibilità a definire i concetti, a focalizzare le idee, già evidente nelle situazioni d’uso occasionale o moderato della sostanza, si può trasformare in una distorsione persistente del modo di percepire il mondo circostante. Nelle forme più gravi, dopo l’uso di cannabinoidi a dosi elevate o per tempi d’esposizione relativamente lunghi, in soggetti più vulnerabili o predisposti, si manifestano vere e proprie allucinazioni, con disturbi deliranti del pensiero, a volte indistinguibili dai più classici sintomi schizofrenici.
Rosa Maria de Pasquale ( Biologa – docente di anatomia, fisiologia e igiene)