Un’analisi metacinematografica del capolavoro di Luchino Visconti.
Bellissima esce nel 1951 per la regia di Luchino Visconti,da un’idea di Cesare Zavattini, sceneggiatura di Suso Cecchi D’amico, Francesco Rosi e Luchino Visconti.
Che Bellissima sia un film costruito sul mondo del cinema è risaputo, ma quello che ci interessa maggiormente non è tanto la denuncia o meno di Visconti su un certo modo di fare cinema,o la polemica che molti critici hanno segnalato sull’operazione che il regista ha compiuto sul soggetto di Zavattini; parliamo di metacinema e vediamo di capire come Visconti usa la meta-arte per parlarci di cinema nel cinema.
Il film apre su un’orchestra che suona L’elisir d’amore di Donizetti, quindi vediamo uno speaker radiofonico (un Corrado Mantoni giovanissimo che all’epoca era proprio un conduttore radiofonico) il quale aspetta un segnale dalla regia.
Attraverso un vetro (che ci riporta allo schermo cinematografico) il regista dà il via, ed ecco l’annuncio radiofonico:
Speaker – Attenzione, attenzione ci rivolgiamo a tutti i nostri ascoltatori…attenzione papà, mamme, parenti, la Stella Film bandisce un grande concorso cerca una bambina tra i sei e gli otto anni, una graziosa bambina italiana…
Ecco come lo spettatore viene informato su quello che tra poco vedrà, gli viene detto esplicitamente, rivolgendosi a lui direttamente, viene coinvolto dall’annuncio, “attenzione papà, mamme, parenti”, il film è per tutti, riguarda voi, la vostra famiglia, le vostre bambine “una graziosa bambina italiana”. E’ la Stella Film che bandisce il concorso, e che ci ricorda la Star-Film, la casa cinematografica di Méliès. Quasi un ritorno alle origini del cinema ma non a quello realistico dei fratelli Lumière bensì a quello fantastico e illusionistico di Georges Mèliès.
Il cinema sceglie di parlarci di sé ed ha tantissimi modi per farlo, la figura di un regista all’interno di un film certo non è una novità prima di Bellissima e non lo sarà neanche dopo, ma all’interno del film di Visconti avviene qualcosa che non era accaduto prima.
Le bambine che sosterranno i provini saranno selezionate dal regista Alessandro Blasetti, non da un attore che impersona la figura del regista, o da un regista che interpreta la parte di un regista (vedi Truffaut in Effetto notte , dove la situazione è completamente diversa. Truffaut interpreta il regista Ferrand che deve girare il film hollywoodiano Vi presento Pamela ). Ma da Alessandro Blasetti regista neorealista che interpreta il suo stesso ruolo quello del regista Blasetti all’interno di un film neorealista.
Il gioco viene svelato, lo spettatore viene direttamente in contatto con la “finzione” cinematografica, con l’autoreferenzialità più sfacciata.
L’ingresso di Alessandro Blasetti, o meglio del metaregista, all’interno degli studi del teatro 5 di Cinecittà (considerato il regno del regista neorealista Blasetti) dove si tengono i provini, viene sottolineato dal sottofondo delle note del “ciarlatano” di Donizetti, un accostamento certo non casuale dove il Regista (Blasetti) viene paragonato al dottor Dulcamara, lo spacciatore d’illusioni de L’elisir d’amore .
E all’interno degli studi di Cinecittà le presenze extradiegetiche “firmano” il film, “Concorso Stella Film”, “Bellissima” (il titolo del film viene riscritto all’interno dello studio dove si tengono i provini), “La più bella bambina di Roma”; ed ancora direttamente sul palco lo striscione con la scritta “Oggi, domani o mai”, il film che il meta-regista Blasetti deve girare “oggi” “domani” o “mai” perché questi provini non sono altro che finzione e il regista Blasetti non girerà mai questo film.
Hanno inizio i provini e la piccola Maria (Tina Apicella) supera la prima selezione anche se Maddalena (interpretata in modo magistrale da una splendida Anna Magnani), avrà “mentito” davanti al Maestro Blasetti circa l’età della piccola:
Blasetti -…io ho detto che la bambina deve essere di sei-sette anni, non meno.
