I computer sono usati in tutti i settori produttivi e si stanno affermando prepotentemente anche nel settore dell’intrattenimento e dell’educazione. Come ci poniamo, nei loro confronti?
Si può dire che vasti strati della popolazione odierna, a qualsiasi livello di età, dai bambini agli anziani, sono in qualche modo influenzati dal computer.
Il computer, come mezzo cognitivo, sta diventando uno strumento che attualmente, grazie agli avanzamenti tecnologici, è utilizzato no solo da esperti ma da una vasta gamma di utenti e per i fini più svariati.
I primi computer in commercio intorno al 1950, erano estremamente difficili da usare, erano molto grandi e costosi è venivano utilizzati esclusivamente da scienziati ed ingegneri, i quali erano gli unici a possedere i “linguaggi specializzati” per farli funzionare.
Oggi i computer sono diventati meno costosi, più piccoli e più usabili e c’è un processo di adeguamento con l’uomo affinché si arrivasse a renderli più facili e maneggevoli.
Nonostante gli sforzi mirati alla semplificazione dei linguaggi di interazione uomo – computer (le interfacce) sono ancora lontani da realizzazioni che siano immediatamente fruibili e facili da apprendere.
Lo sviluppo dei primi personal computer si ebbe negli anni ’70, grazie agli avanzamenti della ricerca tecnologica che a messo a punto il “chip” di silicone e all’abilità ingegneristica non solo di miniaturizzare i circuiti ma anche di mettere insieme un gran numero di “chip” che ha dato luogo alla realizzazione di computer sempre più potenti.
La funzionalità del computer è legata ad un’altro importante concetto: quello di “interfaccia – utente” o anche nota come “interfaccia uomo – macchina”.
Moran (1981) definisce questo termine come “tutti quegli aspetti del sistema con cui un utente viene in contatto” che si traducono, per l’utente in un linguaggio per inviare informazioni (input language) al sistema, e per la macchina, in un linguaggio di risposta (output language) verso l’utente.
Tali linguaggi innescano un ciclo comunicativo dialogico e determinano il processo di scambio che si effettua normalmente nell’interazione uomo – computer.
Le interfacce si sono evolute nel tempo. Negli anni ’70 quando ci fu la grande esplosione tecnologica, le case produttrici si accorsero che, migliorando la parte fisica della interfaccia – utente (rendendola più funzionale) i computer potevano essere più graditi sul mercato.
Anche se più piacevoli esteticamente, le interfacce rimasero, in quanto a chiarezza e funzionalità, perfettamente incomprensibili.
Nello stesso periodo la ricerca era impegnata a verificare se l’uso dei sistemi computerizzati potessero migliorare la vita personale e lavorativa degli utenti.
In particolare l’attenzione era concentrata sullo studio delle capacità ed i limiti degli utenti per capire il lato umano dell’interazione con i computer e cioè le abilità di tipo psicologico coinvolte nell’interazione.
Da quando fu costruiti il “chip” di silicone la velocità di innovazione tecnologica non è diminuita.
Lo sviluppo di macchine sempre più potenti dal punto di vista della processazione delle informazioni è sempre in crescendo e procede con i miglioramenti tecnologici sia nella struttura Hardware che software.
Strumenti speciali permettono agli utenti di esplorare oggetti e di spostarli in ambienti virtuali.
Le applicazioni multimediali in cui suono, immagini statiche ed in movimento sono strutturate insieme e sono comunemente utilizzate.
Gli sviluppi nelle telecomunicazioni come i Servizi Digitali Integrati in Rete (ISDN ovvero Integrated Servis Digital Network) permettono che informazioni di tutti i tipi (immagini, vid3eo, testi e suono) siano organizzati, veicolati e fruiti attraverso le reti, con grande efficienza e qualità.
Tali informazioni stivate nei Database (grandi librerie di documenti in formato digitale ovvero processabili dai computer) possono essere raggiunte da ogni cittadino, stando comodamente seduto a casa propria.
L’interazione uomo – computer ha luogo in svariati contesti sociali ed organizzativi ed utilizza sistemi differenti a seconda degli scopi da perseguire nei particolari settori in cui sono inseriti.
Lo studio delle performance dei compiti, eseguiti da parte degli uomini e delle macchine, è definito Human Computer Interaction e tiene conto del fatto che di solito la parte creativa di ogni attività viene svolta dagli uomini, mentre quella di rutin viene svolta dalle macchine.
