Motivazioni, conseguenze psicologiche e strategie difensive
Se il tuo lume brilla più degli altri
è bene che tu sia felice.
Non spegnere, però,
il lume degli altri
per far brillare il tuo!
(Antico proverbio orientale)
Il termine MOBBING (dall’inglese “to mob”, aggredire), è stato reso famoso da Konrad Lorenz, etologo internazionale (nonché Nobel per la medicina), in quanto lo ha utilizzato per indicare il comportamento di alcuni animali, quando si coalizzano contro un membro del gruppo, fino all’esclusione totale.
Mobizzare una persona equivale ad esercitare su di essa un sistematico boicottaggio da parte di colleghi di lavoro o dello stesso datore di lavoro.
ATTRAVERSO QUALI MANIFESTAZIONI PRATICHE SI ESTRINSECA IL MOBBING?
Le forme sono varie ed articolate, più o meno “pittoresche”:
- emarginazione;
- maldicenze diffuse sul luogo di lavoro;
- assegnazione di compiti dequalificanti;
- critiche e svilimento dell’immagine sociale della vittima, nei confronti di utenti e colleghi di lavoro;
- sabotaggi;
- etc.
PERCHE’ NASCE E SI PERPETUA IL MOBBING?
Molteplici sono le motivazioni :
- invidia per senso di inadeguatezza e paura nei confronti dell’individuo da mobbizzare;
- necessità di “eliminare” professionalmente qualcuno, magari risparmiandosi lunghe e costose pastoie burocratiche;
- ambiti lavorativi in cui è presente una esasperata competizione “scorretta”;
- etc.
Tutte, comunque, sono riconducibili a carenze di sviluppo dell’identità, da parte del “mobber” (colui il quale esercita il mobbing), che determinano un’incapacità di instaurare rapporti umani chiari e corretti, anche in circostanze difficili.
QUALI CONSEGUENZE HA, SULLA SALUTE, LA PRESSIONE DEL MOBBING?
Ogni essere umano, quando deve adattarsi a situazioni nuove e, comunque, difficili, provenienti dal mondo esterno, produce stress, cioè accelerazione metabolica psicofisica, con reazione emozionale intensa, che superi lo stato di “tensione” (con fluttuazioni del tono dell’umore e oscillazione del bioritmo funzionale di organi ed apparati).
È fin troppo ovvio concludere che le persone vessate e “mobbizzate” risultino coinvolte da una simile problematica.
Oltre un certo limite di sollecitazione si determina una “sconnessione” tra i 4 grandi “centri di potere” studiati da una branca medica definita P.N.E.I. (Psiconeuroendocrinoimmunologia):
- il sistema psichico;
- il sistema nervoso;
- il sistema endocrino;
- il sistema immunitario.
Il mondo delle emozioni (di pertinenza psichica) e quello metabolico organico (a carico degli altri tre apparati) si incontrano tramite il ponte di collegamento rappresentato dal Sistema Neurovegetativo.
COME SI AFFRONTA IL PROBLEMA?
Occhio per occhio… e il mondo diventa cieco
(Gandhi)
Alla persona coartata, si può suggerire:
- di segnalare il problema ad associazioni antimobbing (ruolo rivestito, molto spesso, anche da sindacati di categoria);
- di rivolgersi a qualche esperto della valorizzazione delle risorse umane (ad esempio, uno psicoterapeuta) che lo aiuti ad ottimizzare la propria personalità, così da vivere come una nave rompighiaccio, in un mare pieno di frustrazioni simili ad insidiose lastre di ghiaccio;
- di imparare a risolvere i problemi relativi alle paure “inibenti”;
- di imparare ad assorbire ed a metabolizzare le frustrazioni ;
Al “mobber” è utile consigliare di riflettere sulla sciagurata strategia adottata (Imparando a riconoscere gli obiettivi veramente importanti verso cui tendere, per realizzare correttamente se stesso): nessuno può essere tanto scriteriato da danneggiare il vettore su cui egli stesso si trova a viaggiare!
Ai superiori gerarchici di un gruppo affetto dalla piaga del mobbing, si può proporre l’invito a rivolgersi a consulenti che operino per “formare” una squadra operativa immune da tale “iattura”, in cui prevalgano spunti di disponibilità fra colleghi, preparazione individuale, stabilità, coerenza e solidità psicologica.
Questi parametri migliorano i risultati, dal momento che consentono
- maggiore sicurezza decisionale
- maggiore resistenza alle difficoltà operative
Risulta evidente come, soprattutto in attività come quelle esplicate dai team chiamati a proporre attività integrate nell’economia contemporanea, si possa e si debba contare prioritariamente sulla conoscenza, sullo sviluppo e sulla gestione delle risorse riguardanti la propria personalità.
IN CONCLUSIONE, le indicazioni che possiamo trarre, ci portano a concludere che è importante formare (mediante training specifici) un gruppo collaborativamente valido in cui, l’identità del singolo, possa trovare le condizioni per realizzarsi e produrre ricadute positive per gli interessi collettivi.
Se esprimi un desiderio
è perché vedi cadere una stella.
Se vedi cadere una stella
è perché stai guardando il cielo.
Se guardi il cielo
è perché credi ancora in qualcosa!
(Bob Marley)
G. M. – Medico Psicoterapeuta
Direttore Responsabile “La Strad@” – Medico Psicoterapeuta – Vicedirettore e Docente di Psicologia Fisiologica, PNEI & Epigenetica c/o la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad Indirizzo Dinamico SFPID (Roma/ Bologna) – Presidente NEVERLANDSCARL e NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS (a favore di un invecchiamento attivo e a sostegno dei caregiver per la Resilienza nel Dolore Sociale) – Responsabile Progetto SOS Alzheimer realizzato da NEVERLAND “CAPELLI D’ARGENTO” ETS – Responsabile area psicosociale dell’Ambulatorio Popolare (a sostegno dei meno abbienti) nel Centro Storico di Cosenza – Componente “Rete Centro Storico” Cosenza – Giornalista Pubblicista – CTU Tribunale di Cosenza.
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