Maddalena – Signor Blasetti, ci ha sette anni…
Blasetti – Sette anni? Allora è un po’…
Maddalena – No! La trova piccola? Sarà il vestito che l’abbassa…Veramente quest’anno non è cresciuta molto…
Ed ecco che al primo incontro diretto con il mondo del cinema, il personaggio Maddalena Cecconi in qualche modo si adegua a quel mondo, “recita” la sua parte, mente circa l’età della figlia e lo fa con grande disinvoltura (vedremo più avanti Maddalena dar prova di grande attrice).
Ed è un’attrice, o quanto meno dice di esserlo stata, Tilde Sperlanzoni, che si presenta a casa Cecconi per dare lezioni di recitazione alla bambina, le lezioni hanno inizio nel giardino di casa adiacente ad un grande cortile.
Sperlanzoni – Il primo esercizio è quello dell’immedesimazione.Immedesimarsi in una situazione.
L’inquadratura ci mostra in primo piano la Sperlanzoni che spiega alla piccola Maria ciò che deve fare, e in secondo piano decentrato a sinistra vediamo un palco dove delle ballerine stanno provando. A destra dell’inquadratura attaccati al muro una serie di manifesti annunciano le proiezioni dei film che si terranno nello stesso cortile che di sera diventa cinema all’aperto.
Da una grande finestra Maddalena assiste alle “prove” della figlia che “immedesimandosi”, così come le era stato suggerito “finge” di raccogliere ai piedi di una quercia inesistente delle fragole che non ci sono.
Nella sequenza successiva abbiamo una splendida “immagine-cristallo”, Maddalena pettinandosi davanti ad unospecchio dice:
Maddalena – …t’insegnava a recita’, in fondo che è recita’? Se io mo’ me credessi d’esse n’antra, se facessi finta d’esse n’antra , ecco che recito (poi ride).
All’interno dell’inquadratura la fotografia è contrastata, la luce soffusa. Il volto della Magnani viene raddoppiato dal riflesso in uno specchio più piccolo, e persino le fotografie attaccate alla cornice dello specchio principale vengono a costituire dei “quadri” all’interno dell’inquadratura centrale.
Nel circuito cristallino dello specchio l’attuale e il virtuale, il limpido e l’opaco si scambiano nel gioco della simulazione e della recitazione che l’attrice Anna Magnani tiene con il personaggio di Maddalena, o meglio con l’immagine riflessa nello specchio “se io mo’ me credessi d’esse n’antra ecco che recito” e di fatto è l’attrice Anna Magnani che “recita” il ruolo di Maddalena, ma subito dopo rivolgendosi alla figlia dice:
Maddalena – Tu la po’ fà l’attrice, io pure se avessi voluto.
In questa lunga inquadratura Maddalena si veste “spiata” da un passante che occhieggia dalla finestra del seminterrato che dà sulla strada, socchiude la finestra e si volta, la macchina da presa resta immobile mentre è Maddalena che le va incontro e contravvenendo a quelle che sono state le regole del cinema classico, con una forte interpellazione data da un deciso sguardo in macchina distrugge volutamente l’effetto di finzione del film.
Altro momento di specchi dal fotografo, dove Visconti si diverte a giocare sui “quadri dentro i quadri” al costituirsi dell’immagine al “far vedere”. “Fammela vedere”, dice la moglie del fotografo che sta ritoccando un negativo sulla lastra luminosa, allora il fotografo (che rappresenta una figura vicaria dell’emissione, ovvero del Narratore), aggiusta a bella posta lo specchio in modo da far vedere a noi spettatori prima il riflesso della bambina poi quello di Maddalena fuori campo, creando un campo elaboratissimo con la macchina fotografica a sinistra, la porta al centro, dove un’altra mamma sta aiutando una bambina a indossare un vestito da ballerina, e Maddalena a destra “inquadrata” dallo specchio.
E siamo arrivati a quello che Miccichè definisce “il vero epicentro ideologico di Bellissima, quello dove non a caso i due personaggi popolari, Maddalena e Spartaco, si scambiano implicitamente le rispettive opinioni sul cinema”.
Siamo nel cortile, lo stesso cortile che ospitava il teatro dove provavano le ballerine e dove Maria prendeva lezioni di recitazione è diventato un cinema all’aperto con le sedie che costituiscono la platea. Sul grande telone viene proiettato Il fiume rosso di H. Hawks. Visconti sceglie non un qualunque film, ma un western del cinema classico americano, si riconoscono Montgomery Clift e John Waine.