Per quando riguarda il computer è necessario che la ricerca in questo settore si aggiorni e si tenga al passo con gli sviluppi tecnologici.
La tecnologia realizza gli strumenti che permetto all’uomo ed alla macchina di inviare informazioni dall’uno all’altra, attraverso meccanismi di input ed output.
I principali problemi affrontati in questo settore sono: sono lo sviluppo dei trend tecnologici e la loro influenza nei meccanismi input ed output, le tecniche di dialogo, gli stili e i generi di dialogo, tutti i settori della computer grafica e le architetture progettuali che permettono le interazioni.
Attualmente la ricerca dello Human Computer Interaction è mirata a cogliere il flusso del cambiamento tecnologico e si sposta su problematiche quali: computer nei gruppi di lavoro, lavoro cooperativo telematizzato, interazione ed integrazione tra media differenti, interfacce multimodali, impatto delle nuove tecnologie negli ambienti lavorativi e domestici.
Nello Human Computer Interaction, l’intelligenza artificiale si occupa della progettazione di programmi software intelligenti che simulano aspetti differenti del comportamento cognitivo umano in grado cioè di risolvere i problemi (problem solving).
A tale fine è necessario migliorare la qualità di interazione fra uomo e sistema computerizzato e per fare ciò è indispensabile applicare la conoscenza che si ha dell’operare umano e dei suoi limiti, degli aspetti fisici, sociali ed organizzativi dell’ambiente di lavoro, la funzionalità di un sistema alla necessità dell’utente.
Per una interazione di tipo fisico è necessario scegliere tra i più svariati strumenti di input (tastiere, penne ecc.) mentre gli strumenti di output (video, testo, grafica ecc.) sono funzione di un appropriato stile di interazione prescelto (forme iconiche, linguaggio naturale, virtual reality e così via).
Attualmente nello Human Computer Interaction si sta cercando di ampliare la capacità senso – motorie dei sistemi computerizzati per meglio rapportarli agli strumenti comunicativi degli esseri umani.
Le interfacce multimodali, che attualmente si stanno sviluppando permettono all’utente un’interazione multipla attraverso l’uso di diversi input.
Ciò, però, comporta un aumento di complessità nel sistema che attualmente gli strumenti di software ed i modelli di progettazione non riescono a risolvere completamente.
Negli anni ’70 l’industria dei computer sviluppò la metafora delle interfacce grafiche e, riferito all’editing, l’uso di finestre apribili e sovrapponibili sullo schermo nonché la manipolazione degli oggetti del sistema concepiti come icone.
Oggigiorno le interfacce stanno cambiando in modo radicale e difficilmente nel futuro, il modello di interazione sarà quello di ciccare e trasportare icone ed oggetti all’interno della metafora desktop.
Miglioramenti nella tecnologia del display, miniaturizzazione, comunicazione senza cavi, ma anche miglioramenti nella capacità di memoria e nell’esecuzione dei compiti contribuiranno alla creazione di nuovi e sofisticati strumenti in grado di integrare più efficacemente con le macchine.
I computer diventeranno degli assistenti piuttosto che dei templi strumenti.
Infatti, l’attuale ricerca nel settore, sta sviluppando dei software che possono eseguire numerosi compiti automaticamente e quindi, l’utente, anziché inserire una serie di comandi specifici e ben definiti (Command Line Interface) potrà specificare gli obiettivi di massima di un compito e delegare al computer la responsabilità di lavorare sul come deve fare per raggiungere l’obiettivo.
Nella specificazione del processo, all’utente, sarà sufficiente descrivere i compiti invece che selezionare le alternative predefinite e la macchina, comportandosi come un assistente umano, tenderà a comprendere la natura del compito da eseguire e chiederà all’utente un consiglio su come è più opportuno procedere.
Una volta compresa la natura del compito e gli obiettivi da perseguire, la macchina comincerà a fornire una serie di suggerimenti su come realizzare le azioni che sembrano più opportune per il conseguimento degli obiettivi prefissati.
A tale fine il modo migliore per interagire con un computer – assistente è quello di utilizzare il linguaggio parlato.
Poiché l’utente, nel corso degli anni, ha mostrato difficoltà a rapportarsi con il computer attraverso linguaggi specializzati a comandi, l’interazione colloquiale potrà avvenire solo quando l’assistente – computer avrà imparato una buona parte di modi di dire dell’utente in una delle attuali lingue naturali.
S.G. – Ricercatore