Anche questo Web Magazine sente il bisogno di piangere la grave perdita che il cinema – quello italiano soprattutto – subisce con la scomparsa dalla scena del mondo di Alberto Sordi, uno dei pochi grandi interpreti del grande schermo. Con questa nota di sincero rimpianto riconosciamo, in Alberto Sordi, quel multiforme attore che ha saputo impersonare quella italianità popolaresca e borgatara, fatta di irriverenti astuzie o di malinconica rassegnazione, di ignoranza e fatalismo; comportamenti, tutti, che si svilupparono nell’Italia dell’immediato dopoguerra. La natura lo aveva dotato di una voce calda ed appassionata, illuminata da una mimica facciale che si sprigionava dagli occhi grandi, indagatori e mobilissimi, a cui si accomunava la gestualità delle mani e che si concludeva, spesso, con quell’indice teso e minaccioso rivolto al viso dell’interlocutore. Più che recitare, Sordi si trasformava, intimamente, nei tantissimi personaggi dei suoi films, sicuro e spontaneo al punto che riusciva ad annullare lo stacco spaziale e temporale tra lo spettatore e lo schermo. C’è – forse per malcelata invidia – chi ha voluto sottolineare il messaggio negativo che si ricava dalle interpretazioni di Sordi nelle quali si caratterizza e si alterna un tipo di italiano imbroglione, furbo, egoista, a volte vigliacco, a volte insolente ed ignorante; ma proprio da queste interpretazioni si ricava una lezione di vita morale… PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.
…un richiamo alla retta coscienza, un anelito di riscatto, un bisogno di coraggio e di amore. In definitiva, possiamo paragonare il messaggio educativo dei films di Sordi alla funzione didattica che l’antico teatro greco esercitava sugli spettatori, quando assistevano alle grandi rappresentazioni di poeti come Sofocle, Eschilo, Euripide, Aristofane, dalle cui opere si ricavavano insegnamenti di vita, pratiche di virtù domestiche e patrie, per una rinascita della dignità umana, per ricavare da quegli spettacoli una catarsi che valesse a scrollarsi di dosso tentazioni istintuali e dionisiache che, purtroppo, continuano ad albergare in noi, retaggio inconscio del mito della caverna platonica. A tal punto era rispettata l’arte teatrale nell’antica Grecia, che lo stesso Stato la riteneva un servizio pubblico di cui farsi carico in tutti i sensi, al fine di educare i cittadini e per consolidare la democrazia. E non a caso, il Presidente Ciampi ha auspicato la diffusione dei film di Sordi nella scuole, per una funzione pedagogica che sia capace di suscitare nelle scolaresche sentimenti di solidarietà, di amicizia e di onestà politica e sociale, ridestando quel moto di repulsione verso i peggiori vizi e mali di cui, oggi più che ieri, soffriamo. Lo sciocco imitatore di quell’americanismo becero impersonato da “Nando Moriconi” , il romanaccio sbruffone, l’ingenuo metalmeccanico siciliano che diventa, suo malgrado, sicario della mafia, si riscatta come pacifista tenero e commovente nel sacrificio finale della “Grande Guerra”, o quando nel film “Tutti a casa” imbraccia il mitragliatore contro l’oppressore nazista, o nel suscitare l’affettuoso rispetto dell’ufficiale inglese (David Niven ) in quell’altro capolavoro i “due nemici “.
Il grande commediografo greco Aristofane, in un suo celebre verso tratto dalla commedia “le rane” così ammoniva: “Per i fanciulli c’è il maestro che insegna, per gli adulti ci sono i poeti”; ed Alberto Sordi è stato un poeta del nostro tempo.
Fine Letterato, Docente e Dirigente scolastico, ha incantato generazioni di discenti col suo vasto Sapere. Ci ha lasciato (solo fisicamente) il 25 settembre 2019 all’età di 86 anni. Resta, nella mente di chi lo ha conosciuto e di chi lo “leggerà”, il sapore della Cultura come via maestra nei marosi della Vita