Maddalena – Vedi Montgomery Clift, simpatico eh…
Parlando si fa vento con un giornale, quel giornale è un fotoromanzo. Anche qui l’autoreferenzialità è marcata il fotoromanzo rappresenta in qualche modo il mondo dei sogni come può rappresentarlo il cinema, ma si può andare anche un poco oltre e vedere nel fotoromanzo, nella fotografia il formarsi dell’immagine cinematografica.
Spartaco – Ah Madale’e lascia stà il cinema…
Maddalena – ‘A Spartaco, nun me capisci tu…
In C.L. come falsa soggettiva di Maddalena si vedono gli spettatori e al centro dell’inquadratura lo schermo.
Maddalena – Io quando vedo…ste cose qua, ma..
Spartaco – Madalè, so tutte favole.
Maddalena – N’ so’ favole, n’ so’ favole…”
“N’so’ favole” ribadisce Maddalena, ed è con una dissolvenza incrociata che si passa dallo schermo dove viene proiettato il film, alla scritta “Cinecittà”, ovvero al luogo deputato dove si costruisce il film.
Il percorso metanarrativo di Bellissima, vede nell’opposizione dei personaggi Maddalena-Spartaco la contrapposizione delle due realtà della settima arte. Da una parte “l’illusione della realtà” operata dal cinema, Maddalena “crede” nel sogno cinematografico e spera di far diventare la figlia una “star” (almeno fino a che il sogno non diverrà un incubo e allora i “cattivi” sarranno cacciati via).
“Maddalena, è portata a vivere la rappresentazione cinematografica come realtà, a identificarsi con essa, a ignorarne gli aspetti illusori ed illusionistici, ad accettarla come un mondo possibile in quanto rappresentabile”. Spartaco invece vede nel cinema “la realtà della illusione” e come sottolinea Miccichè, “è molto sbrigativamente consapevole dell’irrealtà della rappresentazione
(” Madale’, so’ tutte favole…”) nonché della necessità di esorcizzarne gli effetti illusionistici (“Ah Madale’, e lascia sta’ il cinema…”)”.
La riflessione viscontiana sul cinema e sul rapporto con la realtà intesa non solo come realtà oggettiva, ma soprattutto come realtà cinematografica pervade tutto il film.
Dalle considerazioni sul Neorealismo (sia da parte del metaregista Blasetti che lancerà un’accusa esplicita verso la fine del film, sia dalla presenza di Liliana Mancini, anch’essa interprete di se stessa che affermerà di aver recitato Sotto il sole di Roma e che non risparmierà la sua critica verso il Neorealismo); agli omaggi al cinema classico americano con la proiezione di Il fiume rosso, alla riflessione sull’ambiente cinematografico non privo di corruzioni che nel film è rappresentato dal personaggio di Annovazzi (Walter Chiari).
Ritorna l’elemento metacinematografico magari meno esplicito ma non per questo meno efficace, Annovazzi è un imbroglione, un bugiardo, un millantatore e rappresenta all’interno della metanarrazione la figurativizzazione dell’autore implicito.
E all’interno di Cinecittà si ritrovano le mamme con le bambine che hanno superato la prima selezione. Fa molto caldo ed ognuna si fa vento con il cartoncino che è servito loro per poter entrare, sul quale c’è scritto “Stella Film. Concorso per la più bella bambina di Roma”. E l’argomento di conversazione tra le mamme è proprio il concorso, o meglio la corruttibilità dei collaboratori che ruotano intorno al mondo cinematografico.
Una mamma – A me mi sà tanto che l’hanno già scelta che qui stiamo perdendo tempo tutte quante. Se non l’avessi visto co’ gli occhi miei non parlerei.
Maddalena – Che avete visto?
Una mamma – Ero venuta ieri…m’ero sbagliata di giorno. C’erano le chiamate speciali, le raccomandate di ferro…l’ho visto proprio io co’ gli occhi miei. C’era una signora co’ na ragazzina. Però non ha mica chiesto del regista…ha chiesto di quell’altro, quello brutto, quello grasso, quello che strilla sempre dentro la tromba: Glori. Appena la vede comincia a di’ quant’è carina questa bambina, quant’è carina e intanto guarda la madre.
Maddalena – Saranno state apparenze, non bisogna esagerà.
Altra madre – Eh già, perché noi siamo tutte sceme qua, abbiamo capito benissimo cosa ha voluto dire quella signora là. Ma noi andremo dal produttore, andremo dal regista e ci faremo sentire un po’, che questa è proprio una vergogna, perché ci sono delle preferenze qui, ci sono delle raccomandate, dobbiamo esse’ invece tutte uguali.
E qui rientra in scena Annovazzi che è la prima persona che Maddalena aveva incontrato il primo giorno che aveva messo piedi a Cinecittà e che le aveva promesso il suo aiuto. Annovazzi è un semplice imbroglione, un venditore di false speranze che ruota intorno all’ambiente cinematografico e che con la scusa di accattivarsi le grazie del produttore riuscirà a farsi dare da Maddalena la somma di cinquantamilalire che invece userà per comprarsi la “Lambretta” .
Qunado Maddalena torna a casa dopo l’incontro con Annovazzi, trova ad aspettarla il marito furioso che litiga con la Sperlanzoni e che le chiede spiegazioni circa il “taglio” dei capelli della bambina (quella che doveva essere una “spuntatina” e “due boccoli”, secondo le richieste di Maddalena, in realtà è diventata un’acconciatura cortissima e permanentata). All’inizio Maddalena è disorientata non sa cosa dire e subisce quasi passivamente l’ira e le botte del marito, spaventate dalle grida accorrono in casa Cecconi le vicine di casa. Ma quando Maddalena vede che Spartaco sta per portarsi via la bambina la sua espressione cambia completamente e si esibisce in una vera e propria “scena madre” da melodramma.
Maddalena – Spartaco che fai? Se te porti via a ragazzina non me vedi più. Si, non me vedi più. Portatela via tanto secondo te co’ me sta male,(rivolgendosi a una vicina) solo lui glie vò bene signo’. Solo lui se sacrifica, io a rovino, tutto questo sapete pecchè, pecchè voglio che mi figlia diventa qualcuno (gira le spalle alla m.d.p. rivolgendosi alle vicine di casa che stanno dietro di lei, e che le fanno da “pubblico”) sì voglio che mi’ figlia diventa qualcuno. (Alza il tono della voce e torna di fronte alla m.d.p. che immobile in falsa soggettiva di Spartaco “registra” in modo neutro la scena ).Ce l’ho questo diritto, o è un delitto secondo te. Non deve diventà na disgraziata mi’ figlia, non deve dipendere da nessuno, non deve piglia’ le botte come le piglio io, no! Sapete i sacrifici che ho fatto sora Rosa (rivolgendosi alla portinaia) pè rimediarle ste poche cosette (prendendo tra le mani il tutù da ballerina), le corse che mi so’ fatta in tutta Roma pe’ non toccagli i soldi (comincia a singhiozzare). E lui pe’ ringraziamento che me fa’? M’ammazza de botte, m’ammazza. Vattene! Che non te posso più vede’ ( alle spalle di Maddalena a destra dell’inquadratura una delle vicine visibilmente toccata dalle parole di Maddalena si asciuga le lacrime). Vattene, m’ha rovinata, guardate (si gira di nuovo alle sue spalle mostrando le braccia, disperata si mette le mani tra i capelli e si rigira verso la m.d.p.) so’ tutta un livido so’ (piangendo e gridando) so’ tutta un livido, guardate so’ gonfia, ( fuori campo si sente la bambina che piange) so’ signora mia. Vattene! Non te posso più vede’(Maddalena continuando a piangere disperatamente) va’ via, va’!”
La m.d.p. si sposta su Spartaco che tiene in braccio la bambina che piange e alle sue spalle tra le ante della porta le vicine assistono attonite.
Spartaco – Madale’ e falla finita co’ sta commedia, annamo va’.
Maddalena (fuori campo) – Nun la faccio la commedia io, nun la faccio.
Quando Spartaco sta per uscire dalla porta con la bambina viene trattenuto dalle vicine e dalla portinaia che ripetendo quasi le stesse parole come se Maddalena avesse fatto da suggeritrice dice:
Sora Rosa – Ah, sior Spartaco, sta’ povera donna se’ tanto sacrificata, pe’ nu diabete solo è andata a fini’ fino a Piazza Vittoriano, ma che volete de più?
Spartaco (consegnando la bambina in braccio ad una vicina) – Dategliela sta’ ragazzina, dategliela…(ed esce di casa).
La bambina viene passata di braccia in braccia e riconsegnata alla madre, la quale si siede e passandosi le mani tra i capelli dice – “Me fa’ mori’, dateme sta’ ragazzina”.
Tira un sospiro di sollievo e cambiando completamente tono – “Eh, gl’avemo fatta, Ni’…Aho, s’in nun facevamo così il provino mica lo facevamo” ( e ride).
Una vicina (fuori campo) – Ammazza’ che recitazione, tu sì che o sai fa’ il cinematografo.
Maddalena – Signora mia che sto’ a fatica’ gratis? Allegra! Allegra! Hai da canta’.
“La vita è recita, play, insomma, pare dirci Visconti, sottile è il diaframma che divide verità e finzione”. Ma Bellissima non è solo un metafilm esplicito in quanto esibizione del “mondo del cinema”, l’operazione che effettua Visconti è molto più elaborata e il diaframma sottile che divide verità e finzione viene lacerato appositamente dal regista. Maddalena ha dato prova di “grande attrice”, ha recitato per il pubblico delle “comari” che si erano accalcate a casa sua, e la voce fuori campo si è complimentata “Ammazza che recitazione, tu sì che o sai fa’ il cinematografo”, ma la voce over rappresenta in qualche modo il narratore e allora l’impressione è che il complimento a Maddalena in realtà fosse rivolto dal regista all’attrice Anna Magnani. E Visconti tende a sottolineare la “verità della finzione” o meglio a mostrare l’artificiosità della sua opera andando ben oltre l’interpretazione magistrale da “grande attrice” quale ha mostrato di essere Maddalena o meglio rimarcandone l’aspetto cristallino e nella sequenza immediatamente successiva mostra un quadro sul quale si accende la scritta “Alt si gira”. “Questo è cinema!” sembra dirci Visconti, ma ciò che si rileva nella sofisticatezza della costruzione dell’opera cinematografica viscontiana senza dubbi ci fa affermare “questo è metacinema”, e non solo perché il film è ambientato su ciò che ruota intorno al mondo cinematografico, ma soprattutto per l’abilità che il regista mostra nel mostrarci la capacità dell’opera di darsi a vedere in quanto tale. “Il metacinema è la fiction che riflette su se stessa senza smettere di essere fiction”.
A Cinecittà si registrano i provini e tramite Annovazzi Maddalena viene indirizzata da una certa Iris addetta al montaggio, per poter visionare il provino della figlia.
Maddalena si reca in sala montaggio, ma le viene detto che non è possibile vedere il provino, poiché bisogna portarlo insieme agli altri al commendator Blasetti che li sta aspettando. Mentre cerca di convincere la moviolista ad un tratto Maddalena sembra riconoscerla:
Maddalena – Oddio, dove l’ho vista a lei , io l’ho vista da qualche parte, mi aiuti signori’.
Iris – Eh..m’avrà vista al cinema
Maddalena – Ah! Al cinema, sul telone è vero, quel film romano tanto carino, come si chiamava? Sotto il sole di Roma, quant’era carino quel film, è lei che pigliava quello schiaffone, quanto mi sono divertita, te la ricordi Ni’, è lei che te piaceva tanto. E mo’ che fa lavora nel film co’ a pupa mia?
Ha recitato in Sotto il sole di Roma (Castellani-1947) viene detto allo spettatore ed è proprio lei Liliana Mancini reduce del film di Castellani.
La moviolista con una pizza di film in mano su cui è scritto Ferrania, si sposta verso la sinistra della stanza e in piano americano guardando quasi in macchina risponde:
Iris – No signora, gno’fa più il cinema. Sono impiegata al montaggio.
Maddalena – Ah, lei nun ni fa più? E perché?
Iris –Signora mia, io non sono un’attrice, m’hanno preso na’ volta, du’ volte, cosi’ perché ero il tipo che servivo a loro. Francamente m’ero pure un po’ illusa. E c’ho rimesso l’impiego col fidanzato che c’avevo. Ma sa che l’he dico o esse’ attori sul serio de professione, o meglio non illudersi pe’ niente e avere un mestiere.(La m.d.p. torna su Maddalena che guarda incredula e la moviolista continua fuori campo). Me dispiace di’ ‘ste cose a lei che mo’ ce spera. Po’ darsi pure che c’ha ragione..io ce credo poco, perché ne’ so’ venuti tanti de disgraziati co’ ‘st’illusione del cinema.(L’inquadratura torna sulla ragazza).Io poi che m’ero messa in testa d’esse tanto brava, tanto bella…eppure eccome qua, sto’ al montaggio..più nessuno m’ha chiamato.
Ancora una volta Visconti utilizza i veri personaggi per alcuni ruoli cardini del film, ed infatti “l’attrice” Iris-Liliana Mancini che lancia una vera e propria accusa circa l’utilizzo degli attori “presi dalla strada”, operazione frequente nel cinema neorealista. E Visconti anche in Bellissima utilizza un attore non professionista (Gastone Renzelli) per il ruolo di Spartaco. Ma questa volta l’attore non professionista rappresenta colui che non crede nell’illusione del cinema, come invece era successo alla Mancini. “So’ tutte favole”, dice Spartaco, il cinema visto attraverso i suoi occhi è un mondo irreale, che non ha nulla a che spartire con la sua realtà quotidiana.
L’inquadratura torna su Maddalena che sorpresa di quelle parole con un filo di voce accarezzando la figlia dice:
Maddalena – Ah, così è?…Poerella. Mica per tutti sarà uguale signori’…sarebbe un guaio de’ niente (accasciandosi sulla sedia), sarebbe un guaio grosso senza rimedio. C’ho puntato tutto su lei me dispiacerebbe.
Iris si avvicina a Maddalena e con voce rassicurante le dice :
Iris – Signora, stia tranquilla…vedrà che andrà tutto bene.
A questo punto Maddalena riesce a convincere la moviolista a farla assistere alla visione dei provini e viene accompagnata in cabina di proiezione.
Su uno schermo viene proiettato il provino di Maria Cecconi, al quale assistono il regista Blasetti (vestito di bianco) e i suoi collaboratori. Tra le poltrone in prima fila siedono il produttore, Blasetti e il direttore di produzione. Poi si notano due poltrone vuote e sul lato a sinistra dello schermo sono seduti Annovazzi e altri due uomini.
Questa, la platea che si accinge a visionare il provino, ma quelle due poltrone vuote lasciano intendere che alla visione manca qualcuno. Blasetti e gli altri non lo sanno, ma il pubblico viene informato in anticipo da Visconti, che due “spettatrici”(Maddalena e la bambina che saranno inquadrate successivamente) sono comunque presenti a quella visione, anche se vi assistono non viste attraverso la finestra della cabina di proiezione.
La bambina durante il provino recitando la poesia scoppia a piangere scatenando l’ilarità del “pubblico” degli addetti ai lavori tra il disappunto di Blasetti.
Mentre le risate coprono il pianto della piccola, Maddalena in primo piano le copre gli occhi con la mano per impedirle di vedere lo “spettacolo” impietoso della gente di cinema che deride la sua bambina. “Sembra una nana” dice ridendo uno dei collaboratori di Blasetti.
Maddalena – Che gente…carogne (con un filo di voce)..’gna faccio..non resisto.
E scappa via. L’inquadratura torna in sala proiezione.
Blasetti – Ma che è ‘st’esagerazione, Lisa ferma la proiezione (si riaccendono le luci)..bravi …bene (rivolgendosi al produttore) e lei che farebbe?
Produttore – Per me è un provino controproducente.
Annovazzi – Scusi, se le dico il mio parere, ma a me pare che sia una pellicola sprecata quest’ultimo provino. Io avrei capito immediatamente che la bambina…veniva fuori in quel modo lì.
Le inquadrature si alternano al campo e controcampo di Blasetti circondato dai suoi collaboratori e di Annovazzi. Le due poltrone vuote non vengono più inquadrate.Le due “spettatrici” non sono più presenti.
Blasetti – Senta, lei si chiama Annovazzi vero? Lei ha fatto il soldato? E allora si alzi in piedi.(Annovazzi si alza) Bene, fianco sinistro, (alzando la voce) fianco sinistro avanti marsch! Se ne vada!
Annovazzi viene cacciato via in malo modo. Ora sono tutti in piedi, il produttore rivolgendosi al regista.
Produttore – Vede, Blasetti, abbiamo perso tempo denaro e pellicola.
Blasetti – Tempo, denaro pellicola…e salute. Soltanto che la salute l’abbiamo persa noi che sono due settimane che ci stiamo massacrando per trovare questa bambina, nel suo interesse. E lei ci viene a dire che abbiamo perso il denaro.
Aiutoregista – Però bisogna riconoscere..
Blasetti (urlando) – Senti Filippo, fammi il piacere, avete riso fino adesso ( in sottofondo si odono delle grida)..vai a vedere che succede.
Piangendo e urlando entra Maddalena con la figlia per mano e viene trattenuta dall’aiuto regista all’ingresso.
Maddalena – Se po’ parla’ col regista, dove sta’?…Glie voglio di’ cosa c’avevate da ride pe’ sta ragazzina, ve fa’ tanto ride? Dove sta’? Eccolo là. Signor Blasetti, abbia pazienza lei che.. me lasci passa’, dico(arriva davanti al regista). Scusi tanto signor Blasetti, scusi tanto ma io stavo nascosta lassù in cabina dove fanno…ho sentito ride, tutte ‘ste risate, e che c’avevate da ride, ve’ fa tanto ride ‘sta ragazzina.
Blasetti – Stia tranquilla signora.
Maddalena – E guardatela è na ragazzina come le altre, ho sentito perfino di uno che è nana, ma che maniera è. Non c’avete rispetto degli altri proprio, non c’avete rispetto pe’ i sacrifici che uno fa. Ne ho fatti tanti signor Blasetti pe’ comprarle sto’ vestitino, tutti ‘sti sacrifici..(scoppia a piangere coprendosi il volto con le mani)…E quell’altro, il signor Annovazzi ‘ndo ‘stà il signor Annovazzi.
Blasetti – L’abbiamo cacciato a calci fuori.
Maddalena – Ha fatto bene, lei è una persona che capisce. Ha fatto proprio bene.
Maddalena viene accompagnata gentilmente fuori mentre Blasetti rivolgendosi al suo aiuto:
Blasetti – Hai visto, bello eh! Bravo!
Aiutoregista – Ma come si può sapere che stanno nascosti in proiezione.
Blasetti – E’ un’altra poveretta…(rivolgendosi al produttore) vede caro Tofarelli, questo è il cinematografo, capisce? Queste sono faccende che le combiniamo noi.
Ecco che attraverso le parole del regista (l’unico che non ride della piccola Maria) viene lanciata un’ulteriore accusa verso il mondo del cinema. “Questo è il cinematografo” dice Blasetti, figura vicaria di Visconti, “queste sono faccende che le combiniamo noi”.
L’epilogo del film vede Maddalena allontanarsi da Cinecittà e sedersi con la bambina su una panchina.Sullo sfondo un circo e a fare da contrappunto al dramma della donna una musica bandistica. Poi il pianto di madre e figlia si fa più singhiozzante e la m.d.p. si allontana in campo medio, inquadrando la panchina in modo decentrato.
Intanto a casa Cecconi sono arrivati Annovazzi e ildirettore di produzione Vittorio Glori a comunicare che Blasetti ha scelto proprio la piccola Maria.
Glori – Il contratto è pronto firmato già dal produttore, basta solo la sua approvazione e abbiamo i migliori attori, c’è coso…
Annovazzi – Amedeo Nazzari
Glori – e quell’attrice americana…
Annovazzi – Lana Turner, e se non viene lei ne viene una migliore.
Altro omaggio, ma con una punta di ironia, ai divi del cinema, i nomi degli attori (vere e proprie star dell’epoca. Lana Turner diva del cinema classico americano e Nazzari amatissimo dal pubblico italiano grazie ai film di Matarazzo ) sfuggono al direttore di produzione.
Mentre discutono i dettagli del contratto ecco che arriva Maddalena con la bambina in braccio che dorme, vede i “cinematografari” e li guarda con sdegno e disappunto.
Annovazzi si avvicina alla bambina e dice : “Eccola la nostra Greta Garbo”. “Non la tocchi, non la tocchi” ribatte Maddalena.
Maddalena ormai disincata e delusa non si lascia più attrarre dall’illusione del cinema e rifiuta l’assegno offertogli dal direttore di produzione. Si sposta seguita in panoramica dalla m.d.p. verso la camera da letto e arrivata sulla soglia della porta si volta e rivolgendosi al marito:
Maddalena – Ah Spartaco, ch’aspetti a dì a ‘sti signori che tu fija ‘n lo farà mai il cinematografo… Cacciali via, cacciali via Spartaco.
Andati via tutti Maddalena e Spartaco si ritrovano in un abbraccio sul loro letto e dal cortile di casa giunge il sonoro del cinema all’aperto.
Maddalena – Oh senti ‘Ni..coso..Burt Lancaster..quant’è simpatico…
Spartaco – Ah Madale’, e mo’ te gonfio davéro, eh!
La coppia si abbraccia e la voce di Lancaster è coperta dalle note dell’Elisir d’amore.